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Assassinata Miriam, in lotta per i desaparecidos

Un agguato mortale, con almeno12 colpi di proiettile, di cui uno alla testa. Miriam Elizabeth Rodriguez Martinez, è stata assassinata la notte del 10 maggio nella sua casa di San Fernando,nello stato messicano di Tamaulipas. E’morta durante il disperato tentativo di portarla all’ospedale.

Un vera e propria esecuzione,una vendetta per mettere a tacere una donna coraggiosa che cercava giustizia,impegnata nella ricerca dei desaparecidos, uomini,donne,bambini scomparsi in Mexico,stimati in quasi trentamila.

Miriam era una dirigente del “Colectivo de Desaparecidos” a San Fernando, località messicana vicina al confine con gli Stati Uniti,una area in cui imperversano i narcos,i cartelli della droga come i Los Zetas,il secondo più grande del Mexico dopo quello di Sinaloa.

A San Fernando nel 2010 furono trovati i corpi di 72 migranti uccisi da uno di questi gruppi criminali che combattono tra loro per avere l’egemonia sul traffico della droga così e dei migranti.

L’impegno civile, per i diritti umani,si era rafforzato in Miriam quando nel 2012 sua figlia Karen Alejandra di cinque anni venne rapita, e poi trovata morta in una fossa.Anche suo marito fu vittima di un tentato rapimento.

Miriam Rodriguez era stata più volte minacciata dal crimine organizzato,in uno Stato,il Tamaulipas,con il maggior numero di desaparecidos.

Per questo aveva chiesto alle autorità protezione,soprattutto dopo che gli assassini di sua figlia,che lei aveva contribuito a individuare, erano riusciti a evadere dal carcere di CIUTAD Victoria. Ma a Miriam la protezione non venne concessa. Era stato lo stesso Colectivo de Desaparecidos a denunciare la mancanza di tutela,affermando che“la polizia invece di proteggerci,ci segue,ci fotografa quando manifestiamo,come durante l’ultima protesta delle madri alla ricerca dei loro familiari scomparsi “.

des messico

Anche Amnesty International ha denunciato più volte “l’allarmante l’atteggiamento e la negligenza delle autorità” e ha chiesto “un’indagine approfondita e indipendente” sull’assassinio di Miriam.

“Il Messico è diventato sempre più pericoloso per coloro che hanno il coraggio di dedicare la propria vita alla ricerca dei desaparecidos “ha detto Erika Guevara Rosas, direttore per le Americhe di Amnesty

Questo il drammatico quadro tracciato da Amnesty nel suo rapporto 2016-2017 sulle ‘Sparizioni forzate’ in Mexico.

“Sono continuati in maniera diffusa sia i casi di sparizione forzata con il coinvolgimento dello Stato sia quelli di sparizione perpetrati da attori non statali; l’impunità per questi reati è rimasta pressoché totale. Le indagini riguardanti casi di persone date per disperse si sono dimostrate ancora una volta viziate e soggette a ritardi immotivati. Le autorità non hanno generalmente avviato ricerche immediate delle vittime.

A fine anno, il governo ha riferito che le persone date per scomparse erano 29.917, di cui 22.414 uomini e 7.503 donne. Le cifre fornite dal registro nazionale dei dati sulle persone disperse o scomparse non comprendevano i casi federali antecedenti al 2014 né i casi classificati come altri reati, ad esempio la presa di ostaggi o la tratta di esseri umani.

I gravi danni arrecati ai familiari delle vittime di sparizione forzata, sia nei casi riconducibili all’azione dello stato sia nelle sparizioni per mano di attori non statali, si sono configurati come una forma di tortura e altra pena o trattamento crudele, disumano e degradante.

I dati disponibili suggerivano che la maggior parte delle vittime erano uomini; le donne costituivano la maggioranza dei parenti che cercavano di ottenere verità, giustizia e forme di riparazione. Alcuni familiari di persone scomparse alla ricerca dei loro congiunti hanno ricevuto minacce di morte.”

Collaborazione di Gianni Beretta

 

 

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    Dieci anni fa la strage di Lampedusa. 368 migranti muoiono annegati a poche decine di metri dalla riva. La stragrande maggioranza di loro era di cittadinanza eritrea, in fuga dalla dittatura nel loro paese. Due anni dopo, il 18 aprile del 2015, in acque internazionali a sud di Lampedusa, un altro naufragio: 58 corpi senza vita recuperati. I dispersi, un numero impressionante: tra le 700 e le 900 persone. 21 aprile 2021: 130 persone muoiono annegate nel Canale di Sicilia per l'affondamento delle tre imbarcazioni su cui si trovavano. Sono solo alcune delle stragi che si sono susseguite nel corso di questi ultimi dieci anni. Secondo le agenzie dell’Onu che si occupano di migrazioni (Acnur, Oim, Unicef) dal 2013 ad oggi sono oltre 28 mila i morti nel Mediterraneo. Impressionante il fatto che non si riesca ad avere - e non si avrà mai - il numero preciso delle vittime, oltre che il loro nome. Cosa abbiamo imparato da quanto è successo in questi dieci anni? Cosa ha imparato la politica (fatte le debite distinzioni) da queste stragi e a cui resta legata da una responsabilità quanto meno oggettiva? La politica (fatte le debite distinzioni) ha imparato a non speculare più sui morti in mare? Ha imparato a non alimentare più la falsa paura dell'invasione? Da dove nasce tutta questa cattiveria? Chi ha trasformato il principio di solidarietà in un atto inutile di buonismo? E la migrazione in un crimine da reprimere? Pubblica ne ha parlato con il filosofo della politica Roberto Escobar e la psicologa sociale Chiara Volpato.

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