Approfondimenti

40 anni fa la distruzione del campo palestinese

Quarant’anni fa, il 12 agosto 1976, arrivava al suo tragico epilogo l’assedio del campo di Tall el Zaatar, a Beirut, uno dei capitoli più drammatici ma anche meno ricordati della vicenda del popolo palestinese. In occasione del venticinquesimo anniversario della battaglia e del massacro di Tall el Zaatar, nel 2001 Radio Popolare produsse per la propria collana discografica ArpA (Sensible Records) la prima ristampa dell’album La cantata rossa per Tall el Zaatar, concepito a caldo da Gaetano Liguori sull’onda dell’emozione suscitata nell’estate del ’76 dall’estrema resistenza del campo, e pubblicato nel ’77. In due puntate vi riproponiamo le note di copertina del Cd, scritte da Marcello Lorrai.

In arabo è “la collina del timo”.

Assai meno poetica del nome che porta, nel 1976 Tall el Zaatar è una bidonville situata a Beirut-est, la parte cristiana della città. Un gigantesco campo profughi che raccoglie circa 30 mila persone: in maggioranza palestinesi ma anche ex contadini del Libano meridionale, armeni poveri, kurdi, in gran parte operai nelle numerose fabbriche sorte nella zona approfittando di questo serbatoio di manodopera a basso costo. La popolazione palestinese, la parte più povera del campo, rappresenta la tragica sedimentazione di diverse ondate di profughi: i primi sono arrivati dopo il ’48, scacciati dalla loro terra, altri nel ’67, dopo la guerra dei sei giorni, altri ancora nel ’70, dopo il “settembre nero” in Giordania; i libanesi invece sono approdati a Tall el Zaatar cercando scampo dai bombardamenti israeliani nel sud del Libano.

Le condizioni di vita sono proibitive: in 300 mila metri quadri, gli abitanti sono stipati fino a sfiorare le dieci persone per vano disponibile. Assieme con altre bidonville, come quella della Quarantine, nei pressi del porto, Tall el Zaatar fa parte della “cintura rossa” di Beirut. Isole in mezzo al mare in tempesta della guerra civile libanese. Intorno a Tall el Zaatar c’è l’odio della piccola borghesia cristiana che abita i quartieri circostanti, l’ostilità nei confronti di un campo che non si accontenta di essere un intollerabile ghetto musulmano-palestinese in territorio cristiano, ma che è addirittura diventato una orgogliosa roccaforte politico-militare degli uomini dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina di Arafat e dei progressisti libanesi di Jumblatt.

Preceduta da una violenta campagna del partito delle falangi contro la presenza palestinese in Libano, la guerra è iniziata nel ’75: uno degli episodi che fanno da detonatore al conflitto è l’uccisione di ventisette libanesi e palestinesi che vengono assassinati mentre dal campo di Sabra – anch’esso destinato a diventare tristemente famoso – stanno andando in autobus proprio a quello di Tall el Zaatar. Nel corso della guerra civile le milizie conservatrici decidono di “omogeneizzare” il loro settore della capitale e quindi di eliminare le diverse enclaves “non cristiane”. Dopo aver “ripulito” il piccolo campo palestinese di Dbayeh nei pressi di Jounieh, facendo centinaia di morti, all’inizio del ’76 i falangisti passano al quartiere della Quarantine: tutti gli abitanti che non fanno in tempo a fuggire vengono passati per le armi. La pressione falangista su Tall el Zaatar comincia a farsi pesante in gennaio, con i primi combattimenti intorno al campo. Dopo la strage della Quarantine l’assedio di Tall el Zaatar è ampiamente messo in preventivo. Qualche migliaio di libanesi se ne va prima che sia troppo tardi, i palestinesi e i libanesi più politicizzati rimangono: si scavano gallerie, si rafforzano i bunker di cemento armato, si allestisce un piccolo ospedale con materiale cinese, si costituiscono riserve di viveri, armi e munizioni.

L’assedio e la distruzione del campo di Tall el Zaatar costituisce – commenta oggi il giornalista Stefano Chiarini – “l’epilogo di un vero e proprio processo di pulizia etnica ante litteram, portata avanti dalle milizie falangiste cristiane per eliminare dalla parte orientale di Beirut, da loro controllata, qualunque presenza palestinese, musulmana, progressista”.

La Siria è intervenuta in Libano presentandosi come pacificatrice per salvare dalla disfatta le milizie della destra in difficoltà di fronte all’offensiva del fronte composto dall’Olp e dalle sinistre libanesi, che controllano i quattro quinti del Libano: i progressisti sono ostili al progetto di “Grande Siria” che è nelle mire di Damasco e che trova invece appoggi fra le destre libanesi. La battaglia di Tall el Zaatar corrisponde anche all’intento di rilanciare la guerra civile e il ruolo “pacificatore” della Siria, costretta il 21 giugno a firmare un “cessate il fuoco” con i palestinesi. La morsa intorno a Tall el Zaatar comincia a stringersi proprio il giorno dopo, il 22. L’iniziativa è delle milizie di destra del Partito nazional-liberale. I falangisti li seguono qualche giorno dopo.

L’assedio è possibile non solo grazie al via libera di Israele, sponsor delle formazioni di destra (il capo delle feroci guardie del Credo, Abu Arz – ricorda Chiarini – vive oggi nel nord di Israele), ma soprattutto per l’appoggio di Damasco. Ufficiali siriani e israeliani visitano e osservano a lungo le operazioni belliche contro i difensori dell’Olp. Dal 22 al 30 Tall el Zaatar è sottoposta a bombardamenti sistematici. Nell’assedio sono impegnate migliaia di uomini, con carri armati, obici, lanciarazzi, missili terra-terra, mitragliatrici pesanti. A cercare di arginarli circa duemila combattenti palestinesi e libanesi. Ai primi di luglio un tentativo dei falangisti di penetrare nel campo è respinto con forza. Gli assedianti scelgono allora i tempi lunghi. Giorno dopo giorno le artiglierie falangiste martellano Tall el Zaatar. Per rifornirsi d’acqua gli abitanti devono uscire allo scoperto e raggiungere uno della ventina di punti di distribuzione disponibili: un migliaio di cecchini appostati sugli edifici più alti dei quartieri circostanti tiene sotto tiro le fontanelle, facendo centinaia di morti. Non sono pochi gli occupanti del campo che muoiono di fame, di sete, di tetano, di cancrena. I cannoni  siriani entrano in azione per impedire alle colonne palestino-progressiste che cercano di raggiungere Tall el Zaatar di rompere l’accerchiamento. Senza acqua, senza medicinali, Tall el Zaatar resiste, con una radio come solo collegamento con l’esterno.

L’assedio dura cinquantadue giorni. Dopo più di settanta attacchi i difensori, ormai stremati, pongono fine alla resistenza per decisione dell’Olp: una parte dei combattenti riesce a passare attraverso le maglie dello schieramento avversario e a mettersi in salvo. Nel corso delle trattative per la resa, i falangisti garantiscono all’Olp e alla Croce Rossa l’incolumità per i civili. Il 12 agosto il campo di Tall el Zaatar cade. Per molti degli scampati che escono come fantasmi dalle rovine di Tall el Zaatar l’illusione della salvezza dura pochi istanti o poche ore: sono le vittime del macello a cui si abbandonano gli assedianti, tradendo le promesse fatte, e gli abitanti cristiano-maroniti del quartiere Quany, attraverso il quale i superstiti devono passare per allontanarsi da Tall el Zaatar. Per loro i cristiani hanno in serbo una spaventosa via crucis: fra esecuzioni sommarie di massa, sevizie, atrocità di ogni genere, che non risparmiano bambini, donne, vecchi, i morti superano i 2 mila nel solo giorno della resa. I cadaveri vengono gettati su camion, portati sulla collina, scaricati tra le rovine e ricoperti di cemento coi bulldozer. (…) Beirut-est è divenuto un settore esclusivamente cristiano controllato dalla destra. La collina del timo è diventata “la collina della vergogna” (1)

  1. Titolo del reportage di Mark Kravetz su “Tempo”, 15 agosto 1976.

 

1 – continua

  • Autore articolo
    Marcello Lorrai
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    GR venerdì 29/03 6:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 29-03-2024

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 28/03/2024

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 28-03-2024

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 28/03/2024 delle 19:48

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 28-03-2024

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Serve & Volley di venerdì 29/03/2024

    Musica e parole per chiudere in bellezza il palinsesto dei giovedì! Con Marco Sambinello e Niccolò Guffanti.

    Serve&Volley - 28-03-2024

  • PlayStop

    Labirinti Musicali di giovedì 28/03/2024

    Finita la quasi quarantennale militanza domenicale della “classica apertura”, la redazione musicale classica di Radio Popolare ha ideato un programma che si intitolerà Labirinti Musicali: ovvero un titolo generico da contenitore di storie, aneddoti, curiosità legate tra di loro da un qualsivoglia soggetto/percorso/monografia proposto da uno di noi in forma di racconto, con ascolti ad esso legati, sempre con buona alternanza di parole e di musica. Uno spazio radiofonico che può essere la storia di un disco, un libro, un personaggio anche famoso, ma proposta da angolazioni nuove, curiose. Non una lezione, quasi una confidenza all’orecchio di un ascoltatore. I labirinti sono luoghi reali e circoscritti, e allo stesso tempo irreali: sono la sorpresa, sono l’incontro, sono l’imprevisto…e anche la musica è qualcosa che si muove in uno spazio acustico-temporale ben determinato, qualcosa che ci stupisce e sparisce dietro un angolo per poi farci ritornare al punto di partenza senza avere avuto il tempo di memorizzarne il percorso melodico, armonico, ritmico. Ci perdiamo nella musica proprio come in un labirinto, e la ritroviamo nei meandri più nascosti della mente… Viviamo in un labirinto di idee diverse nel quale ognuno di noi deve trovare un proprio spazio, e per uscire da questo labirinto dobbiamo affidarci alla nostra ragione…e al potere semantico della musica. Nel Medioevo si diceva che il labirinto è come la vita, e la vita come un labirinto. Ma nel labirinto non ci si perde, nel labirinto ci si trova. Con la complicità della musica.

    Labirinti Musicali - 28-03-2024

  • PlayStop

    News della notte di giovedì 28/03/2024

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 28-03-2024

  • PlayStop

    Musiche dal mondo di giovedì 28/03/2024

    Musiche dal mondo è una trasmissione nel solco della lunga consuetudine di Radio Popolare con la world music – da prima che questa discussa espressione entrasse nell’uso internazionale – e in rapporto con World Music Charts Europe. WMCE è una iniziativa a cui Radio Popolare ha aderito e partecipa dall’inizio: una classifica europea realizzata attraverso il sondaggio mensile di animatori di programmi di world music su emittenti pubbliche, aderenti all’Ebu, appunto l’associazione delle emittenti pubbliche europee, ma con qualche eccezione come Radio Popolare, che è una radio privata di ispirazione comunitaria. Nel 1991 l’EBU sondò la Rai, per coinvolgerla in WMCE, ma la Rai snobbò la proposta. Però all’Ebu segnalarono che c’era una radio che sulle musiche del mondo aveva una certa tradizione e che probabilmente avrebbe risposto con interesse… L’Ebu si fece viva con noi, e Radio Popolare aderì entusiasticamente. Ormai quasi trent’anni dopo, WMCE continua e Radio Popolare continua a farne parte, assieme ad emittenti per lo più pubbliche di ventiquattro paesi europei, fra cui la britannica BBC, le francesi Radio Nova e RFI, le tedesche WDR, NDR e RBB, l’austriaca ORF, Radio Nacional de Espana, la russa Echo of Moskow, la croata Radio Student. Attraverso WMCE, Musiche dal mondo riceve annualmente centinaia di novità discografiche inviate dalle etichette o direttamente dagli artisti, dal vintage dell’Africa nera al canto di gola siberiano, dalle fanfare macedoni al tango finlandese: proponendo musica che difficilmente le radio mainstream fanno ascoltare e di cui i media correntemente non si occupano, Musiche dal mondo è una trasmissione per la salvaguardia e lo sviluppo della biodiversità musicale.

    Musiche dal mondo - 28-03-2024

  • PlayStop

    Live Pop di giovedì 28/03/2024

    Ogni giovedì alle 21, l’auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare ospita concerti, presentazioni di libri, reading e serate speciali aperte al pubblico.

    Live Pop - 28-03-2024

  • PlayStop

    Quel che resta del giorno di giovedì 28/03/2024

    I fatti più importanti della giornata sottoposti al dibattito degli ascoltatori e delle ascoltatrici. A cura di Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro

    Quel che resta del giorno - 28-03-2024

  • PlayStop

    Esteri di giovedì 28/03/2024

    1-Monito dell’Onu: “ la fame a Gaza potrebbe equivalere a un crimine di guerra” Dall’ Aja la Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di garantire un'assistenza umanitaria urgente. L’ Irlanda ha annunciato che parteciperà alla causa avviato dal Sudafrica contro Israele. 2- Intanto l'esenzione dalla leva per gli ebrei ortodossi sta creando forti problemi al governo del premier Netanyahu che ha nella sua maggioranza due partiti religiosi. 3-Francia. Il Parlamento ha approvato una risoluzione che chiede al governo il riconoscimento e la condanna del massacro degli algerini l 17 ottobre 1961 a Parigi. 4- Lo Yemen rimane una delle più gravi emergenze umanitarie al mondo. L allarme lanciato da Oxfam a nove anni dall'inizio del conflitto 5- Nicaragua. Settimana santa di repressione per il secondo anno consecutivo. Vietate le processioni a Pasqua 6- La canzone di protesta che l'IDF ha cercato di mettere a tacere. A più di 40 anni dal sequestro della copia originale da parte delle forze israeliane, “The Urgent Call of Palestine” di Zeinab Shaath sarà ristampato.

    Esteri - 28-03-2024

  • PlayStop

    Muoviti Muoviti di giovedì 28/03/2024

    (127 - 509) Dove veniamo a conoscenza dell'esistenza di un Roberto da Bergamo jr. Poi con Marco Schiaffino parliamo del Piracy Shield, di come sia stato hackerato e di cosa comporti questo per la gestioni di alcuni siti e servizi internet in Italia. In chiusura parliamo di quello che ogni tanto ascoltatori e ascoltatrici vedono dalle finestre.

    Muoviti muoviti - 28-03-2024

  • PlayStop

    Playground di giovedì 28/03/2024

    A Playground ci sono le città in cui abitiamo e quelle che vorremmo conoscere ed esplorare. A Playground c'è la musica più bella che sentirai oggi. A Playground ci sono notizie e racconti da tutto il mondo: lo sport e le serie tv, i personaggi e le persone, le ultime tecnologie e le memorie del passato. A Playground, soprattutto, c'è Elisa Graci: per un'ora al giorno parlerà con voi e accompagnerà il vostro pomeriggio. Su Radio Popolare, da lunedì a venerdì dalle 16.30 alle 17.30.

    Playground - 28-03-2024

  • PlayStop

    Sapore Indie 25 - 28/03/2024

    1. Water Tanks - I Hate My Village 2. Y.A.A.M. - Marie Davidson 3. Life Starts Tomorrow - A Toys Orchestra 4. Opus - Lightning Bug 5. Disposition - Sam Akpro 6. Light - Maria Chiara Argirò 7. Ask Me Now - Mewn 8. La nostra Prova di Danza - Lamante 9. Over When It’s Over - Lucy Rose 10. Ma Tau Wai Road - Bolis Pupul

    Sapore Indie - 28-03-2024

  • PlayStop

    Jack di giovedì 28/03/2024

    Per raccontare tutto quello che di interessante accade oggi nella musica e in ciò che la circonda. Anticipazioni e playlist sui canali social di Matteo Villaci.

    Jack - 28-03-2024

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di giovedì 28/03/2024

    Per riascoltare Considera l'armadillo noi e altri animali che oggi ha ospitato Giovanni Leghissa, Massimo Filippi e Bianca Nogara Notarianni per parlare dell'ultimo numero della rivista @Aut Aut Filosofia, edito da @Il Saggiatore, dedicato a La filosofia davanti al massacro degli animali, ma anche fi Flaco il gufo reale di New York e delle cause della sua morte e scopriamo che Giovanni voleva essere gatto.

    Considera l’armadillo - 28-03-2024

  • PlayStop

    Tre piedi su quattro nella fossa

    quando da veri matusa discorriamo di pensioni con i giovini Yana e Amir, ci connettiamo con il Bello Notizie edizione Papere Giganti, assoldiamo l'illustre Dindini della Cedola come terzo Destiny Boy e ci colleghiamo col mercante di diamanti Silvio di ritorno da Mumbay

    Poveri ma belli - 28-03-2024

Adesso in diretta