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Calcio e politica in Palestina, la mostra dell’artista Darren Cullen

Darren Cullen - Occupation - palestina

In Palestina il calcio è uno sport estremamente popolare ma l’occupazione israeliana impedisce a chi vorrebbe intraprendere questa carriera di riuscire a farlo.

Gli spostamenti della nazionale di calcio palestinese sono sottoposti a restrizioni e molti dei suoi giocatori più promettenti sono stati spesso detenuti, feriti, resi disabili in maniera permanente o uccisi dopo gli attacchi e i raid delle forze israeliane.

Nel 2014 due giovani calciatori della squadra, Jawhar Nasser e Adam Halabiya sono stati gambizzati a un checkpoint israeliano in una delle zone occupate.

Gli stadi e i campi da calcio sono stati bombardati dalle forze di difesa e alcune sezioni del muro che separa Israele e Palestina sono state costruite nel mezzo del campo della sede dell’Università Al-Quds di Abu Dis.

Tutto questo è stato denunciato dall’artista Darren Cullen, in mostra da oggi con la sua opera “Occupation” al Kunstraum Kreuzberg/Bethanien di Berlino, insieme ad altri artisti del gruppo “The Art of Subvertising”.

Raccogliendo notizie sugli attacchi, gli omicidi, gli arresti sommari e i visti negati ai calciatori per competizioni importanti, Cullen ha rappresentato le difficoltà degli atleti palestinesi attraverso il famoso gioco da tavolo calcistico Subbuteo. Nell’opera si vedono giocatori con le stampelle e in sedia a rotelle, giocatori in manette che tentano di competere contro una squadra rivale composta da soldati delle forze di difesa israeliane che, su una torretta vicina allo stadio ideato dall’artista, controllano il campo dall’alto.

Non è la prima volta che attraverso l’arte vengono denunciati l’uso eccessivo e immotivato della forza contro la popolazione palestinese e, in particolare, contro la squadra nazionale.

Lo ha fatto anche lo scorso anno, il giovane regista americano di origini palestinesi Mohammad Saffouri con un cortometraggio dal titolo “Touchline”, candidato al Tribeca Film Festival di New York, che quest’anno si tiene dall’8 al 20 giugno.

Nel corto, realizzato come parte del suo progetto di tesi alla George Mason University e con l’intento dichiarato di raccontare il dramma palestinese della “Nakba” del 1948, Saffouri ripercorre la vera storia del nonno.

“Non avrei potuto trovare un racconto migliore per spiegare cosa questa guerra e l’oppressione hanno portato a tante persone”, ha detto il regista. “Mio nonno è stato cacciato dalla sua città, costretto a rinunciare alla sua terra, alla sua famiglia, ai suoi amici e, soprattutto, al suo sogno di giocare nella Nazionale di calcio palestinese”.

Eleonora Panseri
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    Redazione
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