Urlando furiosa

“Potere ai Piccoli!”

Ogni volta che mi preparo a scrivere un post mi prende sempre un senso di inadeguatezza paragonabile a quello che può avere una banale yogurtiera davanti ad un dinamico estrattore…
So che ci sono notizie molto importanti che meriterebbero parole : mi atterrisco pensando a Dongo, trattengo le lacrime leggendo dell’ennesimo caso di femminicidio, rimango attonita guardando le foto dei cittadini del regno sovrano di Gaia e non posso che esprimere il mio dissenso e anche disgusto per la bozza di legge del comune di Cassina de’ Pecchi.
Ma scelgo di parlare ancora una volta del Piccolo Teatro Aperto di Milano.
Desidero farlo perchè la nostra impresa giunge al termine.
Oggi consegneremo la nostra Riforma Strutturale del Lavoro nello Spettacolo alla VII Commissione Cultura del Senato e della VII Commissione della Camera.
Abbiamo condiviso il contenuto insieme a tutti gli altri coordinamenti regionali, piccole e grandi compagnie, teatri, che hanno aderito e contribuito, rendendo questo documento il più trasversale possibile.
Per un mese, dalle nove del mattino alle nove di sera, abbiamo presidiato uno spazio nato per essere di “Libera Arte per Tutti”.
In questo luogo abbiamo discusso rigorosamente distanziati, organizzato conferenze, ospitato altri lavoratori condividendo con loro le nuove forma di precariato che ci avviluppano e tolgono speranza, ci siamo sanificati e annusati fino ad imparare a riconoscerci.
Siamo mutati ogni giorno.
Ogni momento di convivenza ha cambiato la nostra consapevolezza e ha rinsaldato la nostra unione.
Sarei un’ipocrita a narrare le vicende del Chiostro Nina Vinchi come un gioviale incontro fra differenti umanità e correnti di pensiero.
Niente affatto.
Sono state numerose le diatribe, le prese di posizione accalorate, le proposte contrastanti per trasformare i lavori di pensiero in forma scenica.
Non è stato facile neanche rinunciare a ciò che è il nostro mestiere per rispettare le normative e lo spazio.
La cosa più difficile è stata quella di trovare un accordo tra arte e rivendicazione politica, come se non fosse già scritto nella storia di questo teatro il legame indissolubile che c’è fra entrambe.
Ma oggi voglio scrivere che queste compagne e compagni di chiostro sono più di un coordinamento di lavoratrici e lavoratori.
Sono sognatori.
Manufatti rari.
Si sono esposti con la naturalezza e l’onestà di chi sa che sta facendo una fatica che forse spetterebbe ad altri.
Sono menti generose che hanno messo a disposizione il loro tempo per proporre una visione futura per un Bene Collettivo e Comune.
Io personalmente non ho scritto una riga di questa riforma, non ne ho le competenze, il mio ruolo è stato altro.
Forse un fool in un chiostro senza Re.
Ai miei compagni di gioco va il mio riconoscente inchino.
Chapeau!

  • Rita Pelusio

    Attrice e regista, nei suoi lavori con la drammaturgia di Domenico Ferrari utilizzano il linguaggio dell’arte comica per affrontare tematiche sociali e civili. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche. E’ amica di Radiopopolare con la quale si sveglia ogni mattina.

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