Il tè nel deserto

Il tempo delle mele

Provate a fare un esperimento. Pensate esattamente a un anno fa a ritroso da oggi e cercate dei ricordi. Ricordi belli che vi emozionino, che avete voglia di rivivere, che vi riempiano di gioia o di allegria. Quanti sono? Temo pochi e comunque immagino che siano ricordi chiusi in casa, legati soprattutto a uno stato d’animo di angoscia, di paura, di insofferenza e di tristezza. Se  ne trovate, come spero, di positivi credo che siano legati ad alcuni momenti di guarigione, al risultato di un tampone negativo, allo scampato pericolo per i vostri cari. E forse poco più.

In questi giorni è uscito un film che ha molto a che vedere con la questione dei ricordi e che vi consiglio di cercare sulla piattaforma MioCinema. Si intitola Apples, è diretto dal regista greco Christos Nikou, uscito dalle fila dei collaboratori del più celebre Yorgos Lanthimos, noto per aver portato la cinematografia greca a livello internazionale, con storie distopiche, miste di fantascienza, thriller psicologici, costruzioni cerebrali e quadri immersi in un’estetica fredda e inquietante. Tra i suoi film più noti e premiati ci sono The lobster e La favorita.

Ma torniamo alle nostre mele, quelle che nel film il protagonista sbuccia meticolosamente come alla ricerca del suo passato svanito.
In questo film, pensato qualche anno fa, realizzato un bel po’ prima del 2020 e visto per la prima volta all’ultima Mostra del cinema di Venezia in apertura della sezione Orizzonti, siamo in mezzo a una pandemia mondiale che provoca un’improvvisa amnesia. Il protagonista Aris è in cura per ricostruirsi una nuova identità, fatta di nuovi ricordi e di un passato costruito attraverso a una serie di indicazioni registrate dai suoi medici curanti su audio cassette. A questi messaggi devono seguire testimonianze fotografiche scattate in diverse situazioni con una polaroid, che l’attore Aris Servetalis riproduce impassibile in questa strana vita smemorata e senza alcun appiglio, silenzioso e impermeabile quasi come Buster Keaton.

Nella nostra pandemia da coronavirus la memoria gioca un ruolo importante. Per gli adulti è più facile ma più struggente tornare con il pensiero a fatti accaduti prima del febbraio 2020, viaggi, nascite, amori, unioni, vacanze, amici, passeggiate, successi personali, etc. etc. e va detto che con l’aiuto dell’algoritmo dei social a volte certe fotografie riaffiorano all’improvviso irrompendo nella nostra quotidianità in lockdown ormai perenne. Ma i più giovani fino a dove arrivano con i loro ricordi?
E se l’anno appena trascorso in casa e in dad, gli avesse cancellato parte delle esperienze positive vissute precedentemente?

Il film Apples è una riflessione sul funzionamento della nostra memoria, sulla velocità con cui si dimenticano cose o persone anche importanti, su quanto le emozioni influenzino i nostri ricordi e come formino la nostra identità. Il regista Christos Nikou con questo film ha voluto raccontare una società di persone sole, in cui la malattia è un’espediente per parlare della condizione umana a livello individuale e ha utilizzato un’ironia sottile con qualche scena surreale, per non calcare la mano sulla visione deprimente che ne sarebbe uscita.
E che in questo momento storico non saremmo riusciti a perdonargli.

 

 

 

  • Barbara Sorrentini

    Laureata in filosofia, giornalista, conduttrice e autrice a Radio Popolare. Dal 2002 cura e conduce la trasmissione “Chassis” e per qualche anno ha realizzato “Vogliamo anche le rose”, dedicata ai documentari. Per Radio Popolare ha condotto i diversi contenitori culturali e tuttora realizza servizi e interviste per trasmissioni e Gr. Tra le ultime trasmissioni “A casa con voi” e “Fino alle 8” con la rassegna stampa del mattino. È stata direttrice artistica del Festival dei beni confiscati alle mafie. Ha collaborato con La Repubblica, E-Il Mensile, Pagina 99, blogger per MicroMega, Cineforum Web, Cinecittà News, 8 1/2. È tra i curatori del libro Entretiens- Nanni Moretti, edito dai Cahiers du Cinéma, ed è tra gli autori della Guida ai film per ragazzi (Il Castoro). È stata consulente dell’Assessorato alla Cultura di Milano (2012-2013).

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    Il Verziere di Leonardo di sabato 14/06/2025

    Biometano fatto bene e transizione agroecologica per ridurre le emissioni climalteranti degli allevamenti. Legambiente e una parte del mondo degli agricoltori sta affrontando questo aspetto dell’inquinamento dell’aria della Pianura Padana. Il metano è molto più impattante sull’effetto serra dell’anidride carbonica, ottantaquattro volte in più. Se ne è discusso in un convegno alla Cascina Nascosta del Parco Sempione di Milano tra esperti scientifici, esperienze agricole e industriali, in Lombardia e Veneto, di recupero del metano dagli allevamenti. Uno dei focus è l’attenzione alle emissioni fuggitive, quelle nel ciclo del recupero primo e dopo lo stoccaggio nei reattori. Nell’Abc dei Domini Collettivi la professoressa Marta Villa dell’Università di Trento affronta Heimat, il legame con i territori di vita che accumuna gli usi civici di questi luoghi, da lasciare migliori per le generazioni future. Per Le Storie Agroalimentari Paolo Ambrosoni recensisce il libro Storie di Mozzarelle di Germano Mucchetti, un testo sulla diversità delle paste filate più famose, e i territori di produzione. Descriviamo la riscoperta e valorizzazione di grani locali e tradizionali dell’Appennino romagnolo, ma anche del Parco del Ticino milanese, nonché di antichi forni, del fattore alla Cascina Caremma di Besate, di comunità nel borgo di Morimondo e dell’adiacente Abbazia cistercense. Per gli autori fuori porta, geografie e storia dei paesaggi lombardi del Teatro Franco Parenti con la Fondazione Pierlombardo, in collaborazione con la Regione Lombardia, c’è la descrizione dell’agricoltore filologo Niccolò Reverdini dell’arazzo dedicato ai lavori in campagna di giugno, disegnato dal Bramantino ed esposto al Castello Sforzesco di Milano.

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