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Commissione per la morte di Giulio Regeni. A che punto sono i lavori?

Verità per Giulio Regeni

La Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni ha convocato con un urgenza il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per spiegare le ragioni della scelta di autorizzare un’imponente vendita di armamenti all’Egitto. Ne abbiamo parlato col presidente della commissione, il deputato di Liberi e Uguali Erasmo Palazzotto.

L’intervista di Lorenza Ghidini e Claudio Jampaglia a Prisma.

La convocazione avviene per un fatto semplice. L’entità dell’autorizzazione alla vendita di armamenti verso l’Egitto ci dice che in qualche modo abbia scelto di normalizzare i rapporti con l’Egitto, forse anche più che normalizzare: si vende un quantitativo di armi di questo tipo a un Paese che è molto più che un alleato strategico, è un amico del Mediterraneo. E di conseguenza, visto che c’è stata una telefonata tra il Presidente Conte e il Presidente al-Sisi che ha sbloccato questa vicenda, noi abbiamo ritenuto di dover chiedere al Presidente Conte di venirci a spiegare esattamente cosa è successo, perché immaginiamo che ci siano fatti rilevanti visto che l’Egitto è un Paese che per quattro anni non ha mai collaborato alla ricerca dei responsabili dell’omicidio di Giulio Regeni e che questo ha determinato in questi quattro anni una tensione diplomatica che era ancora in corso.

Voi a che punto siete col vostro lavoro?

Noi avevamo cominciato a gennaio a ricostruire i fatti. Lo abbiamo fatto ascoltando per ben due volte la Procura di Roma che ha fatto un lavoro straordinario e da lì sono venuti fuori elementi importanti per la vicenda. Noi oggi sappiamo con certezza, grazie al lavoro della Procura di Roma, che Giulio Regeni è stato rapito e, verosimilmente, torturato e ucciso da cinque agenti della National Security Agency egiziana, ricostruendo anche una responsabilità diretta delle autorità egiziane sulla sua morte.
Poi lo abbiamo fatto parlando con gli ambasciatori e stavamo continuando su questo percorso. Purtroppo il COVID ha interrotto per tre mesi i lavori di questa commissione, che adesso ha ripreso a ranghi ridotti e che dovrà correre per recuperare il tempo perduto. Dovremo passare ascoltare anche tutti i protagonisti politici di questa vicenda, a cui abbiamo già annunciato che non avremo fatto sconti.

Dal vostro punto di vista questo accordo tra Italia ed Egitto è un atto che ostacola la ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni?

Il nostro compito è quello di accertare come sono andate le cose, anche in questo caso. Il Presidente Conte ha avuto una lunga telefonata con Al-Sisi e immaginiamo che da quella telefonata siano emersi degli sviluppi, che si sia parlato della vicenda Regeni. Se non ci sono stati sviluppi, un segnale di normalizzazione di questo tipo dà alla controparte egiziana l’idea che in qualche modo la vicenda che riguarda Giulio Regeni appartiene al passato. Credo che questo sarebbe un errore gravissimo che pregiudicherebbe la possibilità di ricercare la verità e di ottenere giustizia.

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    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

    Pubblica - 03-12-2025

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    Finanza e Industria, ecco chi ci porta alla guerra

    Politici, industriali e finanzieri sono concordi nel sostenere la strada del riarmo e della militarizzazione europea: per i finanzieri si tratta di far fruttare i propri fondi rapidamente e in maniera sicura, per gli industriali idem, con fortissime iniezioni di denaro pubblico, non a caso anche quest’anno hanno fatto il record di vendite come registra il Sipri di Stoccolma il più autorevole istituto di ricerca sulla spesa militare nel mondo. Il problema, spiega Francesco Vignarca, portavoce della Rete Pace Disarmo, ricercatore e analista (tra i curatori del libro Europa a mano armata curato con Sbilanciamoci) è che così vince il discorso di guerra. Banalizzante, propagandistico e pericoloso perché sequestra la democrazia: “Il complesso militare industriale ha un pensiero medio lungo strategico. Stanno già intervenendo per togliere le leggi sulla limitazione alla vendita di armi, perché sanno che dovranno vendere questa sovraproduzione da qualche parte, così come fanno entrare capitali esteri nella nostra industria, come i sauditi in Leonardo, perché non siamo noi gli acquirenti di queste armi”. Ascolta l'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    Trattandosi di un film horror si può raccontare poco. Ferine di Andrea Corsini si sviluppa intorno ad Irene, una donna che desidera una figlia ma nello stesso tempo è costretta a difendersi da chi la ostacola. In seguito a un incidente, la donna va in cerca di sangue per sopravvivere. Il tutto si svolge in un paesaggio vuoto e deprimente: “Cercavo una provincia in cui si respirasse solitudine e isolamento, come la villa di architettura brutalista e il centro commerciale esternamente vuoto. Il cemento da una parte e dall’altra le zone boschive, in cui si scatena l’aspetto selvaggio della storia”. Spiega Corsini, che nel film ha ricreato delle atmosfere che ogni tanto ricordano David Lynch, accompagnate dalla musica di Pino Donaggio: “È sempre stato il mio sogno, ma non avrei mai pensato di riuscirci. Non ho dovuto dirgli quasi niente per arrivare a questo risultato”. Un film prevalentemente femminile, con attrici internazionali che recitano in inglese e in cui gli uomini hanno soltanto parti in secondo piano. L'intervista di Barbara Sorrentini ad Andrea Corsini.

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    Lista stupri. Una delle ragazze minacciate: “L’educazione sessuo-affettiva serve ad arginare le violenze”

    L’educazione sessuale a scuola si farà solo con il consenso dei genitori degli studenti minorenni, sia alle medie sia alle superiori. Alla Camera ieri è arrivato il via libera agli emendamenti al ddl Valditara tra le proteste delle opposizioni. È stato respinto anche un emendamento che prevedeva di togliere il consenso dei genitori in caso il corso fosse organizzato dalle Asl, quindi non da associazioni ma dal servizio sanitario nazionale. Intanto, prosegue l’indagine della procura di Roma "lista degli stupri” comparsa nei giorni scorsi nei bagni del liceo romano Giulio Cesare. Al momento il reato ipotizzato è istigazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale. Andrea, una delle studentesse del Giulio Cesare il cui nome era presente nella lista, al microfono di Mattia Guastafierro, ci racconta qual è il clima a scuola: “Ci sono stati dei precedenti, sicuramente non così gravi: stati bruciati dei cartelloni contro la violenza sulle donne nel bagno dei maschi, sono state strappate delle petizioni messe in bacheca per sensibilizzare alla violenza di genere. Purtroppo ci sono persone che hanno avuto un'educazione familiare estremamente poco consapevole di certe cose e purtroppo questa è la prova che un argomento così terribile come lo stupro possa essere utilizzato con leggerezza e, anzi, scritto su un muro di un bagno”. Inoltre, Andrea riconosce l'importanza dell'educazione sesso-affettiva nelle scuole: "Noi passiamo tantissime ore all'interno delle mura scolastiche e quindi deve essere la scuola a insegnare ed arrivare dove la famiglia magari non riesce. C'è molta disinformazione su quello di cui si tratta nell’educazione sessuo-affettiva: serve per insegnare il consenso, per conoscere se stessi senza paure, senza timori e stigmi sociali, per accettare ogni parte di sé. Facendo questo percorso dentro la scuola inevitabilmente la violenza di genere, e le violenze in generale, vengono arginate proprio perché la violenza parte da un'insicurezza. Se noi insegniamo che va bene averle, che queste si possono gestire, come gestire le relazioni, i conflitti ed educare al consenso, io credo che queste cose non succederebbero più. La scuola se ne deve far carico".

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