L'Ambrosiano

Libertà di stampa

Un modo per dire che bisogna ricordare il 25 aprile c’è: salvaguardare la libertà di stampa. Sul presidio della democrazia, premessa di esercizio di tanti altri diritti ci dovrebbe essere ampia convergenza, invece tira una brutta aria. Tra gli stessi operatori si creano divisioni: in Rai ad esempio è nato un sindacato in alternativa all’Usigrai. E quali siano i propositi politici di tale iniziativa lo si è visto dall’atteggiamento della vicedirettrice del Tg1 contro Scurati e le donne che ricorrono all’aborto. In ballo c’è il “servizio pubblico”, che vuol dire primariamente rispetto di pluralità, diversità, valore e rilevanza dell’altro per il bene comune. Contesto nazionale e internazionale non son favorevoli all’esercizio del giornalismo. Focolai di guerra seminano germi di schieramenti, appartenenze, allineamento al potere, censura. Ma ci sono le responsabilità di chi ha il potere. Il governo Meloni è un prototipo di non amore per i giornalisti, metafora d’un non amore per chiunque ha idee, propositi, progetti diversi da quelli di Palazzo Chigi. Dialogo e confronto con forze sociali, intellettuali, minoranze danno l’orticaria alla destra. In pochi giorni ne abbiamo avuto un florilegio, in linea con un anno e mezzo di governo. Si va dagli interventi a gamba tesa sui singoli, alle querele intimidatorie, alle minacce del carcere, alla stretta sulla pubblicazione di atti, all’insofferenza per le conferenze stampa, alle inchieste considerate non per le verità che svelano, ma come atti di persecuzione politica. La cornice che consente la guerra all’informazione, perché di questo si tratta, è la madre di tutte le riforme come coerentemente la chiama la sua genitrice Giorgia Meloni: il premierato. Si cerca di sedurre (e di bombardare) l’opinione pubblica con slogan tipo “norma antiribaltone, per governi stabili”. Invece si vuole “Una donna sola al comando”, cioè contro democrazia parlamentare e equilibrio tra poteri che la Costituzione antifascista ha stabilito col sangue di chi ha combattuto per la libertà propria, dei figli e delle generazioni a venire. Meloni e sodali non riescono a dire “antifascista” perché è la parola libertà il problema per loro. Il Paese ne paga le conseguenze. La misura è quasi colma!

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    L’Europa e il bellicismo crescente delle sue classi dirigenti. L’ultimo caso, quello dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e la postura aggressiva che dovrebbe tenere la Nato. Cosa possono fare il pensiero e la cultura della pace per contrastare l’escalation bellicista e la normalizzazione della violenza? Le risposte possono non essere quelle consuete, soprattutto perché in Occidente stiamo assistendo ad un cambio delle coordinate geopolitiche costruite negli ultimi ottant’anni. Un esempio. Il settimanale «The Economist» ha scritto nella sua rubrica di geopolitica «The Telegram» apparsa oggi sulle pagine online: «In Europa le preoccupazioni per l’inaffidabilità dell’America sotto Donald Trump stanno lasciando il posto a un timore più grande: che, pur presentandosi come il campione della civiltà occidentale, egli consideri ormai le democrazie occidentali reali come avversarie. “Nella Washington di oggi” - scrive il nostro editorialista di The Telegram - l’Europa “è spesso descritta con maggiore disprezzo rispetto alla Cina o alla Russia”. Pubblica oggi ha ospitato Donatella Della Porta, scienziata della politica, e Agostino Giovagnoli, storico.

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    Nell'ultima puntata di 37e2 abbiamo letto la lettera di una persona che ha lavorato come in un Cpr, Centro di permanenza per il rimpatrio, e che con molta amarezza ha deciso di abbandonare il lavoro. La lettera ci è arrivata attraverso la Rete Mai più lager - No ai Cpr con cui siamo in contatto per raccontarvi cosa accade nei Cpr.

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    Il Congresso USA vuole capire chi ha dato l'ordine di uccidere i sopravvissuti a un attacco missilistico della Marina contro una presunta nave di narcos in acque internazionali: il ministro "della guerra" Pete Hegseth o l'ammiraglio Frank Mitch Bradley? In ogni caso è un crimine di guerra. L'ossessione per i narco e il Venezuela dell'amministrazione Trump analizzata da Antonella Mori, Capo Programma America Latina del ISPI. Roberto Festa commenta il ruolo e l'antipatia crescente anche tra i militari per il Segretario di Stato venuto dalla tv. Domani i giovani tedeschi scendono in piazza per dire no al ritorno della leva militare "volontario" (che poi se non bastano i volontari si passa al sorteggio) e circonderanno il Bundestag per ricordare ai parlamentari al voto che i giovani rivendicano il diritto all'obiezione di coscienza presente all'articolo 4 della Costituzione, come ci racconta Sebastiano Canetta, corrispondente del Manifesto da Berlino. House Europe, è una petizione europee per chiedere alla Ue di istituire il diritto al riuso degli edifici, contro la speculazione edilizia e per la valorizzazione del diritto alla casa e al ripopolamento dei centri storici, ce la racconta Giacomo Ardesio, architetto, cofondatore del collettivo Fosbury Architecture.

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