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Ergastolo a Mladic. Parla una sopravvissuta

Il tribunale penale internazionale dell’Aja per i crimini nella ex Jugoslavia ha condannato all’ergastolo, in primo grado, l’ex generale Ratko Mladic, capo dell’esercito serbo bosniaco, per genocidio e crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati durante la guerra in Bosnia.

Mladic è stato riconosciuto colpevole di 10 capi di accusa su 11. Tra gli altri, è stato dichiarato colpevole per il genocidio di Srebrenica, mentre non è stata riconosciuta l’intenzione di genocidio nelle municipalità della Bosnia nord occidentale.

Gli avvocati di Ratko Mladic hanno fatto sapere che ricorreranno in appello contro la sentenza. “Tale condanna è ingiusta e la combatteremo in appello per provare che si tratta di un giudizio sbagliato”, ha detto il figlio Darko Mladic in una conferenza stampa.

Azra Ibrahimovic è coordinatrice per il Cesvi della Casa del sorriso di Srebrenica. Ai tempi del conflitto bosniaco aveva 13 anni e viveva in un villaggio non lontano da Srebrenica. Azra perse il padre e il fratello sedicenne. Anche loro sono finiti in una delle tante fosse comuni in cui i soldati di Mladic avevano gettato i cadaveri di tutti gli uomini di Srebrenica dopo averli trucidati.

Oggi ha seguito la lettura della sentenza in diretta tv. Esteri l’ha intervistata.

“Una cosa del genere non si può non seguire. Per prima cosa voglio dire che siamo in parte soddisfatti della condanna all’ergastolo di Mladic, perché è quello che si merita. D’altro canto siamo anche amareggiati per il fatto che non sia stato condannato per i genocidi commessi a Bratunac, a Zvornik, a Prijedor e in altre città. Però è stato condannato. Per i crimini di guerra commessi a Srebrenica e per l’assedio di Sarajevo. E questo è un chiaro messaggio per tutti quelli che l’hanno sostenuto”.

Come è stata commentata questa notizia a Srebrenica tra le persone che conosci?

“Più o meno la pensano come me. Non si esulta, perché anche la sentenza più giusta non ci potrà mai riportare indietro i nostri cari, tutte persone che in quei massacri sono state uccise. Oltre ottomila in pochi giorni. Però il fatto che Mladic sia stato condannato dà un po’ di soddisfazione alle nostre famiglie. Come il fatto che fosse lì ad ascoltare la sentenza, anche se poi a un certo punto è stato allontanato dall’aula perché ha cominciato a dire parolacce e a commentare la sentenza. La giustizia è arrivata, anche se dopo tanti anni. Ma qui a Srebrenica, mezz’ora prima della sentenza, un gruppo di militanti di un’organizzazione ha affisso in luoghi pubblici manifesti di sostegno a Ratko Mladic. Un brutto segnale che offende i sopravvissuti che hanno deciso di tornare a Srebrenica. D’altra parte abbiamo anche i vertici politici della Repubblica Serba di Bosnia che difendono l’operato di Mladic. Il presidente della Repubblica, per esempio, è un generale di cui si dice abbia svolto il suo lavoro nell’esercito con ‘onore e professionalità’. Ma quale lavoro? Il genocidio. Fatto con professionalità”.

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