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Su Prime Video arriva la storia dell’icona femminista Lucille Ball

Lucille Ball Being the ricordas

Al pubblico italiano, probabilmente, la figura di Lucille Ball non è così nota: solo la prima
stagione della sitcom di cui era protagonista e produttrice, I Love Lucy, arrivò sul – all’epoca – unico canale Rai col titolo italiano Lucy ed io nel 1960, cioè quasi dieci anni dopo l’inizio negli Stati Uniti (bisogna anche ricordare che, nel nostro paese, le trasmissioni televisive cominciarono solo nel 1954). Per gli statunitensi, per gli studiosi d’audiovisivi e per gli appassionati di tv, però, Lucille Ball è un’icona indiscutibile, una figura titanica della storia del piccolo schermo e della storia della comicità. Attrice teatrale a Broadway e cinematografica sotto contratto alla RKO (nonché lontana cugina di Ginger Rogers), per tutti gli anni 30 e 40 Ball cercò di sfondare sul grande schermo, ma nessun produttore sembrava in grado di trovarle i ruoli giusti, relegandola costantemente a comprimaria o ragazza del coro. In questi anni conobbe il musicista e attore cubano Desi Arnaz, che sposò nel 1940; dopo la Seconda guerra mondiale registrò una sitcom radiofonica di grande successo e così la CBS, che alle frequenze radio aveva appena aggiunto la neonata trasmissione televisiva, le chiese di sviluppare un programma per il piccolo schermo insieme al marito. Nacque così I Love Lucy, che oggi è considerato il prototipo delle situation comedy domestiche, non solo per quanto riguarda i contenuti – scenette comiche ambientate frequentemente tra la cucina e il salotto, in cui sono coinvolti tipicamente, oltre alla casalinga Lucy e al marito Ricky Ricardo, due amici vicini di casa –ma anche e soprattutto nella definizione tecnologica e produttiva del formato: la registrazione in studio davanti a un pubblico dal vivo, la ripresa contemporanea in multicamera per preservare l’immediatezza degli sketch.

Sul piccolo schermo Lucille Ball si rivelò una stella di prima grandezza: finalmente libera dalla posticcia immagine di diva inavvicinabile, poteva dare sfogo al suo incredibile talento comico, fatto di grande fisicità slapstick e di un’espressività facciale esilarante amplificata dai primi piani, un talento che gli storici oggi equiparano a quello di Charlie Chaplin e Buster Keaton. Nei panni della goffa e intraprendente casalinga Lucy, sposata a un musicista e desiderosa di avvicinarsi al mondo dello spettacolo, Lucille Ball dal 1951 al 1957 fu protagonista della sitcom, tra i prodotti seriali più visti di sempre dal pubblico americano. Segnò svariati record – quello della risata spontanea del pubblico più lunga di sempre, per esempio, e quello della prima donna incinta ad apparire in tv, in un periodo in cui la parola “incinta” in tv non si poteva nemmeno pronunciare – e poi diede vita a diversi spinoff, ma soprattutto fondò col marito la casa di produzione Desilu, che, dopo il divorzio da Arnaz nel 1960, guidò da sola producendo alcune delle serie televisive più importanti di sempre, come Star Trek e Mission: Impossible. Il 21 dicembre su Amazon Prime Video arriva in esclusiva il film Being the Ricardos, incentrato proprio sul complicato rapporto professionale e sentimentale tra Lucille Ball e Desi Arnaz sul set di I Love Lucy. A interpretare i due ci sono la diva Nicole Kidman e l’attore spagnolo Javier Bardem, e il regista e sceneggiatore del film è Aaron Sorkin, un’altra figura cruciale per l’evoluzione del linguaggio televisivo, sebbene in tempi più recenti: è stato l’autore di The West Wing e The Newsroom, oltre che della sceneggiatura, premiata con l’Oscar, di The Social Network. Le recensioni di Being the Ricardos da oltreoceano – dove è uscito in sala, probabilmente sperando di poter correre agli Oscar – non sono, a dir la verità, molto entusiaste, ma poco importa: se questo nuovo film offrirà a qualcuno l’opportunità di scoprire la straordinaria figura di Lucille Ball, ne sarà valsa comunque la pena

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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    A Milano arriva il Godai Fest: Rodrigo D'Erasmo, tra gli ideatori, ce l'ha raccontato

    Sabato 20 e domenica 21 settembre al Paolo Pini di Milano si terrà la prima edizione del Godai Fest, il festival multidisciplinare che unisce la musica alle arti performative e visive nato da un’idea del musicista Rodrigo D’Erasmo, del produttore Daniele Tortora e dell’artista visivo Cristiano Carotti per abbattere i recinti di genere e di partecipazione, connettere le arti, sperimentare nuovi linguaggi, ampliare le visioni. L’arte, in tutte le sue declinazioni, sarà protagonista di un viaggio attraverso i 4 elementi della cultura umana (Fuoco, Terra, Acqua, Aria) ai quali si aggiunge, secondo la filosofia orientale, il principio del Vuoto. Ad ogni elemento corrisponde un curatore: Rodrigo D'Erasmo in questa intervista di Elisa Graci e Dario Grande a Volume ci ha presentato il concetto e il programma di questo festival.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Vieni con me di mercoledì 17/09/2025

    Il primo Pride della Valtellina Chiavenna. L'emozione, ha fatto salir la fame! Per merenda: pane burro e acciughe con bollicina,. Poi via si torna a Milano, al Piccolo Salone del Libro Politico al Conchetta. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    In Etiopia inaugurata la diga della discordia

    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

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    Oggi a Volume abbiamo iniziato parlando del Festival Suoni Delle Dolomiti giunto alla sua 30a edizione, ma anche del Godai Fest, evento che si terrà nel weekend al Parco Ex Paolo Pini di Milano e che ci racconta Rodrigo D'Erasmo in qualità di direttore artistico. A seguire segnaliamo il concerto-evento pro Palestina organizzato da Brian Eno che si terrà questa sera a Londra, e concludiamo con il quiz dedicato al cinema, oggi incentrato sul film Il Diavolo Veste Prada del 2006.

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