
Ci stiamo avvitando in una crisi finanziaria come quella del 2008 negli Stati Uniti? Cosa significano i crolli ripetuti nelle borse europee, soprattutto delle azioni delle banche?
Allora la crisi era cominciata negli Stati Uniti, con il fallimento clamoroso di una delle principali banche americane come Lehman Brothers. Oggi la crisi è concentrata sull’Europa. E ad essere colpite dalle vendite in borsa sono soprattutto le banche del vecchio continente. Alcuni numeri.
Partiamo dall’Italia. Dall’inizio del 2016 ad oggi (fonte: borsaitaliana.it) i crolli delle quotazioni sono stati pesantissimi:
- MPS – 59%
- Ubi banca – 53%
- Unicredit – 44%
- Banca Popolare Milano e Mediobanca – 38%
- Intesa San Paolo – 23%
E nel resto d’Europa? L’indice di tutte le banche europee (Eurostoxx Banks) è crollato dai primi di gennaio 2016 ad oggi del 29%. Tra i principali titoli bancari europei: Deutsche Bank ha perso il 34% dall’inizio dell’anno; Commerzbank il 32%. Le francesi BNP Paribas il 28% e Société générale il 35%. Negli Stati Uniti ci sono altri numeri, sempre in rosso, ma più contenuti rispetto al crack europeo. L’indice dei titoli bancari americani (S&P 500 Financial) ha perso il 13% dall’inizio dell’anno.
E allora, cosa sta succedendo in Europa? Rischiamo un 2008 europeo? Con Deutsche Bank nei panni di Lehman Brothers? E la Cina, pesa di più il rallentamento della sua economia o la crisi delle sue banche, con oltre 5 mila miliardi di dollari di sofferenze?

Sono alcune delle domande che Memos ha girato all’economista Luca Fantacci che insegna all’Università Bocconi “Storia, istituzioni e crisi del sistema finanziario globale” (autore di Come salvare il mercato dal capitalismo. Idee per un’altra finanza, 2012, Donzelli, scritto insieme a Massimo Amato).
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