La nave di Penelope

Pandemia e maturità, un ritorno alla semi-normalità?

Tornano gli scritti alla maturità. Dopo la solita altalena a cui ci ha abituati la pandemia si tornerà a vedere le penne che scorrono frenetiche sui fogli protocollo, mani che sfogliano nervose i dizionari e dita che saltellano sui tasti delle calcolatrici.

Il colpo di scena è arrivato qualche mese fa, tra docenti esasperati e studenti disperati. Un ritorno alla semi-normalità dopo la Dad che ha gettato nello sconforto dei ragazzi inconsapevoli di dover affrontare, come ormai non si fa da tre anni, la materia d’indirizzo. “Non sono pronti a tradurre, speriamo che ci sia margine per fargli fare un’analisi”, dicevano alcuni professori di lettere del liceo classico appena arrivato l’annuncio. “Va peggio ai ragazzi dello scientifico”, commentava qualche studente di scienze umane.

Alla fine, come sempre si fa in questi casi, dopo qualche giorno di lamentele, pianti e ansia, ci si è messi sotto.

Poi c’è stata la polemica “mascherina sì, mascherina no”. Navi intere cariche di parole vuote. “Niente maturità con le mascherine”, non si stancano di ripetere alcuni del mondo della scuola e non. Non si fanno attendere le risposte preoccupate dei virologi. Poi di nuovo politici che cavalcano la donchisciottesca battaglia del “facciamo fare gli esami senza la mascherina”, come se fosse di fondamentale importanza per i ragazzi negli ultimi tre giorni che si passano dentro le aule, dopo due anni a rispettare distanze tra le rime bucali, banchi a rotelle, gel igienizzante, scaglionamenti, mascherine chirurgiche e Ffp2.

E poi il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, trova la risposta tautologica: per gli scritti mascherina obbligatoria, agli orali “decidano i presidenti di commissione se ci saranno le condizioni per abbassarla”. E da lì la rivolta dei presidi: “Non possiamo decidere noi”. Del resto, come dargli torto, lo scaricabarile sembra lo sport nazionale pandemico. Alla fine il governo ha deciso: niente obblighi, mascherina solo raccomandata. E così il circo folkloristico di polemiche, cambi di direzione, botta e risposta, che più del Sars-Cov-2 si è attaccato al mondo della scuola durante gli anni della pandemia, non poteva mancare anche in questa occasione.

Ma, anche in mezzo a tutto questo, il gran giorno è arrivato, oggi inizia la maturità. Nonostante per il resto dell’anno sembrano essere sempre in secondo piano, i protagonisti, almeno per qualche giorno, restino i ragazzi. In bocca al lupo a tutti!

  • Claudia Zanella

    Sono nata a Milano nel 1987. Ma è più il tempo che ho passato in viaggio, che all’ombra della Madonnina. Sono laureata in Filosofia e ho sempre una citazione di Nietzsche nel taschino. Mi piacciono tante cose ma, se devo scegliere tra le mie passioni quali sono quelle che più parlano di me, direi: la Spagna, il rock e il giornalismo. Dopo averci vissuto, Madrid è la mia città d’elezione; il rock scandisce il mio ritmo di vita e venero le mie chitarre come oggetti magici; infine, fare la giornalista soddisfa il mio impulso alla Jessica Fletcher di voler sempre vedere chiaro e poi raccontare. Ho lavorato per cinque anni per La Repubblica, come cronista e responsabile del settore “Educazione e scuola” a Milano. Cofondatrice del progetto di storytelling su Milano ai tempi del coronavirus: “Orange is the new Milano”. Sono approdata a Radio Popolare nel 2019, occupandomi di un po’ di tutto, ma mantenendo sempre un occhio vigile sul mondo della scuola.

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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