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Francesca Albanese a Radio Popolare: “Gaza è la più grande tragedia del nostro tempo”

Gaza

Stamattina a Presto Presto la relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, denuncia il silenzio dei paesi occidentali sulla tragedia di Gaza e di tutta la Palestina, abbandonata, senza più diritti e speranza.

Ci chiedevamo come mai le parole dell’ONU ad oggi risultino un po’ delegittimate, non abbiano più la prima pagina dei giornali. Perché, secondo lei, non c’è stata una risposta ferma, una condanna da parte dell’Unione Europea rispetto a questo tipo di denuncia?

Questo è un tema molto complesso, ma mi limiterò a due considerazioni. Prima di tutto, credo che Repubblica non sia il giornale più adatto per comprendere a fondo la questione israelo-palestinese. In Italia, purtroppo, la questione palestinese è stata completamente derubricata dal discorso politico mainstream e dalla stampa. Quindi, non cercherei la legittimazione o la delegittimazione dell’ONU sulle pagine della stampa italiana.
Detto questo, è vero però che le Nazioni Unite non sono riuscite a fermare la più grande tragedia del nostro tempo, perchè quello che è successo a Gaza è la più grande tragedia del nostro tempo. Una striscia di terra di 365 km² in cui, fino a un anno e mezzo fa, vivevano stipati e già in situazione di crisi umanitaria, per molti aspetti, oltre due milioni di persone, di cui la metà bambini. Un milione di palestinesi a Gaza erano minori di diciotto anni. La striscia di Gaza è stata completamente distrutta da diciassette mesi di bombardamenti. Le Nazioni Unite non sono riuscite né a garantire una tregua, né a facilitare gli aiuti umanitari, nè a ristabilire l’ordine della Legge.
C’è una legge che dice che Israele non può bombardare la striscia di Gaza, così come la Cisgiordania. Israele non ha alcun diritto sul territorio palestinese occupato. C’è, anzi, una sentanza della Corte di Giustizia Internazionale che dice che Israele deve ritirare tutte le truppe, tutte le colonie e qualsiasi forma di controllo del territorio palestinese occupato, cioè Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est. Ma nessuno fa nulla. La ragione è politica: a Israele, come avamposto dell’Occidente in Medio Oriente, è concesso tutto.

Purtroppo, come riportato anche dal nostro giornale radio, nonostante gli appelli e le dichiarazioni, i bombardamenti continuano. Medici Senza Frontiere ha dichiarato che è stato colpito nuovamente vicino alla sua clinica, nella cosiddetta “zona umanitaria” di Al-Mawasi. Dottoressa, volevamo anche chiedere come dobbiamo ragionare dal punto di vista del Diritto internazionale sulle ultime e continue accelerazioni. Si parla di voli, di trasferimento “volontario” verso Paesi, di  popolazione gazawi, spinta ad andarsene. Di piani per evaquare la striscia ma anche di continue occupazioni in Cisgiordania, dove l’allarme è ormai di una completa rioccupazione, nelle varie fasce dopo il territorio veniva già controllato dall’esercito.

Secondo me, bisogna capire, innanzitutto, che non c’è nessuna migrazione “volontaria”. Inoltre, mi preme sottolineare che non esiste una “popolazione gazawi”, ma quello è tutto territorio palestinese occupato, sono tutti palestinesi. Gaza non esiste come entità separata. Israele, nel 1948, è stata creata all’interno della Palestina. E per quanto riguarda il territorio che rimane, c’è un consenso internazionale che fa si, in base al Diritto internazione, che quello sia lo Stato su cui i palestinesi possono esercitare il diritto assoluto di autodeterminazione esclusivo. Quindi, in virtù di questo, perchè Istraele è in Cisgiordania? Perché ha i coloni, i soldati che stanno spingendo via i palestinesi?
In Cisgiordania sono state distrutte 40.000 abitazioni in poche settimane. La motivazione è che Israele vuole quella Terra per diritto divino. Questo è una cosa gravissima. Gaza è stata distrutta come la Palestina storina nel 1948 e come tanta parte del territorio palestinese, che è stato occupato nel 1967. Israele sta perseguendo questo obbiettivo, ovvero quello di prendersi la Terra scacciando i palestinesi. Bisogna fare molta attenzione, non c’è nulla di “volontario” nella cosiddetta “migrazione” dei palestinesi.
Abbiamo un altro termine di paragone in cui nella Storia si sia distrutto una città, una Terra, una Regione e si siano sfollati tutti gli abitanti? La risposta è no, siamo in un contesto di Genocidio. Lo so che in Italia c’è l’allergia nei confronti di questo termine, però guardiamola dal punto di vista del Diritto internazionale, il Genocidio è la distruzione intenzionale di un gruppo in quanto tale. Si tratta proprio di quello che sta facendo Israele. Questo Genocidio è uno strumento che va verso la pulizia etnica di quel poco che resta di Palestina ai palestinesi.

C’è un caso emblematico della violazione del Diritto internazionale che ci ha colpiti molto in questi giorni. Si tratta dell’uccisione dei 15 paramedici della Mezzaluna Rossa Palestinese. È stato detto chiaramente che sono stati colpiti deliberatamente. C’è stato un appello per un’inchiesta internazionale perchè “uccidere chi salva vite umane è un crimine che non può essere archiviato”. Che margini ci sono per ottenere giustizia in casi come questi?

Prima di tutto, vorrei ricordare che solo a Gaza sono stati uccisi 18.000 bambini in diciassette mesi. Più di 1.000 bambini al mese. Riguardo alla morte dei paramedici, si sa qualcosa perché è emerso un video di un paramedico che ha registrato gli ultimi istanti della della loro vita. Sono stati attaccati dall’esercito, alcuni di loro uccisi seppellendoli vivi, stando alle prime inchieste. L’esercito israeliano ha scavato una fossa e ha coperto sia ambulanze che cadaveri. C’è una brutalità in corso. Sono, però, centinaia i massacri che sono stati commessi nel corso di questi mesi, io ne ho documentati 93 soltanto nel 2024. Quindi, non si sa quasi nulla dell’orrore in corso a Gaza e non ci si chiede nemmeno il perché. Che cosa sta facendo Israele nella Striscia di Gaza? La risposta è perpetrare un Genocidio. Non c’è nessuna ragione militare nell’attaccare una popolazione che ormai è allo stremo. Non hanno più case, nè ospedali, sono senza cibo e acqua da oltre un mese. Questa è una situazione veramente aberrante, è la tragedia del nostro tempo. Che si continui a dare supporto a Israele in questa situazione è gravissimo. Si stanno finalmente ribellando contro le operazioni a Gaza anche tanti israeliani. Ma queste voci sono invisibilizzate, così come come tante anche nel movimento Diritti umani. Ad esempio, Amnesty International e alcuni storici israeliani che si occupano di Genocidio stanno denunciando, ormai da mesi, insieme a me questo Genocidio, ma tutti quanti fanno finta di non sentire.

Infine, ultima domanda: all’interno dell’ONU, negli uffici che sappiamo occuparsi della questione dal 1948, che tipo di tentativi si continua a fare per garantire almeno il coordinamento di tutti gli aiuti? A che punto siamo con gli ostacoli, le difficoltà, i divieti e le espulsioni?

La capacità delle Nazioni Unite di lavorare, così come quella di qualsiasi altro, nel territorio palestinese occupato, in Gaza in modo particolare, è pressoché nulla. Il Segretario Generale ha dichiarato più volte questa difficoltà poichè non entrano gli aiuti. Soprattutto, di chi aiuto si può parlare se cadono le bombe?  Israele il 17 Marzo ha ammazzato 500 persone nel giro di 24 ore, tra cui 200 bambini. Non è una situazione di guerra, è una situazione di cui Israele sta approfittando per svuotare la Palestina di palestinesi. Dinanzi a questo, per agire le Nazioni Unite hanno bisogno di uno spazio politico che in questo momento è completamente ristretto. Poichè, purtroppo, dal ritorno di Trump nella scena politica internazionale, lo spazio per agire secondo il Diritto internazionale è limitatissimo. Trump ha le sue idee, le sue regole e le sta imponendo a tutti, e tutti hanno paura. Poi c’è anche la leadership europea che sembra abbastanza invertebrata. Per cui non c’è nessuno che si opponga veramente a questo scempio, a questa distruzione anche del sistema multilaterale. Questa è la situazione.

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    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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