Mia cara Olympe

Aborto: il lungo sabotaggio della scelta delle donne

Non so più quante volte e in quanti modi ci hanno provato e continuano a provarci: a cercare di sabotare la legge 194, a svuotarla in ogni modo – non bastasse il livello altissimo di obiezione di coscienza del personale sanitario – a mandare gli antiabortisti di associazioni del terzo settore nei consultori con il camice del ‘sostegno alla maternità”, a promuovere leggi regionali o regolamenti, persino la sepoltura dei feti, il tutto con  l’evidente scopo di minare la  libera scelta delle donne, di colpevolizzarle, di complicare il già complicato slalom cui sono costrette se vogliono interrompere una gravidanza, in ultimo di far arretrare il dibattito pubblico verso le posizioni più oscurantiste.

Qui, ancora una volta, siamo: a scovare persino in un emendamento del Pnrr – passato oggi alla Camera con 185 voti favorevoli, 115 contrari e 4 astenuti, dovrà poi essere esaminato dal Senato –  la riproposizione di un tentativo già fatto molte volte, ovvero quello di aprire le porte dei consultori pubblici ai militanti antiabortisti. Gli stessi consultori che dovrebbero occuparsi della salute delle donne, che lo hanno fatto egregiamente nella loro lunga e importante storia, che per molte di noi sono stati il primo approdo per cominciare a occuparsi del proprio corpo e della propria sessualità… Gli stessi consultori, racconta una mia amica che lavora nell’hinterland di Milano, in cui oggi si è passati da 3 ginecologi  in servizio ad un solo gettonista – neanche lo stesso, capita chi capita – con un’agenda che varia, oggi c’è, domani chissà, e il tempo passa nel tentativo di mettere le toppe e di  cercare di rispondere ai bisogni, che sono tanti, di donne lasciate sempre più sole.

Indecente, tutto ciò è indecente, mentre dalla maggioranza di governo, un giorno sì e pure l’altro, arrivano proclami a sostegno della vita delle donne… E tocca arrabbiarsi, ricordare che questo è un sabotaggio di lunga durata e mai finito, misurare la distanza con la vicina Francia che il diritto ad un aborto sicuro e legale l’ha messo in Costituzione e con quell’Europa che ne ha ricalcato i passi, seppur con una decisione non vincolante.  E ripromettersi di esserci, ancora, in una battaglia che ci ha visto, tante volte, in piazza e al lavoro con altre donne e che però necessita ancora delle energie (e della rabbia) di tutte.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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    "I Grant You Refuge": è il titolo di una mostra ospitata alla Biblioteca Sormani di Milano fino al 6 dicembre. Sono le toccanti fotografie di un collettivo di sei fotografi palestinesi che permettono di vedere attraverso il loro sguardo ciò che è accaduto a Gaza. Alcuni di loro sono stati uccisi, altri minacciati, come Shadi Al-Tabatibi, che è stato costretto a fuggire in Egitto e ora si trova in Italia. Tiziana Ricci lo ha incontrato davanti alle sue fotografie.

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