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Cgil: “Dialogo sul DL Dignità”

Luigi Di Maio

Claudio Jampaglia ha intervistato a Giorni Migliori Tania Scacchetti della Segreteria Nazionale CGIL sulle relazioni tra il sindacato e il governo di Giuseppe Conte in questa prima fase.

Qualche segnale c’era, lo abbiamo detto e lo sottolineo ancora: anche solo come inversione di tendenza nel linguaggio, dire che vuoi intervenire sulla regolazione del mercato del lavoro andando verso il contrasto alla precarizzazione dello stesso che è stata la cifra su cui il Paese e l’Europa hanno scommesso la possibilità di continuare a competere negli ultimi 20 anni. Dire che vuoi fare un intervento sul tema delle delocalizzazioni, ad esempio, è condivisibile dal nostro punto di vista, poi però dobbiamo misurare gli atti. Intanto abbiamo un decreto che ha avuto un nome abbastanza pomposo, chiamarlo decreto dignità rispetto all’esito che avrà…

È marketing…

Sì, è molto marketing, ma c’è anche un atteggiamento molto individualista, c’è molto rifiuto di una concertazione. Non derubricherei quello che sta facendo il vicepremier Salvini ad alcune boutade: c’è un atteggiamento fortemente illiberale di questo governo.

Voi parteciperete alle manifestazioni che si stanno organizzando?

Assolutamente sì. Noi stiamo ragionando anche su nostre mobilitazioni, ma saremo in piazza. Saremo in piazza anche domani con il popolo dei Rom che sarà davanti Montecitorio a Roma domani pomeriggio. Per noi è inaccettabile, si è superato un confine e la crescita della propaganda dell’odio in questo Paese sta generando frutti avvelenati e atteggiamenti razzisti che vanno non solo deprecati, ma su cui è necessario ricostruire un senso di comunità. Credo che la CGIL debba essere in prima linea per i valori che ha e per le politiche che propone.

Esistono dei dialoghi tra voi e persone che sono vicine al Governo oltre a quelli che vediamo istituzionalmente? C’è un tentativo di capirsi e di parlarsi?

C’è un tentativo fatto in un modo un po’ diverso dal passato. La strada che ha scelto il governo non è quella della disintermediazione che abbiamo visto negli ultimi anni – cioè rifiuto la logica del confronto, faccio io e poi al limite sento il parere – ma è una concertazione molto larga che però non costruisce vere relazioni. O almeno al momento non costruisce vere relazioni. Noi, per il terzo lavoro, abbiamo avuto colloqui informali, siamo stati sentiti alla Camera e abbiamo parlato con qualche parlamentare, ma non c’è stato né un confronto. Abbiamo fatto una richiesta sulle politiche del lavoro e sul tema delle pensioni al ministro del Lavoro Luigi Di Maio. La prima, lo scorso giugno, è ancora lì sul tavolo. I vari tavoli che avete visto che si sono aperti, anche con la partecipazione del sindacato, sono quello dell’Ilva e quello sui famosi rider che sono un po’ l’emblema della precarietà. C’è questo tentativo “uno vale uno” che è un po’ anche la logica del Movimento. Ancora non c’è una costruzione, ma io non posso dire che non c’è una interlocuzione vera e propria. Il Ministero sta ancora facendo le deleghe ai sottosegretari, quindi auspichiamo che a settembre si possano costruire relazioni più solide e stabili. Vorrei però sottolineare che questo decreto dignità è entrato in un modo e ora sta uscendo in un altro e quindi pur contenendo intuizioni importanti dal nostro punto di vista, – anche se non risolutive, ma nessuno si aspetta qualcosa di risolutivo nella precarizzazione del mercato del lavoro – se uscirà con un intervento sui voucher che affianca il decreto sulla limitazione del tempo determinato, a me i dubbi sulla reale intenzione del governo non possono non venire. E sono anche il frutto di un’evidente difficoltà interna alla maggioranza di avere, almeno su questi temi, una linea chiara e netta.

RIASCOLTA L’INTERVISTA:

Luigi Di Maio
Foto dalla pagina FB di Luigi Di Maio https://www.facebook.com/LuigiDiMaio/
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    Gaza vista dai suoi fotografi

    "I Grant You Refuge": è il titolo di una mostra ospitata alla Biblioteca Sormani di Milano fino al 6 dicembre. Sono le toccanti fotografie di un collettivo di sei fotografi palestinesi che permettono di vedere attraverso il loro sguardo ciò che è accaduto a Gaza. Alcuni di loro sono stati uccisi, altri minacciati, come Shadi Al-Tabatibi, che è stato costretto a fuggire in Egitto e ora si trova in Italia. Tiziana Ricci lo ha incontrato davanti alle sue fotografie.

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