
Quando Giacomo chiama “Mamma!”, a girarsi sono in due, ma a rispondere in genere è quella più vicina. Nella vita quotidiana forse la differenza più grande rispetto ad una coppia di genitori eterosessuali è solo questa: Camilla e Alessandra sono infatti le due mamme di Giacomo, che è stato partorito da Camilla nel 2013 con la procreazione assistita.
Fuori dalle mura di casa, invece, le mamme di Giacomo hanno già avuto a che fare con le difficoltà burocratiche di uno Stato che non riconosce i loro diritti in quanto genitori. “Noi siamo una famiglia nella quotidianità, una famiglia per Giacomo, una famiglia per chi ci conosce, ma non lo siamo per la burocrazia, a partire dal suo certificato di nascita, nel quale risulta che Giacomo ha un solo genitore”.
Cosa significa concretamente questo? Per esempio, che Alessandra, che non è la sua mamma biologica, non ha alcun diritto nei confronti di Giacomo, nonostante lo stia crescendo come fanno tutte le mamme del mondo. D’altra parte l’unione di Alessandra e Camilla non è riconosciuta, e, se dovesse succedere qualcosa a una delle due, né l’una né l’altra sono tutelate. Il primo scontro con un sistema impreparato è arrivato con l’iscrizione all’asilo nido: per poter andare a prendere Giacomo, Alessandra ha dovuto presentare la delega firmata da Camilla, come una “qualsiasi baby sitter”. Paradossalmente, il fisco non fa nessuna differenza: per le tasse Camilla, Alessandra e Giacomo sono una famiglia come tutte le altre.
“Abbiamo sottoscritto una scrittura privata assistite da un avvocato, nella quale dichiariamo di essere mamme di Giacomo. Questo lo tutela nel caso in cui una di noi dovesse mancare, ma è importante anche per noi due: in quanto mamma non biologica, io per la legge non ho nessun diritto, ma nemmeno nessun dovere nei confronti di Camilla e Giacomo”, spiega Alessandra.
Al di là delle difficoltà burocratiche, la vera preoccupazione delle due madri è la reazione della società: “Crescendo, Giacomo avrà sempre più interazioni con il mondo esterno”, racconta Camilla. “L’idea che qualcuno possa negare l’esistenza stessa della sua famiglia, identificandola come una cosa negativa ci spaventa”. “Fondamentale è cambiare la legge”, conclude Alessandra: “Quando la legge decreterà che la nostra è una situazione normale, noi ci sentiremo più tutelate, e probabilmente cambierà anche l’atteggiamento della gente”.
Ascolta per intero la puntata di Mamma mia! dedicata a questa famiglia arcobaleno