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I profitti d’oro della linea ferroviaria del Camerun

Il treno tra Yaoundé e Douala corre sempre veloce. Attraversa parte dell’ovest del Camerun, dalla capitale fino alla città portuale. Il 21 ottobre era stracolmo di passeggeri, almeno 1.300. A causa delle forti piogge le strade erano inaccessibili e l’unico modo per viaggiare era a quel punto il treno.. Ma quel convoglio partito alle 11 del mattino da Yaoundé deraglia dopo aver macinato metà del percorso, nei pressi della città di Eseka. Le carrozze al fondo della fila si capovolgono senza rimedio. Le vittime sono una settantina e si contano oltre 600 feriti.

Un incidente, una catastrofe spiegano le autorità e la compagnia ferroviaria Camrail. Ma i cittadini non accettano questa semplificazione. Perché dietro a questa “catastrofe” – spiegano – c’è il monopolio della Camrail. E infatti basta grattare anche solo in superficie per trovare la verità su una linea ferroviaria molto importante per il Paese ma di cui i passeggeri lamentano ritardi, sovraccarichi e frequenti deragliamenti, anche se non della portata dell’ultimo incidente.

E appunto grattando solo un po’ si scopre che responsabile della linea ferroviaria camerunense dal 1999 è la Camrail appunto, filiale del gruppo francese Bolloré Africa Logistics. Un impero di cui è a capo l’industriale francese Vincent Bolloré, impegnato a costruire tremila chilometri di linee ferroviarie in Africa.

Le sue mani sul continente sono state allungate già dagli anni ’80 grazie ai consigli e agli aiuti dei diversi governi francesi che si sono susseguiti. Tra i primi a spingere era stato il socialista Michel Rocard, che invitava Bolloré a investire in Africa, un continente d’oro, diceva. E infatti così è stato. Bolloré qui investe il 25 per cento del volume d’affari del suo colosso e ne ottiene guadagni per l’80 per cento.

Ma torniamo in Camerun. La Camrail conta nel Paese ogni anno più di 1 milione e 600 mila passeggeri. Ma i benefici arrivano soprattutto dal trasporto merci. Su circa mille chilometri di linea ferroviaria una larga parte è indirizzata al trasporto di tonnellate di cotone, legno e minerali estratti dalle preziose miniere. Vincent Bolloré, uomo di tutte le stagioni, mantiene stretto il suo monopolio. I rapporti con Yaoundé sono ottimi e parla della conquista dell’Ovest dell’Africa con decine di nuove linee ferroviarie. Un piano in cui il termine neo-colonizzazione appare quasi sbiadito. “Agiamo come un commando – dice l’imprenditore Bolloré – anziché come esercito regolare”.

Lo sanno bene i cittadini camerunensi che conoscono gli effetti collaterali. E’ questo il significato quindi di “monopolio”. Non c’è posto per la sicurezza quando l’unico obiettivo, con la connivenza del governo di Yaoundé, sono i guadagni astronomici.

***

Effetti collaterali. Popolazione civile in pericolo è la rubrica a cura di Cristina Artoni, in onda ogni lunedì su Radio Popolare alle 9.33

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    Cristina Artoni
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    Per i lavoratori dei musei civici di Milano prima vittoria: 300 euro in più al mese e maggiori tutele

    I lavoratori e le lavoratrici dei musei civici milanesi hanno vinto la loro battaglia: ora saranno assunti con il contratto nazionale Federculture e non più quello Multiservizi. Significa, ad esempio, 300 euro al mese in più in busta paga e migliori tutele. I primi a beneficiare del cambio di contratto, dopo scioperi e proteste, saranno i lavoratori e le lavoratrici delle biglietterie. “Dopo due anni di lotta serrata all’interno dei Musei Civici di Milano arrivano le certezze sull’applicazione del CCNL Federculture nel primo appalto che va in scadenza, ovvero le biglietterie” spiega il sindacato USB Lavoro Privato che ha seguito la vertenza. “Dopo l’uscita del bando non solo con l’indicazione del Federculture, ma con anche tutte le altre garanzie fondamentali che abbiamo rivendicato con scioperi e in tutti gli incontri avuti con i consiglieri e con gli Assessori alla Cultura e al Bilancio, è stata data comunicazione ai lavoratori che quanto scritto nel bando troverà corrispondenza nel cambio appalto di settembre”. L’obbiettivo di sindacato e lavoratori è ora quello di cambiare il contratto in tutti gli altri bandi in scadenza, a partire da quello degli operatori di sala che scadrà a maggio 2026. Roberto Maggioni ha intervistato Elena Lott di USB Lavoro Privato.

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