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“Anche con un nuovo leader il Pd non risolve i suoi problemi”

Maurizio Martina

Anche senza Renzi, il Pd non risolverà il problema della leadership.

Ne è convinto il professor Francesco Marchianò, politologo all’università La Sapienza di Roma, intervistato questa mattina da Luigi Ambrosio e Gianmarco Bachi nella trasmissione Il Demone del Tardi.

E’ la struttura stessa del Partito Democratico, afferma Marchianò, a dare al segretario un potere enorme rendendo subalterni il resto degli organismi dirigenti.

Professor Marchianò, deve essere ripensato il modello organizzativo del Pd?

Renzi non è una parentesi, un’eccezione al Pd. Renzi è il Pd. E’ un partito organizzato in modo tale che vi siano altri Renzi in futuro, con quel tipo di politica e di idea organizzativa. Ripensare nella sua totalità il partito sarebbe un’operazione più utile ma anche troppo complessa, credo, per la classe dirigente attuale”

In che senso Renzi è il Pd?

Il Pd è Renzi nella misura in cui il Pd è un partito pensato, organizzato e creato con delle regole tali perché abbia una figura come Renzi alla sua leadership e altri organismi intermedi totalmente inutili. Quella figura può essere incarnata da Renzi, con uno stile di leadership energico, protervio, anche arrogante, oppure da una leadership più mediatrice. Però non cambia la struttura del partito, che è leaderistica e bypassa ogni forma di mediazione”

Il meccanismo delle primarie, secondo Marchianò, determina distorsioni e l’accentramento del potere

“Nel 2013, quando Renzi arrivò al suo massimo consenso, non aveva la maggioranza degli iscritti nel partito. Se non avesse vinto le primarie sarebbe stato solo la più grande minoranza. Probabilmente non sarebbe nemmeno diventato segretario. Per cui il Pd è predisposto perché vi siano infiniti Renzi, così com’è”

Secondo lei Renzi ha già maturato una scelta e una strategia che riguarda se stesso e il suo futuro politico? Oppure scelte e strategie saranno figlie di quello che succederà nella formazione del governo? Il Pd deciderà di ascoltare l’eventuale appello alla responsabilità che potrebbe arrivare da Mattarella?

“Credo che il Pd abbia bisogno di prendere tempo in ogni caso, quindi ascolterà un eventuale invito di Mattarella a rendere possibile l’avvio della legislatura. Renzi lo considero invece un politico finito, allo stato attuale. Probabilmente lui proverà anche a fare una nuova forza se non si troverà più a suo agio nel Pd (come spieghiamo in questo articolo). Renzi ha goduto di un appoggio di poteri forti e mass media che hanno reso possibile il consenso che poi è stato anche molto breve. Adesso invece non lo avrà più, tutto questo consenso”

Il Pd può giocare una partita da ago della bilancia?

“Dal punto di vista numerico sì ma è chiaro che la strategia di Craxi era voluta, nel caso del Pd si tratta di una tenaglia dentro cui è schiacciato e questo rende difficile i primi passi del partito dopo la batosta”

Perché le minoranze interne non riescono a organizzarsi data la debolezza di Renzi?

Le minoranze non sono mai state in grado di organizzarsi, cosa che invece non è mai mancata a Renzi. La scorsa legislatura nacque all’insegna della rivolta, erano già tutti contro a Bersani all’epoca, poi nessuno si è più messo contro Renzi. Tutti i parlamentari che sono passati a Mdp hanno votato tutti i provvedimenti di Renzi. Nessuno si è mai preoccupato di creare una vera opposizione. Questo ha permesso a Renzi di ricandidarsi alla guida del partito e ottenere larghe maggioranze nonostante fosse un leader sconfitto al referendum costituzionale”

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    Dovevano essere i presidi con cui ricostruire la sanità sul territorio in Lombardia, ma finora le case di comunità sono state un flop. 216 sono quelle previste entro la scadenza dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che arriverà a giugno 2026. Al momento 140 hanno aperto, ma solo otto in tutta la regione (sei in provincia di Bergamo e due nel varesotto) hanno tutti i requisiti obbligatori previsti dalla legge. In totale sono meno del 6 percento. La denuncia è del gruppo consiliare del Partito democratico lombardo che ha fatto un accesso agli atti alla direzione generale Welfare per ognuna delle case di comunità attive in Lombardia. L’assessorato ha replicato che i numeri diffusi “sono usati in modo difforme dalla realtà. Le rilevazioni mostrano percentuali elevate di attuazione per la maggior parte dei servizi obbligatori”. Per il capogruppo del Pd al Pirellone, Pierfrancesco Majorino, “Regione Lombardia è in colpevole ritardo”.

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