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Jobs Act: “Senza incentivi, meno assunzioni”

Il governo aveva scommesso sul Jobs act, con più facilità di assumere e di licenziare, e sugli incentivi alle imprese per dare una forte spinta all’occupazione stabile, contando sulla ripresa dell’economia. Ma i dati dell’Inps segnalano che, nei primi otto mesi dell’anno, questo non sta avvenendo.

Finito il doping del 2015 degli incentivi pieni alle imprese e con un’economia che stenta a riprendersi, la crescita dei posti a tempo indeterminato si è ridotta e sono aumentati i licenziamenti anche quelli che, prima della cancellazione, erano tutelati dall’Art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Quest’ultimi sono stati 11mila in più rispetto al 2015.

Non sono grandi numeri, però indicano un tendenza che potrebbe diventare preoccupante dopo che è stato di fatto abolito l’Art. 18, togliendo un diritto ai lavoratori. Un tendenza che si somma al continuo boom dei voucher, i buoni lavoro, “nuova frontiera del precariato”, li aveva definiti il presidente dell’Inps Tito Boeri.

Un quadro di instabilità del lavoro che arriva ai casi più pesanti di sfruttamento come ha dimostrato la vicenda dei fattorini di Foodora. Sui dati forniti sull’occupazione in Italia resta intanto una situazione non più accettabile che alimenta confusione e disorientamento: Inps, Inail, ministero del Lavoro continuano a fornire ognuno i propri dati, dopo aver promesso dieci mesi fa di voler unificare le comunicazioni statistiche sul lavoro.

In sintesi questi i dati dell’Inps:

nei primi otto mesi dell’anno le assunzioni sono calate dell’8,5 per cento, a quota 3 milioni e 782 milioni. I contratti a tempo indeterminato sono stati 800mila, in netto calo rispetto agli 1,2 milioni dello scorso anno e meno anche dello stesso periodo del 2014, quando a marzo entrò in vigore il Jobs Act.

Massiccio l’utilizzo dei voucher: tra gennaio e agosto di quest’anno sono stati venduti quasi 97 milioni di buoni lavoro, del valore nominale di 10 euro, con un incremento, rispetto ai primi otto mesi del 2015, del 36 per cento.

L‘ex ministro del Lavoro Cesare Damiano commenta cosi le stime dell’Inps:

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