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“Concussione? Sono parte lesa”.

“Non sono a conoscenza di nulla, sono anzi parte lesa e sostengo pienamente l’azione della magistratura”.

Con queste parole il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca si è presentato davanti ai giornalisti, per una conferenza stampa – lampo e senza domande, all’indomani della notizia di una nuova indagine a suo carico. La Procura di Roma ha messo sotto inchiesta una giudice di Napoli, Anna Scognamiglio, quella che lo scorso luglio ha scritto la sentenza che ha salvato De Luca dalla decadenza dal suo incarico. Il Presidente della Regione, già condannato per abuso d’ufficio, non poteva infatti ricoprire la sua carica per via della Legge Severino. Il Tribunale civile però, relatrice proprio la giudice Scognamiglio, aveva accolto il ricorso di De Luca, lasciandolo al suo posto e rinviando gli atti alla Corte Costituzionale. Oggi la procura di Roma ritiene che questa sentenza favorevole sia stata scritta in cambio di un incarico di dirigente sanitario conferito da De Luca al marito della giudice, Guglielmo Manna. Indagati oltre al magistrato e al presidente della Regione (concussione il reato a lui contestato) anche i presunti intermediari della corruzione, tra cui il dimissionario capo segreteria di De Luca, Nello Mastursi, che è anche il responsabile organizzazione del PD campano.

Una nuova grana per il PD nazionale e per Matteo Renzi, che fin dall’inizio del “caso De Luca” si è trovato in difficoltà. L’ex sindaco di Salerno, campione di preferenze per i suoi fans, signore delle tessere per i suoi detrattori, si era candidato a marzo alle primarie per la carica di Governatore nonostante la condanna per abuso d’ufficio. E aveva vinto, prima le primarie e poi le “secondarie”. Con un certo malcelato imbarazzo da parte del partito a Roma e del segretario, che ha cercato finchè ha potuto di tenere le distanze dalle grane locali. Dopo l’elezione di De Luca, Renzi aveva dovuto firmare il decreto di decadenza dall’incarico proprio in base alla legge Severino, e il neo Governatore aveva risposto con una serie di ricorsi alla magistratura. L’ultima parola però, quella della Corte Costituzionale interpellata dai giudici stessi proprio su quella legge, ha messo una forte ipoteca sul destino del Presidente della Regione. La Severino va bene, gli amministratori locali condannati anche in via non definitiva devono lasciare l’incarico.

Oggi, come un macigno, si aggiunge la nuova inchiesta: De Luca si sarebbe comprato la sentenza dai giudici di Napoli, dopo essere stato minacciato di un verdetto a lui sfavorevole. Matteo Renzi potrà ancora far finta di niente? Per il vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava di Sinistra Italiana, è ora che il PD batta un colpo: “Credo che occorra una riflessione, ha detto Fava a Radio Popolare, e che il primo a dover fare una riflessione sarebbe lo stesso De Luca. Non ci aspettiamo però questa riflessione o parole che non siano quelle consuete di arroganza, e allora questa riflessione la pretendiamo dal suo partito. Il PD – ha aggiunto il vicepresidente dell’Antimafia – ha scelto De Luca, lo ha tutelato, garantito, lo ha difeso anche nei momenti in cui era assolutamente indifendibile. Ci aspettiamo che davanti a tutto quello che sta accadendo ci sia un momento di resipiscenza da parte del suo partito”.

  • Autore articolo
    Lorenza Ghidini
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    Violenza stradale, numeri un po' in calo. Il rimedio: l’educazione e diminuire la velocità

    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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    Nubi sull'università italiana: si moltiplicano le adesioni alle università private telematiche, mentre alle statali il governo Meloni taglia i fondi. Ospite l'economista Gianfranco Viesti. E poi, il caso Raiplay Sound, la censura nei confronti di un podcast – prima autorizzato e poi annullato - sulla storia di Margherita Cagol, una delle fondatrici delle Brigate rosse. A Pubblica Nicola Attadio, uno degli autori insieme al giornalista Paolo Morando e al musicista Matteo Portelli.

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