
L’ultima chiamata per il clima. È questo il senso anche piuttosto esplicito del Climate Summit che si tiene oggi al Palazzo di vetro. A poco più di un mese dalla COP 30 di Belém in Brasile, le Nazioni Unite offrono ai Paesi membri un’ultima spiaggia per presentare gli NDC, i compiti per casa che ciascun governo doveva eseguire per fare in modo che gli obiettivi della lotta ai cambiamenti climatici diventino davvero raggiungibili.
Il Climate Summit si apre, però, dopo l’attacco lanciato ieri da Donald Trump nel suo monologo fiume all’assemblea generale.
“Il cambiamento climatico è la più grande truffa mai perpetrata al mondo”, ha detto Trump, prima di accanirsi, in particolare, sulle rinnovabili, sulla Cina che in questo momento traina la corsa alle energie verdi e sull’Europa attaccata proprio per le sue politiche verdi che, ha detto Trump, con l’immigrazione saranno la sua rovina. Gli effetti dell’attacco del presidente USA sono stati evidenti da subito.
“Bene Trump sul green deal”, ha commentato Giorgia Meloni per prima, a nome di fatto dei sovranisti di tutta Europa che lavorano per smontare le politiche verdi. Ad affossare il Green Deal però, per prima è Bruxelles stessa che sta ritardando tutte le iniziative che puntano alle emissioni zero. Pochi giorni fa i Paesi europei hanno approvato l’ennesimo compromesso al ribasso sulla decarbonizzazione.
I 27 hanno concordato un intervallo di riduzione delle emissioni tra il -66% e il -72% che verrà definito solo se troveranno un accordo nelle prossime settimane. Un obiettivo così blando che certifica nero su bianco che l’Europa ha ormai rinunciato ad avere un ruolo di leadership ambientale.