
Per la prima volta la Corte Internazionale di Giustizia, il più alto organo giuridico delle Nazioni Unite, si è espressa sugli obblighi degli Stati in materia di cambiamento climatico.
La Corte all’unanimità ha dichiarato che gli Stati sono obbligati a rispettare gli impegni per proteggere il clima e l’ambiente dalle emissioni di gas serra causate dall’uomo. Violare questi obblighi significa commettere un illecito internazionale, di cui lo stato si deve assumere le responsabilità e porre rimedio ai danni causati.
La spinta a questo pronunciamento storico arriva dal movimento studentesco World’s Youth for Climate Justice che, con il sostegno di 18 Stati insulari del Pacifico, ha portato avanti la battaglia fino all’Aia. In prima linea, Vanuatu, tra i Paesi più colpiti dalla crisi climatica, nonostante contribuisca a meno dell’1% delle emissioni globali. innalzamento del livello del mare, cicloni sempre più violenti, oceani che si riscaldano e si acidificano minacciano sempre di più l’esistenza del piccolo paese insulare.
La Corte ha ribadito l’obbligo di proteggere il clima anche in virtù del diritto internazionale dei diritti umani, riconoscendo così il nesso diretto tra cambiamento climatico e tutela dei diritti fondamentali.
La Corte è stata chiara e non ha lasciato spazio per alcun dubbio: nessuno Stato può più sottrarsi alle proprie responsabilità in materia climatica.
Abbiamo raggiunto Simona Abbate di Greenpeace:
Per noi è una decisione storica, ci auguriamo che venga applicata, che venga recepita dagli Stati, che tutti finalmente pongano dei seri limiti alle emissioni per rispetto dei diritti umani, come del resto dice la Corte: la questione del cambiamento climatico è una questione di giustizia, non solo climatica, ma giustizia sociale e giustizia economica e quindi bisogna che gli Stati inizino a prendere seriamente l’impegno per rispettare i diritti umani e la vita e la salute delle persone. Per noi è una grande vittoria. Questa sentenza è in linea con la stessa sentenza che è stata espressa in Italia dalla Corte di Cassazione, che dice agli Stati che c’è una giustizia climatica e che bisogna agire per rispettare l’accordo di Parigi e rispettare i limiti di emissioni per salvaguardare la vita delle persone.
Sara Farinella