Approfondimenti

Un nuovo presidente e mille problemi

Da giovedì 19 aprile per la prima volta dopo quasi sessant’anni la più importante carica istituzionale di Cuba non sarà occupata da un Castro. Fidel è stato primo ministro dal ’59, poi presidente del Consiglio di Stato dal ’76, quando questa carica è stata istituita, fino alla nomina al suo posto di Raul. Adesso il parlamento cubano ha eletto alla presidenza del Consiglio di Stato Miguel Diaz-Canel. Nessuna sorpresa: il suo nome come successore di Raul si faceva da anni, e la sua elezione al termine del mandato di Raul era ormai da tempo data praticamente per certa.

Per Cuba è un passaggio evidentemente storico, e questo avvicendamento contiene degli elementi indubbiamente positivi, e altri lo accompagnano. Ma la nomina di Diaz-Canel rappresenta solo una variabile, di cui realisticamente è meglio non esagerare il rilievo, tra le molte che determinano per Cuba un quadro complesso e difficile.

Al congresso del Partito Comunista del 2011 Raul Castro era stato eletto segretario del Partito succedendo al fratello maggiore, dopo averlo già sostituito nel 2008 come presidente. Quel congresso aveva deciso di introdurre la novità di un massimo di due mandati di cinque anni per le cariche politiche, governative e istituzionali. E’ un fatto di grande importanza che Raul abbia rispettato (salvo un rinvio di due mesi formalmente giustificato dai problemi determinati dall’uragano Irma) la scadenza (cosa di cui a Cuba non si era dubitato), e si sia per primo sottoposto alla nuova regola: in questo modo è la stessa Rivoluzione che Raul rappresenta a mettere fine all’eccezionalità della prolungata presenza al potere di chi la rivoluzione l’aveva fatta, sancendo che questa eccezionalità non può essere reiterata in diverse condizioni storiche, e introducendo la routine del regolare ricambio ai vertici di Cuba. Questo avviene tra l’altro mentre la Cina reintroduce la perennizzazione del potere del suo lider maximo.

Tra giornalisti e osservatori non era mancato negli anni scorsi, ma persino molto a ridosso, chi paventava che a Raul potesse succedere un altro Castro, cosa che bastava avere un po’ di confidenza con Cuba per escludere, perché era evidente che i cubani non lo avrebbero accettato. Con la scelta di Diaz-Canel l’esperienza del socialismo cubano conferma – con tutti i suoi limiti e problemi – una qualità e una dignità diversa da quella delle soluzioni “dinastiche” da Corea del Nord. Né, in un paese in cui le forze armate hanno un enorme potere, anche economico, e i due precedenti presidenti indossavano la divisa, è stato scelto un militare.

Il passaggio di consegne alla presidenza del Consiglio di Stato segna anche la separazione tra più alta carica istituzionale e più alta carica politica, quella di segretario del Partito Comunista che Raul continuerà a ricoprire fino alla scadenza del secondo mandato nel 2021. E’ auspicabile e probabile che non sia Diaz-Canel nel 2021 a diventare segretario del Partito, e che anche su questo piano si chiuda un’eccezionalità storica e si avvii come permanente una più larga articolazione dei poteri.

Coerentemente, infine, con la sostituzione di Raul alla presidenza del Consiglio di Stato, apice politico-simbolico della improcrastinabile sostituzione al potere della generazione storica dei rivoluzionari, e del ringiovanimento anche dei vertici del Partito promosso da Raul, nel Consiglio diminuisce la presenza della vecchia guardia: ne esce l’ottantottenne Machado Ventura, uno dei duri, che ha occupato la carica di primo vicepresidente del Consiglio di Stato dal 2008 fino al 2013, quando in quella posizione è stato sostituito da Diaz-Canel. Machado Ventura resta ai vertici del Partito, accanto a Raul.

Nato nella provincia di Villa Clara l’anno dopo la vittoria della Rivoluzione, nel ’60, Miguel Diaz-Canel è arrivato alla presidenza partendo da responsabilità a livello locale. Ha mosso i primi passi come dirigente della gioventù comunista, negli ultimi anni ottanta è stato in missione nel Nicaragua sandinista, nel ’91, a trent’anni, è entrato nel comitato centrale del partito, poi nel ’93 è diventato segretario del partito a Villa Clara, quindi nel 2003 della provincia di Holguin, per entrare poi, per decisione di Raul Castro in persona, nell’ufficio politico. Sempre valorizzato dal suo mentore Raul Castro, nel 2009 Diaz-Canel diventa ministro dell’educazione superiore, poi uno dei vicepresidenti del Consiglio, e nel 2013 appunto sostituisce Machado Ventura come primo vicepresidente.

Su Diaz-Canel c’è già una piccola mitologia: Diaz-Canel che va in bicicletta quando è segretario a Villa Clara, negli anni novanta delle grandi privazioni del periodo especial, che ama i Beatles (ma a differenza che negli anni settanta, negli anni novanta non era più un gran problema), che autorizza e difende a Santa Clara un centro culturale riferimento della comunità LGBT (del resto la figlia di Raul, Mariela, è una grande promotrice dei diritti LGBT), che si mette in coda con la moglie come un qualsiasi cittadino per votare. Ma per i cubani Diaz-Canel è sostanzialmente un signor nessuno, che solo in tempi abbastanza recenti è stato messo in evidenza per prepararne l’ascesa alla presidenza. Non si può escludere che Diaz-Canel possa riservare delle sorprese, mostrare una personalità, conquistare: certo per il momento, soprattutto con il diffuso scetticismo e l’apatia politica che i problemi della quotidianità non fanno che aumentare, è difficile che i cubani possano molto identificarsi nel nuovo presidente. E questo è un problema in un momento complicato per Cuba, e in cui l’identificazione con il governo e con il partito non sono al massimo.

Certo una delle difficoltà che Cuba doveva affrontare è quello del superamento della leadership carismatica che l’ha caratterizzata dalla Rivoluzione. Ma un conto è evitare di mettere in campo dei surrogati di leadership carismatica, e un conto avere un presidente che, almeno per il momento, appare senza carisma. Il ministro degli esteri Bruno Rodriguez, per esempio, avrebbe potuto essere una figura molto più riconosciuta a livello popolare, un politico, fra l’altro, con una significativa esperienza internazionale.

Ma molti a Cuba, anche fra militanti e quadri del partito, pensano che il problema del superamento in avanti della storica leadership carismatica andrebbe affrontato rinnovando i meccanismi della democrazia a Cuba, cioè incrementando la partecipazione e il controllo dal basso. Su questo piano non si è finora fatto niente. Le elezioni per il rinnovo del parlamento, svoltesi in marzo, hanno intanto visto un episodio piuttosto clamoroso: tre dei famosi “los cinco”, i cinque agenti cubani arrestati e detenuti per anni negli Stati Uniti, sono rimasti esclusi dalle liste dei candidati: con grande stupore popolare, visto che in un paese nazionalista come Cuba sono considerati degli eroi anche da chi è distante dal governo e dal partito, e che a livello di massa erano considerati più degni di chiunque altro di sedere nel parlamento. Questa esclusione – su cui a Cuba si sono fatte varie ipotesi – ha suscitato polemiche e proteste anche in rete, persino da parte delle famiglie degli esclusi, che erano state protagoniste in prima linea della fortissima campagna cubana per la loro liberazione. Episodio segno di un inedito, nella sua evidenza pubblica, scollamento dei vertici persino da pezzi della propria base, di un meccanismo di rappresentanza popolare – controllato direttamente o indirettamente dal partito – che fa acqua, e di una circolazione di idee attraverso la rete che è ormai difficile da tenere entri limiti predeterminati. In questo contesto la legittimazione di Diaz-Canel non è molto robusta.

Oltre a quello della legittimazione e del riconoscimento popolare l’altro grosso problema è quello delle riforme. Diaz-Canel è uomo di Raul Castro, e quindi cercherà di mandare avanti il processo di “aggiornamento” del socialismo cubano varato da Raul nel 2011. Il fatto che Raul resti a capo del partito fino al 2021, e che controlli le forze armate è positivo perché potrà proteggere il nuovo presidente e lavorare al ricambio dei dirigenti in un senso favorevole alle riforme. Ma dopo anni queste riforme sono ancora in mezzo al guado: se sono state realizzate solo parzialmente e molto lentamente dipende – non ultimo fattore, come sottolineato dallo stesso Raul – da resistenze legate ad una mentalità vecchia e nostalgica, quella dei settori più conservatori del partito e dell’apparato. Settori che sono rimasti molto forti e che anzi hanno recuperato protagonismo dopo l’elezione di Trump, con il fallimento della strategia di normalizzazione dei rapporti con gli Usa di Raul: lo si è visto, oltre che nello stop dell’anno scorso alle licenze per il lavoro in proprio, in una dialettica tornata aspra sul piano della discussione politica e culturale, che ha preso di mira blog e pubblicazioni di apertura e che possono essere definiti “di sinistra”.

La transizione cubana dura ormai dal 1991, dall’inizio del periodo especial: mentre la società cubana si sfibra, e mentre la situazione economica, dopo la recessione del 2016, rimane molto pesante, è una transizione di cui non si vede la fine e non si vede ancora con chiarezza dove dovrebbe portare.

Anche senza considerare l’eventualità di un collasso del Venezuela o di una sconfitta della sinistra nel paese amico, e quella di un aumento della pressione su Cuba da parte degli Stati Uniti, il compito che attende il nuovo presidente, e Raul Castro dietro di lui, si prospetta per i prossimi anni molto difficile.

  • Autore articolo
    Marcello Lorrai
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio martedì 15/07 19:31

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 15-07-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve martedì 15/07 18:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 15-07-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di martedì 15/07/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 15-07-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di martedì 15/07/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 15-07-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Jazz in un giorno d'estate di martedì 15/07/2025

    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

    Jazz in un giorno d’estate - 15-07-2025

  • PlayStop

    Popsera di martedì 15/07/2025

    Popsera è lo spazio che dedicheremo all'informazione nella prima serata. Si comincia alle 18.30 con le notizie nazionali e internazionali, per poi dare la linea alle 19.30 al giornale radio. Popsera riprende con il Microfono aperto, per concludersi alle 20.30. Ogni settimana in onda un giornalista della nostra redazione.

    Popsera - 15-07-2025

  • PlayStop

    San Siro, i dubbi sulla data del vincolo spostano la decisione del Tar a mercoledì. Intervista all’avvocata Dini

    Il Tar della Lombardia oggi si è riunito per discutere la richiesta di sospensiva dell’operazione di vendita dello stadio di San Siro arrivata da Comitato Sì Meazza. Si attendeva una decisione in giornata ma i giudici si pronunceranno domani. La decisione del Tar lombardo segnerà il destino dell’operazione San Siro. Se i giudici non accoglieranno il ricorso la procedura di vendita andrà avanti con la tabella di marcia comunicata ieri dal sindaco di Milano Beppe Sala alla sua maggioranza, e cioè la vendita dello stadio entro il 31 luglio a tappe forzate. Se i giudici accoglieranno il ricorso scatterà invece la sospensiva del procedimento: tutto fermo nell’attesa di chiarire i dubbi sulla data del vincolo o sulla conformità del bando. Sulla data del vincolo il Comune dice che i 70 anni del secondo anello scatteranno il 10 novembre 2025, secondo il Comitato Sì Meazza i 70 anni sono già scattati, e hanno portato a supporto di questa tesi diverso materiale fotografico e documentale. Roberto Maggioni e Massimo Bacchetta ne hanno parlato a Popsera con l’avvocata del comitato Sì Meazza Veronica Dini che ha partecipato all’udienza al Tar.

    Clip - 15-07-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di martedì 15/07/2025

    quando torniamo a parlare di piante, ma questa volta in maniera più sentimentale che mai, con Replant-Milano, associazione che si occupa di piante abbandonate o buttate e trova loro nuovi padroni giardinieri. Prima però facciamo il punto sullo sfratto del Leoncavallo con Andrea Cegna. Da segnalare il grande ritorno al telefono di Francesca Carla. Seconda puntata con Vittoria in regia e Al1 su un'amaca.

    Poveri ma belli - 15-07-2025

  • PlayStop

    Almendra di martedì 15/07/2025

    Almendra è fresca e dolce. Almendra è defaticante e corroborante. Almendra si beve tutta di un fiato. Almendra è una trasmissione estiva di Radio Popolare in cui ascoltare tanta bella musica, storie e racconti da Milano e dal mondo, e anche qualche approfondimento (senza esagerare, promesso). A luglio a cura di Luca Santoro, ad agosto di Dario Grande.

    Almendra - 15-07-2025

  • PlayStop

    Rock is dead di martedì 15/07/2025

    Stagione XI - ep 7 - Ronald McNair

    Rock is dead - 15-07-2025

  • PlayStop

    Rock is dead di martedì 15/07/2025

    Stagione XI - ep 7 - Ronald McNair

    A tempo di parola - 15-07-2025

  • PlayStop

    Alberto Trentini, da otto mesi in carcere in Venezuela: il Governo deve attivarsi, chiede la madre del giovane

    Sono passati otto mesi da quando Alberto Trentini, operatore umanitario in Venezuela, è stato fermato e arrestato senza motivazione dalle autorità venezuelane mentre svolgeva il suo lavoro per una ong internazionale. Da quel giorno Trentini è in isolamento totale, senza contatti con l'esterno e con la sua famiglia. La madre del giovane chiede al Governo di attivarsi come ha fatto in altri casi. "In questo momento che Alberto è ancora in vita, è fondamentale il ruolo dell'informazione" queste le parole di Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21. Alessandro Braga ne ha parlato con il nostro collaboratore Lorenzo Marcandalli che segue quotidianamente la vicenda.

    Clip - 15-07-2025

  • PlayStop

    Conduzione musicale di martedì 15/07/2025 delle 14:00

    Un viaggio musicale sempre diverso insieme ai nostri tanti bravissimi deejay: nei giorni festivi, qua e là, ogni volta che serve!

    Conduzione musicale - 15-07-2025

Adesso in diretta