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Emmanuel, ucciso perché nero

Aggredito da due uomini mentre passeggiava con la compagna, a Fermo, in pieno giorno. Emmanuel aveva 36 anni, ed è morto oggi, a seguito di quel pestaggio violento, da parte di due persone vicine all’estrema destra. Hanno insultato la donna, perché nera, l’hanno strattonata e quando lui ha reagito hanno divelto un palo per colpirlo alla testa. Oggi è morto in ospedale. Emmanuel era sfuggito ai terroristi di Boko Haram, aveva compiuto una difficile traversata nel deserto, aveva subito violenze in Libia. La sua vita è finita quando sembrava essere riuscito a ricostruirla.

Emmanuel a Fermo era ospite della Caritas, di un progetto diretto da don Vinicio Albanesi, presidente della comunità di Capodarco. “Lui e la moglie Chimiary venivano dal Nord della Nigeria, dove un attentato di Boko Haram ha distrutto tutto. È morta anche loro figlia e il loro suocero”. Una storia comune a chi abita in quell’area del Paese più popoloso dell’Africa. Hanno sconfinato in Niger, poi sono arrivati in Libia “dove hanno subito altre percosse”. “La donna – continua don Albanesi – era incinta di tre mesi, è salita sul gommone con altre 150 persone ed appena è arrivata in Italia abbiamo dovuto portarla in ospedale per questo aborto che era in atto”.

A Fermo, i due coniugi stavano nella struttura della Fondazione Caritas in veritatis da otto mesi. Ed era stato proprio don Vinicio Albanesi, in gennaio, ad aver celebrato il loro matrimonio, come ricorda l’agenzia di stampa Redattore sociale, la cui sede centrale è proprio alla Comunità di Capodarco di Fermo, sempre diretta da don Albanesi. Ma era prevedibile un’escalation di violenza di questo genere in una comunità piccola come Fermo? “Crescono le persone che hanno problemi di convivenza – risponde don Albanesi – e alcune cellule impazzite si coagulano e si assumono il ruolo non richiesto di salvatori della patria, prendendosi la libertà di insultare e aggredire”. Le istituzioni, dice Albanesi, tollerano, tanto che gli autori dell’aggressione sono noti alle forze dell’ordine. Così si crea “un ambiente melmoso”, che incuba il germe del razzismo. “Quest’escalation è dovuta a paure e a problemi”, aggiunge. Solo che a pagare il prezzo più alto di questa situazione, è un ragazzo di 36 anni, che ci ha rimesso la vita.

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    Redazione
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    Cosa chiedono (e come) gli studenti che stanno protestando nelle Università italiane per la Palestina (e che sono diventati il nemico pubblico numero uno leggendo alcuni organi di stampa), ce lo spiegano tre di loro: Camilla Piredda, coordinatrice nazionale Unione degli universitari, Barbara Morandi coordinatrice di Link studenti indipendenti e Olivia di Progetto Palestina, collettivo dell'università di Torino. Massimo Alberti ci spiega i dati sulla povertà, mai così alti, le nuove povertà al Nord, il disinteresse del governo (tanto non votano). Antonio Verona, responsabile mercato del lavoro della CGIL di Milano, spiega come un terzo dei lavoratori della città metropolitana sia povero (il lavoro c'è ma non basta a mantenersi e sempre più giovani lo rifiutano). Misha Maslennikov di Oxfam, rilancia la campagna Tax The Rich (firmate anche voi!) e promuove un sondaggio per capire quanto sia vicino o lontano il governo dai vostri bisogni. Cosa farete il 25 aprile? Noi come sempre saremo in piazza e stavolta con l'appello de Il manifesto speriamo di essere ancora di più, Lorenza Ghidini racconta la nostra adesione all'appello e Alessandro Braga riprende le posizioni di Cgil e Anpi.

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