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Coronavirus: lo scontro tra Conte e la Regione Lombardia. Intervista a Giulio Gallera

giulio gallera paura

Questa mattina a Prisma l’assessore al welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera è stato ospite di Lorenza Ghidini e Roberto Maggioni. L’intervista arriva nel pieno della polemica tra presidenza del Consiglio e Regioni, in particolare Regione Lombardia, riguardo le modalità di direzione del piano di contenimento del contagio da Covid-19.

Conte ha paventato la possibilità di scavalcare i poteri regionali in materia di sanità e avocarli a sé. Fontana non l’ha presa bene…

Mi sembra una follia quella che abbiamo sentito, perché la Regione Lombardia anche in questa occasione ha dimostrato di essere uno straordinario sistema sanitario: nel giro di pochissime ore abbiamo individuato quello che poteva essere un supposto paziente zero, abbiamo fatto duemila tamponi in cinque giorni, abbiamo preso in carico duecento pazienti tenendone monitorati i contatti diretti, quindi stiamo agendo come sempre con una grande efficienza. Le falle sembrano essere nazionali, quindi forse vale il contrario.

Quindi è il governo nazionale che sta sbagliando?

È il presidente del Consiglio che sta sbagliando, dicendo queste cose. Dobbiamo prendere atto che quello (il governo e la Protezione Civile ndr) che doveva essere preparato ad affrontare un’emergenza non lo sta facendo. Ieri siamo dovuti correre a recuperare tamponi e mascherine per una situazione straordinaria. La Regione era preparata per una gestione ordinaria dell’attività sanitaria. Ieri abbiamo recuperato tutto, per cui da oggi arrivano più di centomila tamponi e duecentomila mascherine, ma abbiamo dovuto correre perché il sistema della Protezione Civile non ci ha fornito nulla.

Ma l’autonomia sanitaria regionale che fine fa? Non vi eravate attivati con protocolli speciali? 

I protocolli ci sono, noi abbiamo delle risorse sanitarie che ci sono date dal governo per la gestione ordinaria: le emergenze nazionali non sono certo a carico del sistema sanitario, ma devono essere assunte da chi di dovere, cioè il governo e la Protezione Civile. Io non sono né autorizzato, né chiamato ad acquisti straordinari per la gestione ordinaria della mia sanità.

Molti ascoltatori ci segnalano che molte visite, prenotate anche con procedura d’urgenza, sono state cancellate, come mai?

L’ordine che abbiamo dato alle nostre strutture ospedaliere è che non si cancella nessuna attività ambulatoriale, né urgente, né programmata. Le uniche attività che abbiamo autorizzato a sospendere sono quelle all’ospedale di Codogno a cui abbiamo chiesto di garantire solo le attività urgenti. Quindi se sono avvenute delle cancellazioni, sono state iniziative non corrette delle singole aziende ospedaliere: daremo mandato di richiamare e rifissare in tempi rapidissimi queste visite. Le attività sanitarie devono continuare in tutta la Regione nella maniera più corretta possibile, come abbiamo detto ieri nella riunione con tutti i direttori generali.

Quando riaprirà l’ospedale di Codogno?

L’ospedale di Codogno non è chiuso, ha evidentemente una carenza di personale e svolge un minimo di attività. Appena saremo nelle condizioni di sostituire quel personale la situazione tornerà alla normalità, dopodiché, tutti i bisogni sanitari di quell’area sono prese in carico da altri presidi ospedalieri.

Alcuni medici di famiglia e anche almeno un ospedale lamentano la mancanza di sistemi di protezione individuale…

Sul tema delle mascherine: noi avevamo quelle ordinarie per il personale e come sapete le bardature servono solamente in alcune aree. Stiamo provvedendo all’acquisizione e al rifornimento in queste ore, soltanto oggi ne arriveranno centoventicinquemila e nei prossimi giorni ne arriveranno tre milioni. Come dicevo prima, qualcuno avrebbe dovuto garantirci forniture straordinarie, perché noi non siamo tenuti a dare decine di mascherine ai medici di medicina generale in una situazione ordinaria. Quando c’è una straordinarietà dovrebbe essere la Protezione Civile a intervenire, invece lo abbiamo fatto noi, naturalmente autorizzati dal governo: addirittura ieri siamo andati a prendere le mascherine coi carabinieri. Saranno distribuite in primo luogo ai medici della zona rossa, che ringrazio molto per il lavoro che stanno facendo.

Il presidente Conte ha detto che l’ospedale di Codogno non ha avuto una gestione in linea con i protocolli sanitari nazionali…

Ha detto una cosa falsa, totalmente priva di ogni verità e fondamento, oserei dire “ignorante” perché ignora i protocolli che invece noi abbiamo seguito in maniera assolutamente pedissequa. I protocolli prevedevano che il tampone fosse fatto a chi manifestava febbre e insufficienza respiratoria e dichiarava di provenire dalla Cina: così noi abbiamo fatto nell’ultimo mese, cioè da quando l’Istituto Superiore di Sanità ha varato questi protocolli. E anche a Codogno è andata così: appena il “paziente 1” ha dichiarato di essere entrato in contatto con una persona che arrivava dalla Cina, gli è stato fatto il tampone, attivando tutte le procedure.

Quindi secondo lei Conte sta mentendo?

Assolutamente sì.

Gli specialisti spiegano che non basterà una settimana a valutare l’efficacia delle misure di contenimento, l’ordinanza di blocco di molte attività sarà prorogata? E poi: ci possono essere modifiche in corso dell’ordinanza?

Gli scienziati evidenziano in quattordici giorni il tempo dell’incubazione, quindi la rarefazione dei contatti tra persone dovrebbe durare almeno due settimane. Abbiamo fatto un’ordinanza per sette giorni e valuteremo verso la fine della settimana se prorogarla proprio in ragione di questa riflessione.

Per quanto riguarda le modifiche: l’ordinanza non specifica, abbiamo fatto una nota interpretativa, per cui le attività al chiuso, come quelle in palestre, piscine, saune e centri benessere sono sospese, mentre le attività all’aperto sono consentite. Sono consentiti  gli allenamenti o per esempio il gioco del tennis all’aperto, ma con l’accortezza di non usare gli spogliatoi.

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    “Ho sempre pensato che quella di Aldo, Giovanni e Giacomo fosse una favola. La loro vita artistica, che io ho seguito come assistente alla regia nei film di Massimo Venier, è sempre stata caratterizzata da rifiuti e invece hanno fatto di tutto e con grande successo, grazie alla loro determinazione”. E’ per questo motivo che Sophie Chiarello, già regista di “Il Cerchio”, ha voluto esplorare le vite del trio a partire dalla loro infanzia. “Erano tre ragazzini un po' 'sfigati' – come si autodefiniscono - che per provenienza sociale avevano un destino già scritto”. Sono loro a raccontarsi, a sfogliare le foto dell’infanzia e a percorrere la Milano di una volta, proletaria e in bianco e nero. Un ritratto personale, divertente, con le voci di chi li ha accompagnati in tutti questi anni da Paolo Rossi, Marina Massironi, alla Gialappa’s Band. “Attitudini: nessuna” è stato realizzato in diversi momenti con un percorso frammentato che punteggia la carriera artistica del trio tra cabaret, teatro, cinema e televisione. Ascolta l'intervista di Barbara Sorrentini a Sophie Chiarello, regista di “Attitudini: nessuna”.

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