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«Crisi dei rifugiati, Europa al crepuscolo»

«L’Europa è al crepuscolo perché sta dimostrando di non saper affrontare un problema, quello dei rifugiati, che in realtà non rappresenta un pericolo per le popolazioni europee».

Barbara Spinelli, eurodeputata nel gruppo della Sinistra Europea, giornalista, scrittrice, è stata ospite oggi a Memos.

Il suo è un ritratto-denuncia di un’Europa che, avendo smarrito il suo progetto originario, è incapace di affrontare la questione dei rifugiati. Spinelli sostiene che non serve fare appello ai valori dell’Europa. Per riconoscere i diritti dei rifugiati basta applicare le norme scritte nelle convenzioni internazionali firmate dall’Europa e nelle Costituzioni europee.

«I rifugiati nel mondo – dice Barbara Spinelli – sono 60 milioni, mentre in Europa nel 2015 ne sono arrivati un milione. Lo 0,2 per cento della popolazione europea. Ci sono Paesi come il Libano e la Giordania che affrontano il problema meglio della prospera Europa. Perché c’è questa situazione crepuscolare e di dimissione collettiva delle élite politiche europee? Perché si continua a parlare di crisi della migrazione quando invece si dovrebbe parlare di crisi dei rifugiati e dell’asilo. E’ una cosa ben differente. Per essere ancora più precisi: la vera crisi è quella delle politiche europee, del progetto europeo. È la disgregazione del progetto europeo a rendere così difficile da gestire la questione dei rifugiati che di per sé potrebbe e dovrebbe essere risolta con serie politiche dell’asilo».

La disgregazione del progetto europeo quindi finisce per incentivare chi specula sulla paura per ottenere consensi elettorali?

«Direi di sì – sostiene Barbara Spinelli – anche se si tratta di un calcolo di breve termine e pericolosissimo. Inseguendo parole d’ordine, programmi che sono dell’estrema destra in Europa, alla fine l’elettorato sceglierà l’originale votando l’originale. Oltre alla rincorsa di slogan della destra estrema, c’è anche una politica dissennata di esternalizzazione delle politiche di asilo, dei rifugiati. Si cerca di spostare il problema al di là delle nostre frontiere chiudendosi a riccio in Europa e fingere che così si risolve la situazione».

Dopo gli attentati terroristici, da Parigi a Bruxelles, dai leader europei è arrivato un richiamo ai valori dell’Europa repubblicana come leva su cui fondare una risposta al terrorismo. In questa crisi dei rifugiati, però, quando papa Bergoglio si richiama ai valori europei della solidarietà, quei valori appaiono negati dalle politiche decise in Europa. Perché i valori europei vengono usati a giorni alterni?

«Se potessi dare un ordine all’Unione europea – risponde Spinelli – le vieterei di usare la parola valori. Usare la parola valori è diventata una copertura di politiche che non hanno niente a che fare con i valori che vengono affermati. Chiederei all’Europa di usare al posto di valori, parole come norme, diritti, obblighi basati su precisi articoli delle convenzioni internazionali, della Carta europea dei Diritti e delle Costituzioni nazionali. Se ci si ispirasse non a valori astratti ma a precisi articoli delle convenzioni internazionali sui diritti dei rifugiati, l’accordo tra Ue e Turchia non avrebbe mai potuto vedere la luce. È un accordo di esternalizzazione, di trasferimento di responsabilità fatto con un Paese che non rispetta minimamente in questo momento storico i diritti della persona e dei rifugiati. Mi sono meravigliata moltissimo del piano proposto dal governo italiano all’Europa. Il governo italiano si rende conto di ciò che sta dicendo quando definisce l’accordo con la Turchia “un modello innovativo”? Renzi pensa di estenderlo a una serie di altri Paesi che finirebbe per includere dittature come l’Eritrea e il Sudan. Mi chiedo se il governo se ne renda conto. Le critiche a quell’accordo con la Turchia sono numerose: non solo le Ong, ma anche l’Alto commissariato dell’Onu, Amnesty International e Human Rights Watch. Sappiamo da mesi che ai confini tra Siria e Turchia la polizia e l’esercito turco sparano sui migranti siriani che cercano di entrare in Turchia. Il leader dei liberali nel parlamento europeo, Guy Verhofstadt, ha detto ieri che bisogna immediatamente sospendere l’accordo con la Turchia proprio a causa di questi episodi di violenza. Aggiungo io che il governo turco, che riceve i rimpatriati dalla Grecia, ne manda a migliaia di nuovo nelle zone di guerra siriane. Tra queste migliaia di persone ci sono anche bambini non accompagnati. Mi domando se il governo Renzi sa ciò che sta dicendo e facendo».

Lei che spiegazione si dà del comportamento del governo italiano?

«Secondo me lo ha spiegato molto bene in una frase il Relatore Speciale dell’Onu per i diritti dei migranti François Crépeau che, cito la frase, dice: “Loro (gli europei) preferiscono lasciar morire i rifugiati perché è un buon deterrrente”, così non vengono in casa nostra. Non so che altre spiegazioni darle, senza girare troppo intorno al problema. Li rimandiamo in Turchia, o in altri Paesi, e addirittura accettiamo che vengano rispediti nelle zone di guerra. A questo punto tutte le illazioni sono possibili, quindi li lasciamo morire».

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    Raffaele Liguori
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