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Gli ultimi dieci anni della poetessa

“Anima musicale e facile a perdersi nell’onda sonora delle sensazioni la Pozzi stava già superando lo scoglio della poesia femminile, l’incaglio che fa dubitare tanti della possibilità stessa di una poesia di donna.” (Eugenio Montale)

Studentessa in filosofia all’Università Statale di Milano, allieva e amica di Remo Cantoni e Dino Formaggio, amante segreta di un suo ex professore del liceo e assidua frequentatrice del gruppo culturale intorno alla Facoltà di Estetica. Antonia Pozzi, appassionata di poesia senza sapere che sarebbe diventata una delle maggiori poetesse del Novecento, ma anche di fotografia e di montagna nella zona di Pasturo in Valsassina, da cui lei proveniva e spesso tornava a camminare. Nel film Antonia di Ferdinando Cito Filomarino la conosciamo sedicenne al Liceo Classico Manzoni negli anni Venti, una ragazza come tante della Milano borghese di quegli anni e che Filomarino riesce a descrivere attualizzandola come se fosse una ragazza di oggi.

“La priorità del film – racconta il regista – non ha mai avuto a che vedere col narrare la nascita e crescita del personaggio noto a tutti, ma con l’intenzione di focalizzare l’inevitabile essenza poetica di Antonia che si esprime come accade per tutti gli artisti, nella quotidianità, nei gesti, nel modo in cui raccoglie i fiori, nel modo in cui scrive”.

Una ragazza persa in un amore impossibile e che traduce febbrilmente i suoi sentimenti in poesia, in un andirivieni tra realtà e trasfigurazione letteraria, tormentata e inspiegabile che la portò al suicidio nel suggestivo e struggente giardino dell’Abbazia di Chiaravalle nel 1938 a soli 26 anni. Il film insegue gli ultimi dieci anni di vita della donna con immagini, frammenti, versi recitati, paesaggi ed espressioni colte sul suo viso, nel suo corpo, nelle fotografie che scatta e sulle pagine che scrive.

“Quel decennio coincide con la parte più intensa della sua vena artistica, dieci anni di fotografia e di poesia che cambiavano costantemente, e che contengono in realtà un percorso creativo quasi completo”.

Antonia è stato prodotto da Luca Guadagnino, grande appassionato di Antonia Pozzi e che ha suggerito poesie, testi biografici, documenti e luoghi fisici a Ferdinando Cito Filomarino, che descrive così l’epoca in cui è ambientato il film rispetto all’epoca attuale.

“Antonia aveva appena dieci anni quando iniziò il Ventennio fascista: una dittatura, un regime che entra nel privato, in casa tua. La generazione di Antonia Pozzi, cresciuta nel fascismo ed in particolare quelli che come lei erano vicini alla cultura, si sentivano ed erano isolati, non vedevano il proprio futuro, non capivano dove potessero stare – tale il peso irrisorio che il fascismo dava alla cultura che non fosse specificamente una sua appendice. Ugualmente nei giovani di oggi è innegabile il tratto di confusione, senza una visione concreta della propria rilevanza nel mondo presente, e ancora meno del proprio futuro. Il problema di Antonia è che non riesce a non essere se stessa, ed essendo incastrata in quella realtà, sopravvive al suo tormento gettandolo sulla pagina, che non trova riscontro nel suo presente e rimane nel cassetto. In più essere donna, inutile nasconderlo, non faceva che aggravare la situazione, nonostante tra l’altro una carriera universitaria di grande successo. Raccontare Antonia insomma è rilevante oggi proprio per questi motivi”

La figura di Antonia Pozzi non è descritta in modo classico, c’è una ricerca dell’anima e della poesia attraverso il cinema che ricorda il percorso intrapreso da Gus Van Sant nel ritrarre Kurt Cobain in Last Days.

Ascolta l’intervista a Ferdinando Cito Filomarino

Filomarino_Antonia

La protagonista Linda Caridi conosceva qualche poesia della Pozzi prima di girare il film, ma il lavoro di avvicinamento al personaggio è stato faticoso: di studio e lettura, ma soprattutto psicologico per immaginare gli stati d’animo di una donna di un’altra epoca, così avanti e quasi fuori posto rispetto alle coetanee. Attrice seria e preparata, diplomata presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, ha lavorato in teatro sia a Milano che a Roma.  Recentemente ha interpretato Denise Cosco, la figlia di Lea Garofalo nel film per la tv di Marco Tullio Giordana.

Ascolta l’intervista all’attrice Linda Caridi

Linda Caridi_Antonia

  • Autore articolo
    Barbara Sorrentini
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