Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Giovedì 4 giugno 2020

Il racconto della giornata di giovedì 4 giugno 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia diffusi oggi col commento del presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta ai ritardi del governo sui fondi del Decreto Bilancio, passando per la delicata questione del Mes e la posizione del Movimento 5 Stelle. La BCE, intanto, ha deciso di potenziare con altri 600 miliardi di euro il Quantitative Easing, mentre la pandemia in molti Paesi del Mondo non accenna a rallentare. Infine i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

(Di Sara Milanese)

Secondo la Protezione Civile, nelle ultime 24 ore in Italia si sono registrate 88 vittime per Coronavirus; quasi un terzo, cioè 29, in Lombardia. Il dato più positivo è sicuramente quello dei nuovi contagi: 177, non erano mai stati così pochi dal 1° marzo.
La metà dei nuovi casi si concentra in Lombardia: qui si registrano 84 positivi, su una quantità di tamponi però piuttosto bassa: solo 3410. Sono quasi mille a livello nazionale i nuovi guariti, 239 i dimessi, e diminuiscono anche i ricoveri in terapia intensiva: meno 15.
Nove aree segnano zero contagi; 6 regioni non registrano decessi: Friuli, Umbria, Valle d’Aosta, Sardegna, Calabria e Basilicata.

Oggi è stato pubblicato anche il secondo Rapporto di Istat e Istituto Superiore di Sanità sull’impatto dell’epidemia di COVID-19 sulla mortalità totale in Italia.
A livello nazionale i decessi totali si sono ridotti dagli oltre 80mila di marzo ai quasi 65 mila di aprile; soprattutto la stima dell’eccesso di mortalità è passata dal 48,6% di marzo al 33,6% di aprile.
Tra le ragioni di questo calo ci sono una diminuzione della mortalità indiretta e una miglior capacità di diagnosi e monitoraggio, come ci spiega anche il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, intervistato da Diana Santini:

 

I ritardi del governo sui fondi del DL Rilancio

(Di Michele Migone)

Giuseppe Conte ha chiesto scusa per i ritardi con cui vengono erogati i fondi del Decreto Rilancio, ma molti italiani dovranno aspettare ancora settimane per vedere i soldi promessi. Non si tratta solo dei 98 decreti attuativi necessari per dare corso ai provvedimenti, ma anche delle macchinose procedure per l’erogazione dei soldi. Che invece servono subito come si comprende dai drammatici numeri sulla disoccupazione e dall’alto numero di richieste per i sussidi. In quindici giorni 250.000 persone hanno fatto domanda per il reddito di emergenza che l’Inps inizierà a pagare dal 19 giugno. 150.000 le richieste invece il bonus da 500 euro per colf e badanti, che dovrebbe essere saldato in una decina di giorni. 191.000 le domande per il bonus Baby Sitter. I soldi dovrebbero arrivare in giugno. In pratica il bonus copre solo due mesi sui sette che vanno da marzo a settembre. Ci sono poi ancora ritardi sul pagamento della cassa integrazione in deroga a tre mesi dall’inizio della crisi, mentre invece l’Inps assicura che le altre pratiche verranno evase entro il 19 di giugno. Solo nei prossimi giorni l’Agenzia delle Entrate pubblicherà sul suo sito il modulo per chiedere il contributo a fondo perduto per lavoratori e aziende autonome. Il tempo è ora il fattore politico più importante. Se tutto va bene, i primi soldi del Recovery Fund arriveranno tra qualche mese. Gli altri nel 2021. Roma chiederà altri 20 miliardi del fondo europeo per l’occupazione per fronteggiare la cassa integrazione in autunno. Ma tutto si sposta in là, nel futuro. Le risorse per migliaia e migliaia di persone servono ora.

I soldi del MES. Cosa deciderà l’Italia?

(Di Anna Bredice)

In attesa dei tempi per il Recovery Fund la battaglia si sposta sul Mes, con un’operazione da parte di un’area della maggioranza di pressione verso i Cinque Stelle ad accettare i soldi, 36 miliardi da destinare agli interventi nel settore della sanità. Una scelta che l’Italia potrebbe essere costretta a fare presto. Oggi in questa operazione si è speso il Ministro dell’Economia Gualtieri dicendo che il tasso per un prestito di sette anni è addirittura negativo, “nel senso che ci pagherebbero per darci il prestito”. Che molte delle condizioni che erano state imposte alla Grecia, quasi al punto da perdere la sovranità, non esistono più è stato ripetuto in questi mesi, ora Gualtieri cerca di convincere gli altri ad accettare, soprattutto i cinque stelle, i quali nel momento in cui Conte porterà in Parlamento il voto per il Mes dovrebbero dire di sì senza perdere la faccia. Conte ieri se ne è uscito con una dichiarazione a metà, senza dire né sì né no. L’unica condizione per il prestito è che vengano indicate le spese sanitarie dirette e indirette che verranno finanziate. In questo senso anche Leu spinge perché si utilizzino i soldi del Mes, il ministro Speranza avrebbe messo a punto un piano che prevede 20 miliardi di investimenti, con il potenziamento delle rete ospedaliera e di quella delle cure del territorio, 10 miliardi per ciascuna voce, comprese anche le assunzioni di nuovo personale medico e la stabilizzazione dei precari, molti dei quali sono stati chiamati per l’emergenza Covid. Anche le regioni si dividono su come spendere questi soldi, e quelle che hanno una sanità pubblica più solida mostrano quale importanza abbia avuto questo sistema anche per affrontare la pandemia. Una nuova rivalità tra regioni sull’eventuale uso dei soldi del Mes nel sistema sanitario e un conflitto più politico che potrebbe spostarsi in Parlamento tra i Cinque Stelle e il resto della maggioranza.

BCE, nuovo potenziamento del Quantitative Easing

La Bce ha deciso di potenziare con altri 600 miliardi di Euro il Quantitative Easing per far fronte all’emergenza COVID nell’area Euro.
Il commento di Andrea Di Stefano, direttore di Valori:

 

Green Economy, le pressioni sul governo inglese

(Di Chiara Ronzani)

Il presidente del parlamento europeo Sassoli ha invitato l’Italia a non lasciare indietro il Green Deal. Anche il Wwf ha presentato 50 proposte all’esecutivo per rilanciare l’economia in maniera sostenibile. Finora i fondi stanziati dal governo per la riconversione economica sono stati residuali e i principali gruppi industriali pressano l’esecutivo per rifinanziare i settori tradizionali.
In Gran Bretagna si è creato invece un gruppo di pressione trasversale per convincere il governo a usare la crisi generata dalla pandemia per cambiare i settori di investimento.
Può sembrare strano che il Manifesto delle principali associazioni ambientaliste somigli così tanto alla lettera indirizza a Boris Johnson da oltre 200 amministratori delegati delle principali imprese britanniche. Entrambi pressano il governo conservatore perché si decida a mettere vincoli stringenti ai fondi per le imprese. Li devono ricevere solo coloro che investono in sostenibilità ambientale, energia pulita, riciclo e riuso. Nelle tecnologie per migliorare la qualità dell’ambiente, del trasporto, della produzione. Chiedono di accelerare sulla decarbonizzazione.
Nella stessa direzione punta il principe Carlo, che ha promosso una serie di incontri con le imprese, insieme al World Economic Forum, sollecitando governo e aziende a puntare su una ripresa verde.
Il Regno Unito, escluso dal Recovery Fund dell’Unione Europea che ha voluto lasciare, capisce che deve fare uno scatto in avanti e creare lavoro nei settori del futuro, abbandonando industrie e tecniche che a breve dovranno essere abbandonate.
L’hanno capito gli industriali, che non stanno chiedendo come accade in Italia di restaurare quanto perso e si aggrappano all’esistente.
I posti di lavoro da creare sono centinaia di migliaia, e si tratta per una volta di lavoro qualificato, con anche una buona fetta di ricerca e sviluppo. Chi ci arriverà prima avrà un vantaggio determinante. Per questo chi vuole restare fermo deve essere penalizzato. Per una volta gli obiettivi di ambientalisti e associazioni di imprenditori sembrano convergere.

COVID-19 nel Mondo. La situazione in Brasile e USA

(Di Chiara Ronzani)

Nel Mondo sono stati superati i 6 milioni e mezzo di casi di Coronavirus. I decessi ufficiali sono oltre 386mila. Il COVID-19 sfonda in America Latina, dove si registrano oltre 1,1 milioni di casi, la maggior parte dei quali in Brasile. Nel paese guidato dal negazionista Bolsonaro, oggi ci sono stati 1.349 morti nelle ultime 24 ore e il bilancio delle vittime sta per superare quello dell’Italia.
Negli Stati Uniti sconvolti dalle proteste per la morte di George Floyd si teme una seconda ondata di contagio. In ben 19 dei 50 stati i contagi di questa settimana sono stati superiori alla precedente, mentre in un solo giorno, ieri, si sono registrati 20mila nuovi casi. I morti hanno superato i 107mila.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Da tempo pensavo a un nuovo programma, senza rendermi conto che lo avevo già: un archivio dei miei incontri musicali degli ultimi 46 anni, salvati su supporti magnetici e hard disk. Un archivio parlato, "Ricordi d'archivio", da non confondere con quello cartaceo iniziato duecento anni fa dal mio antenato Giovanni. Ogni puntata presenta una conversazione musicale con figure come Canino, Abbado, Battiato e altri. Un archivio vivo che racconta il passato e si arricchisce nel presente. Buon ascolto. (Claudio Ricordi, settembre 2022).

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    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Secondo episodio: La guerra non è popolare. L’Europa si riarma con 800 miliardi. In questi anni aveva già raddoppiato la propria quota di spese militarti, soprattutto comprando dagli Stati Uniti. Lo faremo di più, visto che Trump disinvestirà dalla Nato e dall’Europa. E’ la “fine delle illusioni”, come dice Von der Leyen, di essere garantiti dalla pace, perché d’ora in poi bisognerà usare la forza. E intanto si educa la popolazione con manuali che dicono: “In caso di guerra…”. La propaganda è altissima perché non c’è nulla di più antipopolare e antidemocratico della guerra e la militarizzazione d’Europa è tutta sulle spalle dei suoi cittadini. Con Michele Paschetto di EMERGENCY vi racconteremo come in Afghanistan in più di venti anni di guerre le cure abbiamo svolto un ruolo straordinario di mediatore. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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    Una trasmissione settimanale  a cura di Anaïs Poirot-Gorse con in regia Nicola Mogno. Una trasmissione nata su Shareradio, webradio metropolitana milanese che cerca di ridare un spazio di parola a tutti i ragazzi dei centri di aggregazione giovanili di Milano con cui svolgiamo regolarmente laboratori radiofonici.

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    C'è Di Buono: Max Casacci racconta Eartphonia III: Through the grapevine

    Anche in questa puntata parliamo di qualcosa che ha a che fare con la cultura enogastronomica, ma anche, molto, con la musica. Per la prima volta il caro Max Casacci (già colonna dei Subsonica) è stato ospite di un nostro programma non prettamente musicale, per raccontare il terzo episodio del suo progetto "Eartphonia", che lo ha portato in Franciacorta per "Through the grapevine", realizzato con i suoni del vino; suoni e rumori catturati nelle cantine dell'azienda vitivinicola Bersi Serlini Franciacorta. A cura di Niccolò Vecchia

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