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Contro le disuguaglianze, le ragioni per il 99%

Ormai lo sanno anche i sassi: il nostro è un mondo di disuguaglianze, disuguaglianze che crescono. Siamo diseguali per reddito, ricchezza, diritti. E altro, purtroppo.

Lo slogan “noi siamo il 99%”, che contrappone la stragrande maggioranza della popolazione mondiale a quella fetta minuscola dell’1% più ricco, fa parte del vocabolario corrente. Lo ha coniato il movimento Occupy Wall Street nell’agosto del 2011.

L’Ong britannica Oxfam, nel gennaio scorso, ci ha ricordato che nel 2015 è stato raggiunto un picco di disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza: e cioè che realmente l’1% più ricco possiede più del restante 99% della popolazione mondiale.

Non solo. Quei dati, contenuti in un rapporto di Oxfam, dicono che la ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale è diminuita dal 2010 al 2015 di mille miliardi di dollari. La metà più povera ha perso il 38% della propria ricchezza. Come la pioggia sul bagnato!

Dov’è finita quella ricchezza? La metà (500 miliardi di dollari) è passata nelle tasche dei 62 più ricchi al mondo (53 uomini e 9 donne, tra cui Bill Gates, George Soros, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg e Laurene Powell, vedova di Steve Jobs) che hanno una ricchezza totale di 1.700 miliardi di dollari (quanto il pil italiano).

Fonte: Rapporto Oxfam

Fonte: Rapporto Oxfam

La ricchezza di quelle 62 persone è uguale a quella della metà più povera della popolazione mondiale. Il gruppo dei 62 rappresenta – attenzione al numero, quasi impronunciabile – circa lo 0,000001% della popolazione (spero di non aver sbagliato con gli zeri).

Maurizio Franzini
Maurizio Franzini

Di tutto questo, e altro, abbiamo parlato oggi a Memos con due economisti che da tempo studiano il fenomeno della disuguaglianza economica: Maurizio Franzini (Università La Sapienza, Roma) e Mario Pianta (Università di Urbino, tra gli animatori di Sbilanciamoci.info).

Mario Pianta
Mario Pianta

Perchè la disuguaglianza è importante? Che cosa la determina? Da quando ha ripreso a crescere e perché? Come è cambiata nel tempo? Quali politiche servono per combatterla? Le risposte implicano un’analisi critica del neoliberismo, di ciò che i due economisti chiamano il “capitalismo oligarchico”. Franzini e Pianta sono gli autori di un libro pubblicato di recente: “Disuguaglianze. Cosa sono, come combatterle” (Laterza, 2016).

  • Autore articolo
    Raffaele Liguori
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    Violenza stradale, numeri un po' in calo. Il rimedio: l’educazione e diminuire la velocità

    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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    Nubi sull'università italiana: si moltiplicano le adesioni alle università private telematiche, mentre alle statali il governo Meloni taglia i fondi. Ospite l'economista Gianfranco Viesti. E poi, il caso Raiplay Sound, la censura nei confronti di un podcast – prima autorizzato e poi annullato - sulla storia di Margherita Cagol, una delle fondatrici delle Brigate rosse. A Pubblica Nicola Attadio, uno degli autori insieme al giornalista Paolo Morando e al musicista Matteo Portelli.

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