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Carofiglio e De Cataldo raccontano la loro musica

In questa quinta edizione del Medimex, Salone dell’Innovazione Musicale organizzato alla Fiera del Levante di Bari da Puglia Sounds, Radio Popolare ha incontrato e fatto parlare molti musicisti, così come diversi produttori e operatori dell’industria musicale. Ma cosa c’entrano due scrittori? Due scrittori “pop”, come Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo?

Intanto Gianrico Carofiglio è una specie di illustre padrone di casa: non solo è uno degli autori che in questi anni ha meglio raccontato e fotografato con le parole la città di Bari. Ma come presidente della Fondazione che gestisce il Teatro Petruzzelli di Bari è anche uno dei più importanti rappresentanti istituzionali della produzione artistica e culturale della città.

Ma soprattutto con l’amico De Cataldo condivide una grande passione per la musica, e nei libri di entrambi abbiamo spesso trovato prova di questa passione. Da qui siamo partiti per la nostra conversazione con loro, ai microfoni di Niccolò Vecchia e Maurizio Principato: “A me piace molto citare pezzi musicali di vario genere nei miei libri – ha esordito Carofiglio – ma senza esibizionismo. Non voglio fare sfoggio di erudizione musicale, mi piace che un pezzo musicale, che sia moderno o meno, rock o di lirica, abbia una diretta pertinenza con quello che sto raccontando, dimostrandosi funzionale a far conoscere meglio un personaggio o a far capire come si sta svolgendo una storia”.

E in che modo uno scrittore pilota anche attraverso una citazione musicale la storia che sta scrivendo o il personaggio che ha creato? “Una parte di questa risposta è semplice per me – dice De Cataldo – perché quando io amo davvero un personaggio prima o poi ascolterà o canterà qualcosa di Leonard Cohen. Per il resto anche a me non piace far vedere che conosco questo verso dei Radiohead o qualche altro gruppo di tendenza, quanto invece mi interessa far capire cosa fa un personaggio in relazione alla sua musica, di che valori è portatore. Perché l’estetica del personaggio raccontato diventa anche estetica della scrittura, è una cifra narrativa importante”.

Il personaggio fa sempre un po’ quello che vuole – è intervenuto Carofiglio – ma è indubbio che per attribuirgli caratteristiche positive o negative gli accostiamo cose che ci piacciono o che non ci piacciono. Nel mio ultimo romanzo La regola dell’equilibrio c’è un intero capitolo che ruota tutto intorno a una splendida canzone di Leonard Cohen, “Alexandra leaving”, che pochi sanno essere sostanzialmente la riscrittura di una poesia di Kavafis”.

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Da sinistra: Maurizio Principato, Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo. Foto di Niccolò Vecchia

“La musica però non ci deve essere quando scrivo”. E’ molto netto Giancarlo De Cataldo, che descrive la sua concentrazione come piuttosto rigida: “O scrivo, o ascolto: non riesco proprio a concentrarmi se c’è della musica in sottofondo. Anzi, direi che sono proprio contrario al concetto esistenziale di musica di sottofondo, oltre a coltivare un odio cattivo nei confronti di jingle e siglette delle sergreterie e dei centralini”.

“Io invece sono anarchico in questo – ha precisato Carofigliomi piace essere disturbato e distratto mentre scrivo, non solo dalla musica. Mi piace essere interrotto dalle persone che entrano nella stanza in cui sto lavorando, mi piace scrivere in treno, nelle sale d’attesa. Però condivido con De Cataldo un odio cartaginese per le musiche di sottofondo”.

E in un mondo in cui le fonti di fruizione musicale sono sempre di più, come ascoltano e scoprono nuova musica questi due grandi scrittori? “Io non scarico mai musica illegalmente – precisa subito Carofiglio – ne faccio proprio una questione di principio. Però ho cambiato molto il mio modo di ascoltare la musica, molto spesso uso la rete, Youtube e le altre piattaforme. Sono rimasto comunque legato all’idea di andare nei negozi di dischi e comprare l’oggetto fisico”.

“Io sono nato con il vinile – racconta invece De Cataldo – e per me è stato un trauma il passaggio al virtuale. Fortunatamente ho un figlio nativo digitale, peraltro appassionato musicista, che mi fa da guida, e che mi racconta anche di come secondo lui questa evoluzione della fruizione di musica sia molto positiva, perché impone la perfomance dal vivo come luogo elettivo del consumo musicale, annullando così qualsiasi trucco della sala di registrazione”.

Tutto questo, e molto altro della nostra conversazione con Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo, lo potete riascoltare integralmente qui sotto.

Intervista con De Cataldo e Carofiglio

  • Autore articolo
    Niccolò Vecchia
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    Quando le povertà dei padri e delle madri ricadono sui figli e sulle figlie. In Italia il titolo di studio dei genitori condiziona le opportunità di di vita dei minori. La povertà educativa è diventata di fatto ereditaria. Sono gli ultimi dati dell’Istat a raccontare questa ingiustizia. Il 34% dei figli di genitori con un titolo di studio inferiore o uguale alla licenza media vive in condizione di “deprivazione materiale e sociale”. La percentuale crolla al 3% se i genitori sono laureati. L'ereditarietà della povertà educativa è anche un tradimento di un principio fondante della Repubblica. L’articolo 3 della nostra Costituzione, la seconda parte, assegna un compito preciso allo stato, e cioè quello di “rimuovere gli ostacoli” che limitano di fatto l’uguaglianza tra i cittadini. Un compito evidentemente non svolto, vista la permanenza della disuguaglianza. Pubblica ha ospitato oggi la sociologa Chiara Saraceno.

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