
I particolari non si conoscono ancora, ma è evidente che l’invio delle navi militari italiane di fronte alle coste libiche ha il sapore del blocco navale. Lo chiedeva da tempo la destra e il governo Gentiloni, sentendo il nuovo vento che spira, ha deciso di seguire questa strada, una strada che secondo lo storico del colonialismo italiano Angelo Del Boca porta a una guerra d’immagine, ma molto pericolosa.
Spiazzato dall’attivismo di Emmanuel Macron, spinto dalle pressioni della destra, Paolo Gentiloni ha deciso di dare il segnale verde a un’operazione militare che ha il solo scopo di dimostrare all’elettorato che il governo italiano è seriamente intenzionato a bloccare l’arrivo dei migranti.
Nel giro di pochi mesi e grazie alla tornata elettorale delle amministrative, vinta dalla Lega, si è passati dalla rivendicazione di Mare Nostrum (Noi buoni, l’Europa è cattiva)), alla Minniti – Orlando, all’aiutiamoli a casa loro, per poi infine sfociare nel blocco navale, strumento scelto per rispedire i migranti al mittente: ovvero i centri di detenzione in Libia in cui le condizioni di vita sono disumane.
Una guerra d’immagine, ma molto pericolosa. Chi di noi si è scordato dalle tragedia della Kater I Rades, la motovedetta albanese carica di persone, affondata nell’Adriatico durante l’inseguimento di una nave militare italiana? Una guerra d’immagine, ma molto pericolosa perché sposta ancora più a destra il dibattito sull’immigrazione. Matteo Salvini segna un altro punto