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De Magistris-Lettieri, come cinque anni fa

Come cinque anni fa. Il Pd fuori al primo turno e di nuovo vanno al ballottaggio Luigi De Magistris e Gianni Lettieri. Questa volta a parti invertite, il sindaco uscente è nettamente in testa. De Magistris, che si è presentato contro tutti, che ha usato come una clava lo scontro con Renzi su Bagnoli, infatti, ha ottenuto da solo la somma dei voti dell’imprenditore candidato di Forza Italia e di Valeria Valente sostenuta da Pd, Udc, verdiniani, liste civiche.

Attesi a lungo dai giornalisti nei rispettivi comitati elettorali, alle fine De Magistris, Lettieri e Valente hanno rimandato a oggi le dichiarazioni. Lo scrutinio andava molto a rilento e De Magistris, prima di commentare, voleva essere sicuro su chi sarà il suo sfidante. La distanza tra Valente e Lettieri era di pochi punti, tanto che ancora all’una e mezza, da Roma, il vicepresidente del partito, Lorenzo Guerini, diceva che nonostante le difficoltà di partenza poteva essere ancora possibile che andasse al ballottaggio Valente.

Una sconfitta del Pd e dei renziani che hanno tirato la volata a Valente nelle primarie contro Bassolino. Lo stesso Matteo Renzi è venuto più volte a Napoli per farle campagna elettorale senza riuscire a portare ai seggi gli elettori che non volevano votare De Magistris o erano indecisi.

L’astensione è stata molto alta. Praticamente un elettore su due a Napoli non è andato a votare.

Dalle dichiarazioni di oggi si cercherà di capire se c’è davvero un accordo per il ballottaggio tra il Pd e il candidato di Forza Italia contro De Magistris, come si vociferava nei giorni scorsi. Con il rischio, dopo i veleni delle primarie e le divisioni per l’alleanza con i verdiniani, di lacerare ulteriormente il Pd e magari lasciare ugualmente Palazzo San Giacomo all’ex magistrato e alla sua coalizione dichiaratamente antagonista.

Fuori dal secondo turno il consigliere Cinque Stelle Matteo Brambilla, l’ingegnere brianzolo trapiantato a Napoli che, però, è stato l’unico a essere accolto con abbracci e applausi dagli attivisti del movimento con cui ha brindato. “Entriamo in Consiglio a testa alta – ha detto – e per il ballottaggio non daremo indicazioni di voto”.

  • Autore articolo
    Letizia Mosca
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    Il grande flop delle case della salute. Solo il 5% è pienamente funzionante. La denuncia del Pd lombardo

    Dovevano essere i presidi con cui ricostruire la sanità sul territorio in Lombardia, ma finora le case di comunità sono state un flop. 216 sono quelle previste entro la scadenza dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che arriverà a giugno 2026. Al momento 140 hanno aperto, ma solo otto in tutta la regione (sei in provincia di Bergamo e due nel varesotto) hanno tutti i requisiti obbligatori previsti dalla legge. In totale sono meno del 6 percento. La denuncia è del gruppo consiliare del Partito democratico lombardo che ha fatto un accesso agli atti alla direzione generale Welfare per ognuna delle case di comunità attive in Lombardia. L’assessorato ha replicato che i numeri diffusi “sono usati in modo difforme dalla realtà. Le rilevazioni mostrano percentuali elevate di attuazione per la maggior parte dei servizi obbligatori”. Per il capogruppo del Pd al Pirellone, Pierfrancesco Majorino, “Regione Lombardia è in colpevole ritardo”.

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