È finita con migliaia di persone che hanno levato le mani in alto e spezzato delle strisce di carta, simboliche, su cui erano scritte parole come “violenza“, “omofobia“, “razzismo“. Migliaia di persone – gli organizzatori dicono 200 mila, erano comunque tantissime – hanno sfilato dalla stazione Centrale a porta Venezia per il Gay Pride milanese. Alla fine della marcia, che si è snodata sotto un sole a picco, gli organizzatori hanno rilanciato le future sfide per il movimento LGBTQ: i matrimoni egualitari, le adozioni, una legge contro l’omofobia e la trans fobia. Dal podio, per il comune di Milano che ha dato il patrocinio, ha parlato l’assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino, che ha annunciato che due beni confiscati alla mafia andranno a ospitare giovani omosessuali rifiutati dalle famiglie. E dal podio ha parlato il sindaco Giuseppe Sala, che ha assicurato l’appoggio del Comune alla lotta per i diritti e che ha anche, velatamente, alluso all’indagine giudiziaria che lo interessa. “Oggi avevo bisogno del vostro calore – ha detto Sala – sono felice di essere il vostro sindaco”. È stato, per concludere, un Pride pieno di ragazzi, anche giovanissimi. Un Pride che si lega simbolicamente alla manifestazione per i migranti dello scorso 20 maggio – e infatti in molti dal podio hanno richiamato la legge sullo ius soli. Un Pride che ha confinato le rivendicazioni politiche alla fine, ai discorsi dal podio, e che per il resto è stato pura festa, divertimento, rivendicazione orgogliosa di presenza. In questo, quindi, il Pride di una comunità omosessuale, quella italiana, che dopo l’approvazione delle unioni civili è più vicina all’Europa e può, con più tranquillità e “normalità”, preparare le sfide future.
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A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 01-12-2025
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Presto Presto - Interviste e Analisi di lunedì 01/12/2025
Giornata mondiale per la lotta all’AIDS, Roberta Villa, giornalista scientifica, racconta la preoccupazione della comunità scientifica internazionale per il ritiro degli USA dalle politiche di eradicazione dell'infezione: i farmaci ci sono, manca la politica. Paolo Meli, Responsabile delle Case Alloggio di Bergamo Casa Raphael e Casa San Michele, è stato Presidente del CICA nazionale, ci racconta come 6 nuove diagnosi su 10 in Italia siano tardive, e ci racconta cosa sia il fast-treck per la prevenzione della diffusione dell'infezione da HIV. Da Kiev, Sabato Angieri, analizza le aspettative ucraine per un accordo di pace. A Milano stasera all'Arci Bellezza si discute di Spazi sociali e cultura, ce lo racconta Carlo Testini responsabile disuguaglianze, diritti sociali e libertà – ARCI Nazionale
Viviamo un’epoca in cui la forza e la sopraffazione prevalgono su giustizia e solidarietà. Per questo occuparsi di diritti umani è ancora più importante. La Fondazione Diritti Umani lo fa utilizzando più linguaggi: qui con Rights Now, ogni lunedì alle 8. A cura di Danilo De Biasio.
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Rights now – Il settimanale della Fondazione Diritti Umani - 01-12-2025