
Ci sono i cattolici dei gruppi di preghiera, i neocatecumenali, i ciellini accanto ai fascisti del terzo millennio di Casapound; gli scout(rigorosamente non in divisa, l’Agesci l’ aveva proibita) e i nostalgici della fiamma con la celtica tatuata sul braccio; le famiglie numerose con ingorgo di passeggini al seguito; le suore, i preti e i giuristi per la vita dell’orgogliosamente omofobo avvocato Gianfranco Amato: è questo il popolo del Family Day, terza edizione.
Centinaia di migliaia di persone: non certo i 2 milioni sbandierati dal palco. “Quando ha vinto lo scudetto la Roma eravamo in di più” dice un passante. Tanta gente comunque, che vuole “difendere i bambini” (da una non meglio precisata deriva gender), che sogna la riconquista dell’Europa laicista (“ci hanno detto che siamo il passato ma noi possiamo essere il futuro”) e che fatica a rispondere alle domande dei giornalisti. D’altronde erano stati gli stessi organizzatori a sconsigliarlo: “Non rispondete alle provocazioni” e “i giornalisti mandateli a parlare con noi”, avevano scritto nel vademecum pubblicato sul sito dell’organizzazione. E loro hanno obbedito.