Palazzeide

Renzi, sereno nel Bahrain

La premessa è che nessuno glielo impedisce e il viaggio, assicura, se lo è pagato con i propri soldi. Tra i divieti delle zone rosse e arancioni, gialle no perché per tutto aprile quel colore non riscalderà le nostre regioni, obbligati a non uscire dai propri comuni o ad andare a casa della nonna solo in due, inspiegabilmente ognuno di noi però può raggiungere un aeroporto e volare all’estero.
E quindi nessuna violazione delle regole anti Covid per Renzi, che con camicia un po’ sbottonata e pass al collo ha assistito al gran premio di Formula uno in Bahrain.
Ma una domanda però, come si suol dire, sorge spontanea: che sta succedendo a Matteo Renzi in questo periodo?
E’ come se improvvisamente volesse dimostrare provocatoriamente che dei giudizi, delle opinioni degli altri parlamentari e soprattutto dei suoi elettori e dell’opinione pubblica, non gli interessasse molto.
Si è battuto per i ristori, ora chiamati sostegni, per l’assegno unico alle famiglie e poi con grande tranquillità va a trascorrere il fine settimana in uno degli hotel più cari di Dubai.
Professori e studenti sono davanti a Montecitorio perché chiedono di tornare a scuola e lui che fa? Vola in Bahrain a vedere la corsa di Formula uno. Per non parlare del viaggio in Arabia saudita su cui pochi giorni fa ha avuto un’uscita alla ‘questo lo dice lei’: “Mohamed Bin Salman è un mio amico, e che sia il mandante dell’omicidio Kashoggi lo dite voi”.
Appare un po’ fuori tempo, fuori contesto. Sta lasciando a Salvini la conduzione della battaglia nel governo per la riapertura di bar e negozi a metà aprile, quando invece con Conte faceva il diavolo a quattro per questo obiettivo. Renzi sembra non essere riuscito a trovare una sua strada né di lotta né di governo con Draghi a Palazzo Chigi.
Del resto, l’assoluta centralità che i passi falsi di Conte e la sua stessa spregiudicatezza gli avevano regalato ora si è persa completamente. I numeri dei suoi parlamentari non sono più interessanti, anzi qualcuno al Senato se ne è pure tornato alla Casa madre, niente ago della bilancia quindi, Draghi non lo cita mai nelle sue conferenze stampa e questo deve essere un grande problema per il suo orgoglio.
Ma a pensar bene, c’è un altro fatto che deve aver messo in grande crisi Renzi: quella fotografia di Enrico Letta e Giuseppe Conte che dopo il loro incontro annunciano soddisfatti di andare verso nuove avventure è il colpo decisivo alle sue strategie machiavelliche. I due, che aveva senza molti scrupoli mandato via da Palazzo Chigi, sono tornati, cosa faranno dei loro partiti si vedrà nel tempo, ma guideranno forze politiche che hanno consensi a due cifre, e invece il due e basta è quello che Italia viva deve rassegnarsi ad avere nei sondaggi.
Il grande centro di cui vedeva se stesso come il principale manovratore si fa fatica a capire che destino avrà. Letta vuole creare una grande coalizione di centro sinistra e legittimamente vuole mettere il suo partito al centro, anche rispetto ai Cinque stelle.
Cosa resta a Renzi? Nemmeno un incontro con Letta, quest’ultimo ha visto tutti, da Calenda a Conte, ma nella sua agenda un incontro con chi gli ha preso con voracità la campanella a Palazzo Chigi ancora manca.
Lo vedrà, ma non ha fretta, tra i due, da quando Letta è tornato da Parigi, si è creata un po’ quella curiosità da soap opera: lo chiamerà, non lo chiamerà, capirà di aver sbagliato e giurerà di non tradirlo mai più?
Letta lo tiene un po’ sulla graticola, sapendo bene quanto gli fa male, infatti Renzi sulla graticola proprio non ci sa stare, allora parte e se ne va “serenamente” in Bahrain.

  • Anna Bredice

    A Roma con il cuore, una figlia e la testa, a due passi dai tetti belli di Garbatella e dal Gazometro di Ostiense, atmosfere tra Ozpetek e il caffè sospeso di Casetta Rossa. A Milano con gli affetti, la famiglia e la radio della vita. Seguo la politica per Radio Popolare da tanti anni, con impegno, partecipazione, a volte rabbia e passione.

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    Biometano fatto bene e transizione agroecologica per ridurre le emissioni climalteranti degli allevamenti. Legambiente e una parte del mondo degli agricoltori sta affrontando questo aspetto dell’inquinamento dell’aria della Pianura Padana. Il metano è molto più impattante sull’effetto serra dell’anidride carbonica, ottantaquattro volte in più. Se ne è discusso in un convegno alla Cascina Nascosta del Parco Sempione di Milano tra esperti scientifici, esperienze agricole e industriali, in Lombardia e Veneto, di recupero del metano dagli allevamenti. Uno dei focus è l’attenzione alle emissioni fuggitive, quelle nel ciclo del recupero primo e dopo lo stoccaggio nei reattori. Nell’Abc dei Domini Collettivi la professoressa Marta Villa dell’Università di Trento affronta Heimat, il legame con i territori di vita che accumuna gli usi civici di questi luoghi, da lasciare migliori per le generazioni future. Per Le Storie Agroalimentari Paolo Ambrosoni recensisce il libro Storie di Mozzarelle di Germano Mucchetti, un testo sulla diversità delle paste filate più famose, e i territori di produzione. Descriviamo la riscoperta e valorizzazione di grani locali e tradizionali dell’Appennino romagnolo, ma anche del Parco del Ticino milanese, nonché di antichi forni, del fattore alla Cascina Caremma di Besate, di comunità nel borgo di Morimondo e dell’adiacente Abbazia cistercense. Per gli autori fuori porta, geografie e storia dei paesaggi lombardi del Teatro Franco Parenti con la Fondazione Pierlombardo, in collaborazione con la Regione Lombardia, c’è la descrizione dell’agricoltore filologo Niccolò Reverdini dell’arazzo dedicato ai lavori in campagna di giugno, disegnato dal Bramantino ed esposto al Castello Sforzesco di Milano.

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