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Aumentano i respingimenti in Libia e l’hotspot di Lampedusa è al collasso

Cecilia Strada

Il timore denunciato nelle scorse ore dalla ong Alarm phone è diventato realtà. Circa 200 persone partite dalla Libia e prese a bordo da una nave commerciale sono state consegnate a una motovedetta del paese africano e sono state riportate indietro. “Saranno di nuovo esposte a detenzione, torture e stupri”, ha scritto la stessa Alarm phone su Twitter. La conferma di quanto sia concreto questo rischio arriva da Lampedusa, dove abbiamo intervistato Claudia Vitali, operatrice di Mediterranean Hope, progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

Nelle ultime ore sull’isola ci sono stati sbarchi continui. Ora nel centro per migranti ce ne sono quasi 1400, a fronte di una capienza massima di circa 250. Come stanno queste persone?

Quelle che sono arrivate ieri, questa notte e stamattina venivano principalmente dalla Libia. Avevano sul corpo segni evidenti di tortura. Ci hanno raccontato di violenze indicibili, di sfruttamenti, ferite d’arma da fuoco, ustioni… sono arrivate tante famiglie e tanti bambini. Noi siamo presenti a ogni sbarco, per cercare di offrire una prima assistenza e parlare coi migranti che sbarcano, raccogliendo le loro storie.

Il sindaco Salvatore Martello chiede un incontro al presidente del consiglio Mario Draghi, dicendo che bisogna superare la logica emergenziale con cui viene gestito il tema dei migranti.

La situazione è quella che si ripete ciclicamente, di tipo emergenziale tanto quanto l’approccio che viene utilizzato nel gestirla. Non c’è una prospettiva lungimirante, mancano soluzioni di lungo periodo.

L’alto numero di partenze della Libia degli ultimi giorni si spiega col fatto che la situazione meteo era particolarmente favorevole?

A Lampedusa quando il tempo è bello – e quindi il mare è calmo – sono sempre arrivate persone. È importante sottolineare che sono aumentati altrettanto i respingimenti e le morti in mare. La vera emergenza non è a terra, non sono gli arrivi, ma quello che succede in mare, e il fatto che c’è una totale assenza delle navi delle ONG a salvare i migranti, perché sono bloccate a livello amministrativo. Questo è il vero problema.

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