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I focolai lombardi nella “terza ondata”, i calcoli sul rinvio delle elezioni e le altre notizie della giornata

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Il racconto della giornata di martedì 23 febbraio 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Ancora in corso il vertice tra Draghi e il Cts: il nuovo decreto sulle contromisure alla pandemia arriverà tra domani o dopo. La provincia di Brescia e nove comuni lombardi sono in zona arancione “rafforzata”. Le aree più a rischio si trovano attorno a Milano: entro due settimane il capoluogo potrebbe avere mille nuovi casi al giorno. Dodici deputati 5 Stelle espulsi si organizzano e si danno un nome: “Alternativa c’è”. Infine, i dati di oggi sull’andamento dell’epidemia da COVID in Italia.

Le regioni del Nord vogliono riaprire, e Draghi? Aperturista o rigorista?

(di Anna Bredice)

“Sentiremo cosa dirà Draghi, ma noi diremo che serve prudenza.” Lo dice il coordinatore del Cts Miozzo, uno dei partecipanti alla riunione che è cominciata da poco a Palazzo Chigi.
Draghi incontra alcuni ministri e il comitato tecnico scientifico, il quale insieme al ministro della Salute continua a consigliare prudenza e rigore. “Draghi è un realista”, alcune fonti del ministero della Salute descrivono così la posizione del Presidente del Consiglio, che dovrebbe voler dire né rigorista né aperturista a priori, si deciderà con i dati che Speranza domani presenterà in Parlamento ma che Draghi già conosce: i casi aumentano e non si può riaprire.
Ma intorno a Draghi, i ministri del Nord e le regioni soprattutto del Nord premono per maggiori aperture. Sono i ministri lombardi, del Veneto, di tutti i partiti, da Patuanelli dei Cinque stelle a Giorgetti, per non parlare di Salvini che non è nel governo ma che oggi ha fatto sapere in tutti i modi di essere stato chiamato da Draghi e con lui discusso della necessità di riaprire i ristoranti soprattutto. E poi ci sono le regioni del Nord, e tra queste anche l’Emilia Romagna con Bonaccini che è del Pd e che si è schierato con Salvini, cosa che puntualmente Salvini ha sottolineato, ma che non è piaciuta ad un parte dei democratici, l’area più vicina a Zingaretti, “noi dobbiamo cercare di distinguerci dalle strumentalizzazioni che Salvini fa della pandemia”, dice ad esempio Miccoli.

Fatto sta che c’è un pressing per riaprire, Draghi dovrà decidere, sapendo che ciò a cui tiene in particolare è una campagna di vaccinazioni su larga scala, le regioni sono pronte a farlo, ad esempio domani verrà inaugurato il centro vaccinale alla Nuvola all’Eur, uno spazio moto grande, il problema sono le dosi di vaccini che non bastano. Domani Speranza farà il punto sulla situazione, l’unica possibile novità che potrebbe esserci, fanno sapere alcuni, è un possibile nuovo protocollo che riguarda ad esempio la ristorazione, ma non ancora invece teatri, cinema e palestre. Ma si sarà di più dopo la riunione in corso a Palazzo Chigi.

 

I calcoli politici sul rinvio delle elezioni “per Covid” a Roma e Milano

(di Luigi Ambrosio)

Non è solo il Covid a far propendere il governo per un rinvio delle elezioni. Ci sono anche calcoli politici. La questione, in particolare, riguarda Roma. Pd e 5 Stelle vorrebbero evitare di crearsi problemi con le elezioni comunali nella capitale. Da un lato, i due partiti lavorano per una alleanza sempre più stretta. Dall’altro, il progetto potrebbe entrare in crisi proprio nella città di Zingaretti e Bettini, i due che nel Partito Democratico spingono di più. Virginia Raggi, la sindaca uscente, non ha intenzione di rinunciare alla ricandidatura. Ma il Pd come farebbe ad appoggiarla senza subire un clamoroso smacco? Lo schema dell’alleanza prevederebbe la candidatura di un bid del Pd -sono circolati nomi come quello dell’ex ministro dell’Economia Gualtieri- sostenuto dal centrosinistra e dai 5 Stelle. Del resto, per i 5 Stelle sarebbe complicato scaricare la sindaca uscente. Non resta che convincerla a ritirarsi, e un po’ di tempo in più non guasta. A costo di creare problemi altrove. A Milano, ad esempio, dove Beppe Sala è convinto di avere tante più chances di rivincere senza troppi problemi quanto prima si vota. Il calcolo è quindi inverso rispetto a quello che si fa a Roma: votare il più presto possibile, senza rinvii. Poi, naturalmente, c’è il dato di fatto della diffusione della pandemia, che alla fine potrebbe rendere superfluo qualunque altro ragionamento

Brescia, Bollate e la bassa bergamasca: i focolai in Lombardia

(di Alessandro Braga)

Da Brescia, a Bollate, alla bassa bergamasca. E poi la Brianza. Est, Ovest, Nord di Milano. I focolai in Lombardia, con forte presenza della variante inglese, sembrano circondare il capoluogo, al momento solo sfiorandolo. Il focolaio più vicino è quello occidentale. Bollate, comune in zona rossa da giovedì scorso, è a due passi da Milano. La zona rossa è stata istituita anche per evitare che il flusso dei pendolari dal comune al capoluogo potesse portare il contagio in città. A Nord a premere sulla cintura esterna cittadina è l’area di Monza, che pur sotto controllo vede aumenti di casi negli ultimi giorni. Infine l’oriente: tutta la provincia di Brescia è già stata chiusa in zona arancione rinforzata, ma ci sono anche focolai nella bassa bergamasca, al limite con la parte più orientale dell’area metropolitana milanese: Caravaggio, Romano di Lombardia, Arcene. Che si sommano a quelli appena al di qua dell’Adda, che divide le province di Bergamo e Milano: Gessate, Cambiago. Insomma i focolai sul territorio lombardo sono diversi e, al momento, non sembrano toccare, se non marginalmente, la città capoluogo.

Attanasio e Iacovacci, decollato l’aereo con le salme

(di Andrea di Stefano)
Atterreranno alle 23 a Roma le salme dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci. Domani mattina alla Camera il ministro degli Esteri Di Maio riferirà sull’agguato in cui sono stati uccisi nella Repubblica Democratica del Congo. Nel paese africano sono intanto arrivati i carabinieri del Ros per indagare sull’accaduto. Finora il gruppo armato indicato come responsabile, le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda, ha negato ogni coinvolgimento. La zona in cui è avvenuto l’attacco è ricca di risorse minerarie e presidiata da bande armate che si fanno la guerra per il loro controllo.
Un mercato, quello delle cosiddette terre rare, dove da anni si è inserita la Cina.
Andrea Di Stefano, direttore della testata Valori.

 

Woody Allen sulla prima puntata del documentario “Allen vs Farrow”: “Attacco feroce e falso”

(di Barbara Sorrentini)

“Un attacco feroce infarcito di falsità”. Risponde così Woody Allen, in un lungo post su Facebook, alla prima puntata del documentario “Allen vs Farrow”, andato in onda domenica su HBO, in cui la figlia adottiva Dylan, ora 35enne, descrive le ormai note scene di incesto che avrebbe subito da piccola dal padre. Ce ne saranno altri tre episodi, commissionati dalla rete, per riportare attenzione sulla vicenda delle molestie sessuali, che il figlio Ronan Farrow aveva recentemente fatto riemergere e che attualmente è in affari con l’HBO. Ma la replica di Woody Allen non fa che ribadire la linea della sua difesa processuale contro le accuse di abuso e da cui il regista newyorkese fu assolto “perché il fatto non sussiste”. Una vicenda raccontata nei dettagli nell’ autobiografia di Allen “Il resto di niente” e in cui Mia Farrow viene accusata di aver plagiato la figlia allora settenne, per incastrare il marito.
“I registi Ziering e Dick non hanno alcun interesse nella verità – si legge nel post di Allen – e hanno passato anni collaborando furtivamente con i Farrow e i loro facilitatori””. E inoltre, il regista aggiunge che il contraddittorio dedicato a lui e a Soon-Yi è stato raccolto in pochi giorni, quindi non adeguato per costruire un quadro completo.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

In Italia si sono registrati il 23 febbraio altri 13.314 casi di coronavirus, con 356 decessi. Sono 303.850 i tamponi effettuati nelle ultime 24 ore in Italia con il tasso di positività sui nuovi casi (13.314) che scende al 4,4% rispetto al 5,6% di ieri. Al tempo stesso, però, le terapie intensive salgono di 28 unità e i ricoveri di 140. Si registrano in Lombardia 2.480 casi, in Emilia Romagna 1.588 e in Campania 1.436.

Foto | Il reparto covid dell’ospedale Poliambulanza di Brescia

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    Il grande flop delle case della salute. Solo il 5% è pienamente funzionante. La denuncia del Pd lombardo

    Dovevano essere i presidi con cui ricostruire la sanità sul territorio in Lombardia, ma finora le case di comunità sono state un flop. 216 sono quelle previste entro la scadenza dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che arriverà a giugno 2026. Al momento 140 hanno aperto, ma solo otto in tutta la regione (sei in provincia di Bergamo e due nel varesotto) hanno tutti i requisiti obbligatori previsti dalla legge. In totale sono meno del 6 percento. La denuncia è del gruppo consiliare del Partito democratico lombardo che ha fatto un accesso agli atti alla direzione generale Welfare per ognuna delle case di comunità attive in Lombardia. L’assessorato ha replicato che i numeri diffusi “sono usati in modo difforme dalla realtà. Le rilevazioni mostrano percentuali elevate di attuazione per la maggior parte dei servizi obbligatori”. Per il capogruppo del Pd al Pirellone, Pierfrancesco Majorino, “Regione Lombardia è in colpevole ritardo”.

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