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Che cosa è successo oggi? – Venerdì 22 gennaio 2021

contagi lavoro

Il racconto della giornata di venerdì 22 gennaio 2021 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia e nel Mondo al blocco dei licenziamenti che sarà prorogato, ma con qualche novità che sta tenendo col fiato sospeso milioni di persone e famiglia in Italia. AstraZeneca, il cui vaccino non è stato ancora approvato dall’EMA, preannuncia tagli nelle consegne per l’Unione Europea. Il Parlamento Europeo ha approvato una mozione in cui chiede agli Stati di occuparsi dell’impatto che il COVID ha avuto sul mondo della prostituzione. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

In Italia, per la prima volta dopo 5 settimane, l’indice RT di trasmissibilità del Covid è sceso sotto la soglia critica di 1, attestandosi a livello nazionale a 0,97. È quanto scritto nel monitoraggio settimanale di Istituto superiore di sanità e ministero della Salute che ha preso in esame il periodo dal 30 dicembre al 12 gennaio.
Se da un lato la velocità di trasmissione della malattia frena, dall’altro, si legge nel report, il numero delle infezioni non permettere di riattivare il tracciamento e dunque allentare le misure restrittive. Inoltre preoccupa ancora la pressione sulla rete degli ospedali, sono infatti 12 le Regioni e le Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva o in aree mediche sopra la soglia critica.
Per quanto riguarda i dati delle singole regioni sono quattro quelle con una classificazione di rischio alto: Sicilia, Umbria, Alto Adige e Sardegna. Quest’ultima con dati in peggioramento, il che dovrebbe comportare un passaggio automatico da zona gialla ad arancione.
E oggi sulle fasce di rischio è scoppiata una nuova polemica tra Lombardia e e Ministero della Salute. Sembra ormai confermato infatti che nel precedente monitoraggio sia stato sbagliato il calcolo dell’indice di trasmissibilità, l’Rt. Il Governatore Fontana accusa Roma e poco fà fonti della Regione Lombardia affermano che sia stato l’Istituto Superiore di sanità a sovrastimare l’indice di trasmissibilità. Il ministero dellà sanità ha replicato rimandando a una nota diffusa ieri dalla stessa Regione Lombardia in cui si afferma di aver inviato a Roma una serie di “dati aggiuntivi” per “ampliare e rafforzare i dati standard trasmessi nella settimana precedente”. Dunque i dati Lombardi erano incompleti. Di concreto quello che potrebbe succedere nelle prossime ore è un passaggio della Lombardia da zona rossa a zona arancione.

Come cambierà il blocco dei licenziamenti? Le indiscrezioni dal Ministero

(di Massimo Alberti)

Una questione tiene col fiato sospeso milioni di persone e famiglie: la fine del blocco dei licenziamenti. La scadenza è fissata al 31 marzo, tra poco più di due mesi, per il provvedimento che insieme ai sistemi di sostegno al reddito, pur con tutte le lacune, ha tamponato la situazione evitando l’ulteriore dilagare della crisi sociale. Il problema è come, e per quanto.
Secondo Bankitalia, il blocco ha salvato finora 600mila posti di lavoro. Il governo ha già promesso che sarà rinnovato, insieme agli ammortizzatori sociali, nel prossimo decreto ristori. Ma non tutto, anzi: verrà dimezzato. Il ministro dell’economia Gualtieri parla infatti di “blocco selettivo”. Che cosa significa? E per quanto ancora durerà? Sono le domande che preoccupano milioni di persone e i sindacati, che hanno chiesto e ottenuto un incontro prima del via libera al nuovo decreto che avverrà entro un paio di settimane, dicono a Radio Popolare fonti del Ministero del Lavoro.
Le stesse fonti parlano di “discussione aperta dentro la maggioranza”, con durata del nuovo blocco e criteri con cui applicarlo in via di definizione, il che aumenta l’inquietudine. Di certo il blocco non sarà prolungato fino alla fine dell’anno, ma finirà molto prima perché, secondo le stime del governo, l’emergenza finirà prima. Quanto ai criteri, l’intreccio è ancor più complesso, e non aiuta a dormire sonni tranquilli. Non saranno usati i codici Ateco, spiegano ancora dal Ministero: si guarderà, settore per settore, sia all’uso dei vari tipi di ammortizzatori, sia alla dimensione, sia al fatturato. Le fonti citano alcuni tra i settori più duramente colpiti, e dove quindi il blocco sarà certamente prorogato: la moda, l’aeroportuale, fiere e congressi, turismo, ristorazione, cultura e selettivamente il commercio; sono però anche i settori dove è più presente il precariato e dove per chiudere un rapporto di lavoro non serve il licenziamento, basta la scadenza di un contratto a tempo o di una collaborazione. Industria e manifattura sono nel complesso considerati settori in ripresa, per i quali si guarderà ambito per ambito. Studiando i fatturati e gli ordinativi, dai dati Istat appena diffusi su novembre 2020, si vedono tanti segni meno: tessile, petrolifero, legno e alimentari, macchinari nell’industria, agricoltura. Questi hanno più possibilità di essere inclusi nella proroga. Poi però ci sono anche quelli col segno più: gomma, metallurgia, farmaceutico, chimico, edilizia, che guardando al fatturato difficilmente avrebbero un prolungamento del blocco. La situazione è molto delicata: la strada del criterio selettivo scelta dal governo, una evidente mediazione con gli industriali che chiedono da mesi di eliminare il blocco, può rivelarsi un boomerang: la crisi occupazionale e sociale resta dietro l’angolo, su una popolazione esasperata da mesi di difficoltà che hanno colpito, in modo diverso, chi lavora.
La questione è seguita con attenzione anche al Viminale: non è un segreto che la fine del blocco dei licenziamenti, per quanto graduale, può scatenare problemi sociali, con tutto quello che ne consegue.

AstraZeneca preannuncia ritardi nelle consegne in Europa

(di Diana Santini)

Il primato è tutto di AstraZeneca: la farmaceutica britannica che con l’università di Oxford sta sviluppando il vaccino europeo contro il COVID ha annunciato il taglio delle forniture di dosi al vecchio continente ancor prima di avere iniziato a fornirle. Il suo vaccino, che ha già subito diversi rallentamenti in fase di sperimentazione, non è neppure ancora stato autorizzato dall’Ema: e a questo punto, anche quando lo sarà, si spera, alla fine di gennaio, l’apporto in termini di dosi sarà relativo: problemi tecnici nella produzione, dice il portavoce dell’azienda citato dal Guardia. Dopo Pfizer, AstraZeneca. Il commissario Arcuri è preoccupato: “Non mi servono rassicurazioni, ma vaccini”, ha detto a proposito delle promesse di Pfizer sulla rimodulazione dei tagli nelle prossime settimane. Gli effetti di tutto questo sono già visibili: da una media di 80mila inoculazioni al giorno a una di meno di 30mila, ha specificato Arcuri, che domani ha in programma una riunione con l’avvocatura dello stato per preparare una causa da intentare al colosso farmaceutico statunitense. Intanto, nelle prossime settimane gran parte delle forniture dovranno essere utilizzate per i richiami, col risultato di rimandare l’avvio della campagna nelle altre fasce prioritarie, a cominciare dagli anziani: è notizia di oggi per esempio che il Lazio sposterà in avanti di una settimana i primi vaccini agli ultraottantenni.

L’impatto del COVID sulla prostituzione. La mozione del Parlamento UE

Oggi il Parlamento Europeo ha approvato una mozione in cui chiede agli Stati di occuparsi dell’impatto che il Covid ha avuto sul mondo della prostituzione. Conseguenze pesantissime per migliaia di persone solo in Italia. Ne abbiamo parlato con Pia Covre, presidente del comitato diritti civili delle prostitute:


 

COVID-19, la situazione nel Mondo

In Cina sono stati organizzati test di massa su quasi 2 milioni di persone nel centro di Pechino e si è dimesso il sindaco di Wuhan, che era contestato da tempo per la gestione del covid ma finora aveva mantenuto il suo incarico. In Germania si sono superate le 50mila morti legate alla pandemia. In Belgio è stato deciso che i viaggi all’estero “non essenziali” saranno vietati fino al 1° marzo, mentre in Portogallo il primo ministro ha annunciato l’interruzione dei collegamenti aerei con la Gran Bretagna, eccezion fatta per i cittadini dei due paesi che devono tornare in patria. Nel Regno unito è stata annunciata una diminuzione dell’indice di contagio RT, ma anche oggi sono state comunicate decine di migliaia di nuovi casi, oltre a circa 1.400 vittime.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Dovevano essere i presidi con cui ricostruire la sanità sul territorio in Lombardia, ma finora le case di comunità sono state un flop. 216 sono quelle previste entro la scadenza dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che arriverà a giugno 2026. Al momento 140 hanno aperto, ma solo otto in tutta la regione (sei in provincia di Bergamo e due nel varesotto) hanno tutti i requisiti obbligatori previsti dalla legge. In totale sono meno del 6 percento. La denuncia è del gruppo consiliare del Partito democratico lombardo che ha fatto un accesso agli atti alla direzione generale Welfare per ognuna delle case di comunità attive in Lombardia. L’assessorato ha replicato che i numeri diffusi “sono usati in modo difforme dalla realtà. Le rilevazioni mostrano percentuali elevate di attuazione per la maggior parte dei servizi obbligatori”. Per il capogruppo del Pd al Pirellone, Pierfrancesco Majorino, “Regione Lombardia è in colpevole ritardo”.

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