Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Venerdì 1 gennaio 2021

Il racconto della giornata di venerdì 1 gennaio 2021 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia al punto della situazione sulle vaccinazioni, molto diverse da Paese a Paese. Il discorso di Mattarella di fine anno mette in riga la politica di fronte a sfide più importanti della supremazia parlamentare. Il sindaco di Milano Beppe Sala spiega ai nostri microfoni le ragioni della sua ricandidatura e le sfide che intende lanciare al futuro. Trump torna alla carica per provare a ribaltare per vie legali e parlamentari il risultato delle elezioni. Ancora? Lutto nel mondo del rap indipendente: è morto MF Doom. Infine l’andamento dell’epidemia in Italia nelle elaborazioni grafiche di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

Sono 22.211 i nuovi casi di coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore. Le vittime sono 462 in lieve calo rispetto a ieri. 157Mila i tamponi effettuati con un tasso di positività che sale per il secondo giorno consecutivo attestandosi oggi al 14,1% ieri era al 12,6. Calano le persone ricoverate con sintomi, in lieve calo anche le terapie intensive. Il Veneto si conferma la regione con il maggior incremento quotidiano di casi Covid con 4.805 nuove infezioni in 24 ore. Seguono Lombardia (+3.056), Emilia-Romagna (+2.629) e Lazio (1913).

A che punto siamo con le vaccinazioni in Europa?

(di Emanuele Valenti)

A meno di una settimana dall’inizio della somministrazione del vaccino di Pfizer-BioNTech nei paesi dell’Unione Europea, i dati disponibili in queste ore ci dicono che ci sono già importanti differenze.
Una premessa: il processo vaccinale è gestito dai singoli stati, e a volte al loro interno è poi di competenza dalle singole regioni. Questo rende particolarmente complicato avere un quadro completo.

Partiamo con un’eccezione, un paese che proprio da oggi non è più definitivamente nell’Unione Europea, il Regno Unito, che oggi ha superato la soglia di un milioni di vaccini già somministrati. Come in tutti gli altri casi stiamo parlando della prima dose. Ricordiamo anche che i britannici avevano cominciato prima dei paesi UE.
Tra i 27 il paese con i numeri più alti è la Germania, 131mila dosi somministrate al 31 dicembre.
Tutti gli altri paesi ne hanno molti meno, ma a questo punto diventa importante il rapporto con la popolazione, con il numero di abitanti.
Così, per esempio, i quasi 30mila vaccini della Danimarca valgono molto di più dei nostri 32mila.
La Polonia ha vaccinato 47mila persone, il Portogallo – qui il dato è di due giorni fa – 16mila, l’Austria 6mila, la Croazia 7mila, la Finlandia quasi 2mila.

In fondo alla classifica l’Olanda – che non è ancora partita, dice il governo, per problemi organizzativi – e la Francia, poco più di 300 vaccini.
Secondo un calcolo del Martin Programme dell’Università di Oxford, che ha calcolato il rapporto tra vaccini somministrati e numero di abitanti, l’Italia sarebbe indietro rispetto a diversi altri paesi UE.

Il monito di Mattarella a mettere da parte le scaramucce politiche di basso profilo

(di Luigi Ambrosio)

Questo è tempo di costruttori.
Cinque parole del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica che riassumono tutto il pensiero e le intenzioni di Sergio Mattarella.
Esortare gli italiani a non abbassare la guardia proprio adesso, mantenendo i comportamenti necessari a contenere la pandemia, con una sottolineatura del dovere di vaccinarsi, avendo fiducia nella scienza senza lasciar prevelare ignoranza e pregiudizi.
Avvertire le forze politiche che non c’è spazio per manovre di parte che mettano in pericolo la possibilità di fare fruttare l’occasione irripetibile del recovery plan.
Spronare tutti a una rinascita morale e materiale.
“Quello che inizia sarà il mio ultimo anno da Presidente della Repubblica. La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato” ha detto. Un auspicio civile e un programma politico che si realizzerà, nelle intenzioni del Capo dello Stato, solo con la responsabilità: “delle istituzioni, dei corpi intermedi, di tutti noi”. Una responsabilità che origina dalla memoria di quello che è stato vissuto. Una memoria collettiva che deve essere costruita.
“Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. E’ questo quel che i cittadini si attendono”. Tradotto: no a crisi politiche causate dalle lotte per il potere nella gestione del denaro in arrivo dall’Europa. Non si può tradire chi ha pagato la pandemia con il dolore, il lutto, la perdita del lavoro. Più che una difesa del governo Conte in quanto tale, è l’esortazione a seguire il solco politico che è stato tracciato a Bruxelles. E’ l’auspicio di una uscita dagli anni dell’ideologia liberista. Mattarella ha ricordato come la crisi del 2008 non generò una risposta politica solidale da parte dell’Europa: “vecchi canoni politici ed economici mostrarono tutta la loro inadeguatezza”. Questa volta le cose sono andate diversamente. Far saltare il banco non si può. Il gioco è più grande di quello che si gioca a Roma.

Beppe Sala: “Voglio portare a termine il cambiamento”

“Mi sono candidato perché non voglio una città governata dalla Lega”. È quanto ha spiegato ai nostri microfoni oggi il sindaco Giuseppe Sala.
“Non penso di essere il meglio per Milano, ma mi sono sentito il candidato più forte per il centrosinistra” ha aggiunto.

Sala ha poi confermato di voler puntare sui giovani, di aver affidato il suo comitato elettorale a una donna di 40 anni, Maura Satta Flores con mandato di formare un gruppo di giovani che vedano nella politica un’opportunità. Sul programma, come sentivate ha dato appuntamento a metà gennaio, ma un accenno lo ha fatto e in particolare sui fondi europei del Recovery Fund
“È fondamentale per la città -ha detto- e noi stiamo chiedendo alcune cose perché sappiamo cosa fare con quei fondi ad esempio -ha aggiunto- vorremmo lavorare di più sul trasporto pubblico, sull’allungamento delle metropolitane e sull’edilizia popolare”.

Queste sono ore decisive per la scelta del candidato sindaco che il centro destra opporrà a Giuseppe Sala.
Roberto Rasia dal Polo, il manager direttore della comunicazione del gruppo Pellegrini, ha confermato oggi dalla sua pagina Facebook la sua disponibilità ad essere il candidato del centrodestra. Il nome è stato proposto da Salvini e Meloni e si attende ancora il via libera di Forza Italia. Rasia 46 anni ha iniziato come giornalista è passato da Banca Mediolanum e ora come dicevamo dirige la comunicazione della Pellegrini, società che si occupa di mense aziendali. Evidente il tentativo delle destra di opporre al manger Sala un suo più giovane e rampante collega.

L’intervista completa

Trump non si dà ancora per vinto. Quando getterà la spugna?

Tornato alla Casa Bianca dopo le vacanze in Florida, il presidente uscente degli Stati Uniti ha riaperto i fuochi per tentare di ribaltare l’esito delle presidenziali vinte da Joe Biden.

La nuova campagna è partita come sempre da Twitter, dove Trump ha sostenuto che in Michigan i computer hanno riversato voti inesistenti su Biden e ha condiviso uno dopo l’altro dei video della rete di estrema destra One America news secondo la quale a Trump sarebbero stati sottratti quasi sei milioni di voti negli Stati chiave.

Ma soprattutto Trump ha deciso di appoggiare l’operazione in cui si è lanciato il senatore Josh Hawley, che vuole costringere il Senato americano a votare sulla ratifica dell’elezione di Biden, il 6 gennaio prossimo, trasformando quello che di solito è un passaggio rituale in una battaglia campale in aula.

Josh Hawley, giovane e battagliero avvocato del Missouri, si è infatti incaricato di quella che il Wall Street Journal ha definito “una missione kamikaze”: contestare in Senato gli esiti del voto e costringere così i senatori repubblicani, che sono in maggioranza, a decidere se “tradire” o meno il presidente uscente.

Non sono ancora note le argomentazioni che Hawley porterà in aula ma il suo tentativo sembra più che altro una mossa mediatica, con poche speranze di ribaltare l’esito delle presidenziali, benché lo stesso Hawley sostenga che in privato decine di senatori repubblicani lo stanno contattando per appoggiare la sua battaglia. E da oggi ha anche il sigillo del Comandante in capo uscente.

È morto il rapper MF Doom

(di Matteo Villaci)

E così, con un ultimo colpo di coda, il 2020 ci porta via anche MF DOOM. A dire la verità la sua scomparsa, resa nota dalla moglie con un post solo ieri alle 23:00 ora italiana, risalirebbe al 31 di ottobre, ma cambia poco. I motivi per cui Daniel Dumille, vero nome dell’artista, ci ha lasciato restano ancora ignoti. L’aggettivo che più spesso gli veniva accostato nell’abiente hip hop, soprattuto in quello underground, era leggenda. E la sua vita sembra davvero una leggenda, costellata di successi, scelte coraggiose e dolori strazianti. Nato a londra da Madre di Tridindad e padre dello Zimbabwe e trasferitosi giovanissimo a New York, il suo percorso musicale sembra svolgersi al contrario. Inizia infatti a fare rap in un trio, i KMD, insieme a suo fratello, Dj Subrock e Rodan. Subito notati, vengono messi sotto contratto dalla Elektra, ma il tempo di un disco e le cose precipitano. Suo fratello muore in un incidente stradale, e lui lascia la Elektra deluso dalle dinamiche commerciali che gli vengono imposte. Abbandona le scene per un lungo periodo, ma quello che sembra un addio è in realtà il preludio alla nascita della sua leggenda, che lo porterà negli anni a cavallo della fine del secolo a diventare una delle più importanti ed influente figura dell’hip hop indipendente mondiale. Il suo ritorno alle scene è datato 1997, e sul suo volto è comparsa una maschera. Da quel momento sarà il suo marchio di fabbrica. Il suo più grande successo arriva nel 2004 in coppia con Madlib, con cui forma i Mad Villain. E’ il disco Maidvillany, il cui approccio originale all’hip hop, fatto di canzoni brevi, liriche oscure, pochi ritornelli ed un suono non commerciale lo rendono un classico, acclamato da pubblico e critica. E’ con lavori come questo che MF DOOM guadagna il centro della scena indipendente, quella legata alle radici, che odora ancora di verità, di strada. Ne diventa alfiere e non lascia più quella bandiera. Non lo fa fino a oltre l’ultimo giorno, dato che la sua ultima collaborazione, The Chocolate Conquistadors con BADBADNOTGOOD è uscita ai primi di dicembre. Anche se nessuno lo sapeva, era già la prima sua opera postuma.

L’andamento dell’epidemia di Covid-19 in Italia

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