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Costa d’Avorio, un attacco previsto

Mai attacco teroristico è stato più telecomandato e atteso come quello in Costa D’Avorio. Dopo quello a Bamako e a Ouagadougou, tutte le intelligence avevano previsto un attentato in Costa d’Avorio o in Senegal. Puntualmente è arrivato, a Grand Bassam, una località a pochi chilometri a est di Abidjan, la capitale economica della Costa D’Avorio. Praticamente una città satellite, una sorta di valvola di sfogo frequentata da chi può permettersi un po’ di evasione dalla frenetica vita di città. Dunque l’ élite locale e la comunità dei bianchi. L’attacco è avvenuto prevedibilmente in questa località e prevedibilmente nel week end, quando Grand Bassam si riempie.

Anche le rivendicazioni erano attese: El Mourabitun e Al Qaeda per il Maghreb Islamico, cioè le stesse formazioni che hanno firmato gli attacchi di Bamako, Ouagadougou, In Amenas in Algeria. In sostanza la firma di questi attacchi è sempre la stessa, quella di Mokhtar Belmokhtar, terrorista algerino creatore della propria formazione, El Mourabitoun, e “amministratore delegato”, se così si può dire, di una infinita serie di business in Africa Occidentale, nel Sahel e nel Sahara, cioè il contrabbando di sigarette, di esseri umani che si apprestano a seguire la cosiddetta rotta mediterranea, di armi, di droga. Tutte attività che poi finanziano il terrorismo, suo o di altre formazioni. In questo modo Mokhtar Belmokhtar è diventato di fatto un potentissimo leader nella regione e tra le formazioni del terrorismo che vi operano.

Il terrorismo ha buon gioco in Africa Occidentale perché i governi sono deboli, spesso al potere ci sono leader vecchi che impiegano tutte le loro energie a difendersi da nemici interni che insidiano loro il posto di comando. Ancora più deboli sono gli eserciti e gli apparati di sicurezza, spesso impreparati, male armati e corrotti. Per Mokhtar Belmokhtar un Africa Occidentale debole, destabilizzata, incapace di coesione è l’ideale per amministrare il territorio in funzione dei propri business e anche in funziona della propria propaganda. Una propaganda che addita i leader collaborazionisti con i governi occidentali più colpevoli degli “infedeli” stessi.

In tutto questo non si può non fare una constatazione: il terrorismo, e i traffici legati ad esso, hanno ormai permeato l’Africa Occidentale, un tempo uno dei luoghi dove meglio si poteva viaggiare e muoversi. Oggi non è più così e al momento non si vede il modo di invertire la tendenza.

  • Autore articolo
    Raffaele Masto
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