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Al voto la confisca dei beni ai migranti

Il parlamento danese vota la confisca dei beni ai migranti, un provvedimento annunciato nelle scorse settimane e contestato sia nel Paese sia all’estero. Le critiche non sono bastate a fermare la legge, sostenuta da un’ampia maggioranza politica, preoccupata di perdere voti tra i cittadini che temono conseguenze negative dall’accoglienza dei rifugiati.

Il governo di destra giustifica la scelta con la necessità di coprire le spese legate ai profughi. Un altro argomento usato a favore della confisca è che ai disoccupati danesi viene imposta la vendita delle proprietà sopra un certo valore, se vogliono ottenere aiuto dallo Stato. Tra i contestatori della legge, invece, c’è chi ricorda i beni sequestrati agli ebrei durante la seconda guerra mondiale.

“La Danimarca è un paese molto diviso – ci dice Thomas Harder, scrittore e traduttore italo-danese. – Una parte dell’elettorato sostiene questo provvedimento, l’altra è molto contraria. Da un pò di tempo i maggiori partiti fanno a gara nel mostrarsi duri nella gestione dei migranti. Devono misurarsi col Partito del Popolo, il più importante a sostegno del governo, una formazione nazionalista e populista. Sia i liberali sia i socialdemocratici temono di perdere voti in loro favore”.

Ascolta l’intervista a Thomas Harder

Thomas Harder

Il governo vuole anche rendere più difficili i ricongiungimenti, allungando i tempi necessari ai rifugiati per portare nel paese i loro parenti. A fare rumore però è soprattutto la confisca dei beni, contestata anche da organizzazioni internazionali per i diritti umani. “Le proteste dall’estero hanno imbarazzato ancora di più chi è contrario alla legge – spiega Harder – ma forse hanno rafforzato le convinzioni dei favorevoli. Potrebbero dire che ancora una volta soggetti stranieri cercano di toglierci la sovranità”.

Lo scrittore racconta che in Danimarca ci sono stati appelli sui giornali e cortei contro la confisca, ma non sono bastati a impedirla. Harder descrive “un clima di grande divisione e aggressività”, in un paese che quest’anno aspetta circa 20mila nuovi richiedenti asilo. Nel 2015 sono stati 15mila.

  • Autore articolo
    Andrea Monti
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