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Borsopoly, conoscere la finanza etica

Borsopoly

L’iniziativa di Banca Etica per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla finanza etica e responsabile prende il via domani a Milano, in Piazza Affari, col gioco della finanza. Andrea Di Stefano, direttore di Valori, racconta cosa è rimasto e cosa si sarebbe potuto fare dei 1.400 miliardi dati alle banche dall’Europa. Un esempio su tutti: battere la fame nel Mondo.

L’intervista di Claudio Jampaglia a Giorni Migliori.

Alcune cose sono cambiate, ma essendo mancata quasi completamente l’azione politica dal punto di vista regolatore, la strategia anticrisi è stata affidata quasi totalmente alle banche centrali e al fatto che le banche centrali hanno sostanzialmente invaso il mercato di liquidità e questo, in assenza di politiche economiche chiare da parte del pubblico – salvo in alcuni casi come la Cina – non ha fatto altro che tornare ad amplificare la bolla finanziaria.

11mila miliardi di dollari spesi, ma quanti di questi hanno raggiunto davvero l’economia è oggetto di costante studio per voi.

Sì, ma in questa fase è ancora difficile direi quanto sia realmente ritornato all’economica reale e quanto invece sia stato utilizzato per amplificare la bolla finanziaria. Tanto per fare un esempio, sappiamo che i mercati borsistici sono ai massimi e sembrano non fermarsi. Direi che le strategie delle banche centrali non siano state inefficaci, qualcosa hanno sicuramente aiutato, in particolare in alcuni comparti industriali. Poi rimane drammaticamente presente il tema che la finanza continua ad essere dominante e più grande dell’economia reale. Questa credo sia la cosa più preoccupante, perchè poi dentro questa dinamica di eccesso finanziario sta il virus del possibile scoppio di un’altra crisi. Ovviamente con le politiche dell’amministrazione Trump si parla esplicitamente del fatto che molti Paesi emergenti oggi rischiano delle violentissime e gravissime crisi che si traducono poi in problemi sull’economia e la vita reale.

Noi però siamo qui anche a raccontare Borsopoly, perchè voi tutto questo avete deciso di portarlo in piazza.

Domani l’appuntamento è in piazza Affari. Un grande gioco, una sorta di gioco dell’Oca con una serie di domande molto semplici e allo stesso tempo intriganti sulla finanza. L’obiettivo che ci si pone è quello dell’educazione finanziaria: molto spesso ignoriamo questi meccanismo e ignoriamo anche il fatto che, quando scegliamo dove mettere qualche centinaio di euro di risparmi, se non stiamo attenti rischiamo di perderli molto facilmente e di autoalimentare la speculazione che poi colpisce noi stessi. Io faccio sempre l’esempio: se si compra un EFT, che è un prodotto finanziario e uno strumento per speculare e scommettere sull’andamento degli indici, e si mette qualche risparmio per tentare di guadagnare sull’andamento delle materie prime, se poi ci si ritrova coi prezzi del grano e della pasta che aumentano magari siamo noi stessi che speculando su quell’indice delle materie prime stiamo facendo aumentare quei prezzi. La finanza da questo punto di vista è veramente devastante e pericolosa.

Voi come continuate? Avete ancora qualche altro appuntamento?

Domattina alle 7 pubblichiamo un intero dossier online, disponibile per tutti, di lavori coi numeri di questa crisi. Mi permettono solo di fare un esempio. L’Europa ha speso direttamente 1.400 miliardi di euro per salvare le banche e noi abbiamo fatto una simulazione: cosa si poteva fare con 1.400 miliardi di euro? Si sarebbe anche potuto eliminare la povertà assoluta nei Paesi più poveri, perchè la Banca Mondiale dice che per raggiungere gli obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite – quindi sconfiggere la fame – sono necessari solo 25 miliardi.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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