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“Eppure noi siamo una famiglia”

Rossella oggi è al mare. Con la sua compagna Erica e il loro bambino Romeo, sette mesi. Sono andate in Liguria, dalla loro città, Alessandria, per festeggiare il compleanno di Erica. Una giornata al mare, con il sole e con il piccolo Romeo che prende un po’ di aria buona. Ma la serenità della giornata è offuscata da quanto sta accadendo sulle unioni civili.

“Ho provato un grande sconforto, una grande tristezza. Io ci avevo creduto molto”, ci dice Rossella.

“Eravamo davvero vicini a un risultato positivo e invece per calcoli politici è saltato tutto, forse rimandato, forse chissà. Avevamo afferrato l’obiettivo e questo si è dileguato. Non posso che essere triste”.

Con la voce di Romeo che sentiamo sullo sfondo, chiediamo a Rossella perché una legge sulle unioni civili sarebbe importante per la loro famiglia.

“Riconoscerebbe quello che siamo agli occhi di tutti, di fronte alla legge saremmo davvero una famiglia. Questa mancanza è un peso. Nella meravigliosa fatica di essere genitori ci confrontiamo con le cose quotidiane, con il peso e con la preoccupazione. E se non ci fossi più io, che sono la mamma biologica? Cosa succederebbe? Una legge ci darebbe quella serenità che ci manca e soprattutto la dignità di essere riconosciuti”.

Già, perché senza la possibilità di adottare il figlio del partner –  la stepchild adoption – Erica, per la legge italiana non è niente. “Dobbiamo affidarci al buon senso delle maestre, alla coscienza dei medici, dei pediatri, è tutto affidato alla buona volontà, il tutto incrociando le dita, senza poterci appellare a nulla di concreto”.

Rossella parla in modo pacato. L’avevamo incontrata durante la grande giornata di mobilitazione a favore delle unioni civili. Nella sua voce c’era entusiasmo, voglia di combattere. Oggi ci sembra stanca. “Sinceramente lo sono. Poi magari mi tornerà un po’ di energia ma oggi sono veramente delusa. Avevamo la possibilità di dimostrare che siamo un Paese che si mette al passo con i tempi e con l’Europa, e non lo abbiamo fatto. Avevamo la possibilità di dimostrare che la politica è una cosa seria, che ascolta i cittadini e non l’abbiamo fatto. Oggi sono delusa, non mi sento rappresentata né ascoltata”.

Rossella, Erica e Romeo vivono n una piccola città, non una grande metropoli. Alessandria è la classica realtà di provincia in cui si potrebbe pensare che una coppia omosessuale incontri maggiori diffidenze. Invece, ci dice Rossella, non è così: “Noi abbiamo trovato una società molto più avanti della politica. Noi non sentiamo la difficoltà del vicino di casa, del panettiere o dei colleghi di lavoro. Siamo riuscite ad avere una vita molto… normale, come tutte le altre.”

Cosa farete oggi per festeggiare il compleanno di Erica?

“Siamo a Genova, è una giornata splendida, abbiamo mangiato ottimo pesce, nonostante l’amarezza, che resta”.

E Romeo? Gattona già? “No, non ancora, sta cominciando a dire “Ta-Ta-Ta-Ta”. Forse si sta ribellando anche lui. In questi giorni lo dice di più: magari vuol dire qualcosa ai nostri politici”

Ascolta qui l’intervista con Rossella

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  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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