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Il grande risiko della sanità privata in Italia

Nella sanità privata italiana si muovono pesci grandi e pesci piccoli. Il giro d’affari è grosso, circa 4 miliardi di euro l’anno (2014, dati Mediobanca).

L’offerta lanciata dai gruppi San Donato e Humanitas per acquisire l’Istituto europeo di oncologia (Ieo) fondato da Umberto Veronesi è un caso in cui a muoversi sono esclusivamente i pesci grandi.

Il gruppo San Donato è la prima azienda sanitaria privata in Italia, con un fatturato 2014 di 1 miliardo e 872 milioni. Humanitas è la seconda azienda privata italiana delle cure e della ricerca: nel 2014 ha fatturato 548 milioni. Lo Ieo, la società preda, è la quinta in Italia (260 milioni nel 2014).

L’offerta di acquisizione (di circa 300 milioni di euro) è un affare, se mai verrà concluso, di livello nazionale anche se gli attori e le loro strutture (ospedali, centri di ricerca, cliniche) sono prevalentemente in Lombardia.

Allo Ieo il consiglio di amministrazione, insieme ai primari e ai dirigenti, hanno preso male l’offerta di San Donato e Humanitas, la considerano ostile. Una risposta ufficiale arriverà il prossimo 17 febbraio, quando si riunirà il cda Ieo.

A favore dell’operazione, all’interno dell’Istituto, ci sono gli eredi del professor Veronesi: il figlio Paolo, che guida la Fondazione, e la vedova Sultana Razon. A sostenere San Donato e Humanitas, all’interno dell’azionariato Ieo, c’è il gruppo Intesa San Paolo.

Si tratta dunque di una vicenda – di cui si è occupato oggi Memos – che riguarda il cuore della sanità privata italiana, con risvolti anche europei. Inoltre si intreccia con altre partite aperte negli assetti della finanza italiana, con un filo che tiene insieme Intesa, Mediobanca e arriva fino al controllo delle Generali.

Ospiti della puntata il giornalista Alessandro Da Rold, di Lettera 43, Valentina Cappelletti, della Cgil Lombardia e Francesco Longo, professore di management pubblico e sanitario all’università Bocconi.

Ascolta tutta la puntata di Memos

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    Raffaele Liguori
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