Alcune domande, dopo il 25 aprile, se le sono poste tutti: come guardare al futuro, come trasmettere la memoria, come coinvolgere i giovani.
Giovani che “i valori li hanno -diceva una mamma che manifestava assieme alla figlia adolescente- ma che ci vedono come un mondo alieno, troppo lontano dal loro modo di essere”.
E’ una questione di simboli ma è soprattutto una grande questione politica: quale forma concreta debbano assumere i valori della Resistenza, oggi.
Il Partito Democratico ha cominciato dai simboli e per la prima volta si è presentato al corteo colorato di blu, il blu dell’Europa assurta a simbolo di progresso. L’europeismo è un grande valore che si contrappone ai nazionalismi di ritorno, alla Le Pen per intendersi.
Tra i “patrioti europei” portati ad esempio dal Pd, però, c’erano personaggi che con la sinistra e con la tradizione riformista c’entrano poco, per usare un eufemismo.
Uno dei cartelli che hanno sfilato al corteo della Liberazione era dedicato a Coco Chanel.
La stilista francese avrà pure rivoluzionato la moda femminile ma fu una amica dei nazisti, collaborazionista della repubblica fascista di Vichy.
Se sei il più grande partito del centrosinistra a Milano, città capitale della Resistenza, e sfili inneggiando a Coco Chanel hai commesso un errore grave. Anche perché Coco non è sola, nella galleria degli svarioni: la pagina Facebook “Noi, Patrioti Europei”, ha ospitato una citazione di Roberto De Mattei, fondatore prima di Alleanza Cattolica e poi del Centro Culturale Lepanto, due organizzazioni di destra radicale. Resisi conto della portata politica della cosa, che nel frattempo aveva iniziato a circolare sui social, i responsabili della pagina hanno rimosso il testo.
I vertici del Pd milanese dicono: “chi fa sbaglia, chiediamo scusa”. Una ammissione di responsabilità che non risolve la questione politica alla base degli errori: la leggerezza va bene ma non può trasformarsi in superficialità. I temi in questione sono troppo importanti. Bisogna studiare di più.