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Roberti: “Un ostacolo per catturare i trafficanti”

“La legge sul reato di immigrazione clandestina è un ostacolo per individuare i trafficanti di essere umani”.

Non ha dubbi il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che aggiunge: “In questi anni questo tipo di reato non è stato affatto dissuasivo”.

Roberti, per il delicato ruolo che ricopre, non può ovviamente entrare nelle polemiche politiche ma le sue parole sono indirettamente rivolte anche a chi, come la Lega, dice che “cancellando il reato ci sarà l’invasione di immigrati”.

La legge fu voluta da Silvio Berlusconi nel 2009, e sostenuta da Angelino Alfano, allora ministro di Giustizia.

Si era trattato di provvedimento deciso per tranquillizzare e avere consensi dagli elettori del centro-destra e dai leghisti. Ma l’esperienza sul campo dei magistrati ha dimostrato che la legge sul reato di immigrazione clandestina non ha contribuito a diminuire il flusso di migranti in questi anni.

Oggi la questione si ripropone. Matteo Renzi teme che accelerare la cancellazione di questa legge gli faccia perdere voti ( sono in arrivo le elezioni amministrative) e prende tempo. Ma il merito, la realtà restano: questa legge non serve né a frenare l’immigrazione né tantomeno a contrastare i trafficanti di uomini. Inoltre l’Unione Europea ha contestato la norma in quanto non colpisce un’azione criminale, ma una condizione: essere migrante clandestino.

Il Procuratore Roberti da anni segue in prima persona con la sua squadra il coordinamento delle indagini sul traffico via mare di esseri umani, gestito da bande senza scrupoli e da organizzazioni criminali.

Procuratore Roberti come valuta le legge sul reato di immigrazione clandestina?

Direi anzitutto che si è rivelata inutile perché di solito i clandestini non pagano la pena pecuniaria che viene erogata.

E sul fronte delle indagini?

Questa legge è un ostacolo, in quanto se noi potessimo interrogare le persone non in quanto colpevoli di immigrazione clandestina, ma in qualità di testimoni, non avrebbero la facoltà di non rispondere. E rispondendo, potrebbero dare un contributo alle attività investigative che puntano a identificare e colpire i trafficanti di esseri umani.

Quindi l’abolizione di questa legge aiuterebbe a colpire i trafficanti?

Sì, indirettamente ci aiuterebbe a colpirli.

Secondo la vostra esperienza, i vostri dati, il reato di immigrazione clandestina è servito in questi anni come deterrente, come freno all’arrivo dei migranti ?

No, da quanto ci risulta non ha avuto nessuna funzione dissuasiva. Anzi, ha incentivato l’omertà degli immigrati, i quali possono avvalersi della facoltà di non rispondere in quanto sono indagati, e quindi possono non dare alcun contributo all’accertamento dei fatti.

Un ultima questione Procuratore: quanto hanno pesato sulle Procure questi reati di immigrazione clandestina?

Molto. Hanno creato un appesantimento del lavoro, complicazioni e hanno reso molto difficile i processi agli scafisti: i clandestini sono tutti indagati, quindi devono essere interrogati alla presenza di un avvocato, e hanno diritto a farsi tradurre gli atti nella loro lingua. Un intasamento delle Procure , un costo per lo Stato e un freno alla lotta ai trafficanti di esseri umani.

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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