Approfondimenti

A poche ora dal Palmarès…

Chiusura in bellezza di Cannes 70 con il film di Roman Polanski dal titolo Basato su una storia vera. Scritto a quattro mani con Olivier Assayas di cui si ritrovano alcune atmosfere di Sils Maria e di Personal Shopper, questo ultimo lavoro del regista di Il Pianista è costruito come un thriller psicologico, intorno a una scrittrice (Emmanuelle Seigner) reduce da un successo letterario e in procinto di scrivere un nuovo romanzo. Il momento di fragilità creativa che sta vivendo coincide con l’incontro con una sua lettrice appassionata (Eva Green) che si prende cura di lei, con un’eccessiva premura non richiesta. I toni ossessivi e inquietanti di Polanski ci sono tutti, così come alcuni riferimenti a suoi film precedenti, come The Ghost Writer, L’inquilino del terzo piano, La nona porta o rimandi allo Stephen King di Misery non deve morire.

Gli ultimi film del concorso in gara per la Palma d’oro.

You were never really here di Lynne Ramsey

Un film violento e pieno di efferati omicidi. La vicenda parte con la sparizione della figlia tredicenne di un senatore candidato alle elezioni che chiama in gran segreto Joe (Joaquin Phoenix) un veterano di guerra assetato di vendetta. Un film difficile da maneggiare, probabilmente non ancora finito e forse anche per questo difficile da giudicare.

Aus dem nichts di Fatih Akin

Ispirato all’attualità, ai terribili attentati razzisti da parte di gruppi nazisti, sostenuti da Alba Dorata, Aus dem nichts è ambientato ad Amburgo. Protagonista una donna tedesca che ha perso il marito turco e il figlio piccolo in un attentato mirato. Alternando i fatti al processo e al desiderio di vendetta della protagonista, il film commuove e spaventa, anche per la bravura di Diane Kruger, candidata alla Palma come migliore attrice. Il regista tedesco di origine turche Fatih Akin ha raccontato di aver iniziato a scrivere il film dopo una attentato simile nel suo quartiere di Amburgo, realizzato da vicini di casa, con cui il fratello giocava da piccolo. Questa sensazione di pericolo che ha vissuto sulla sua pelle e con cui i turchi in Germania devono fare i conti, è stato il motore del film.

L’amante doppio di François Ozon

Un altro thriller psicologico giocato in una terapia gemellare, con doppi personaggi e atmosfere rubate ad Alfred Hitchcock. Chloé (Marine Vacht) è una giovane donna fragile, in crisi e in analisi. Quando si innamora corrisposta del suo psicoterapeuta (Jérèmie Renier) e i due vanno a vivere insieme, iniziano i guai. Nonostante la suspence, gli scambi d’identità e le atmosfere inquietanti Ozon lavora con molta ironia, evitando di fare un film pasticciato e ad alto rischio su temi complicati e che necessitano conferme scientifiche.

Une femme douce di Sergei Loznitsa

Sergei Loznitsa è il regista del documentario Austerlitz, un film che aveva sorpreso per lo sguardo attento su chi va in visita “turistica” nei campi di concentramento. La protagonista del titolo Una donna dolce, l’attrice Vasilina Makovtseva, si mette sulle tracce del marito prigioniero nella Russia di oggi. Non riesce a trovare il luogo in cui è detenuto, dopo il ritorno indietro di un pacco che gli aveva inviato. In questo viaggio si trova di fronte a una burocrazia mostruosa, senza pietà e collaborazione all’interno di luoghi in cui vengono costantemente violati i diritti umani. La trasfigurazione simbolica della sua vicenda, metafora di un paese che ha perso i valori etici e morali, si riassume in una sequenza onirica, grottesca nella parte in cui si trova al cospetto di tutti i personaggi incontrati per strada e terrificante nella scena cui è vittima di uno stupro.

Hikari di Naomi Kawase

Un altro film delicato e dai ritmi rallentati per la regista giapponese Naomi Kawase. In Verso la luce c’è la storia di Misako, una ragazza che fa le audio descrizioni per non vedenti nei film e dedica tutta la vita a questo lavoro. Quando incontra un celebre fotografo che sta perdendo la vista se ne innamora, mettendo in discussione tutto il suo metodo di lavoro. Il film si concentra sui silenzi e sui sentimenti dei protagonisti, lasciando spazio a immagini prolungate e molto poetiche.

120 battiti al minuto di Robin Campillo

Uno dei film che ha colpito di più la critica di Cannes 70. Diretto da Robin Campillo, già secenggiatore con Laurent Cantet del film La Scuola, Palma d’Oro nel 2008, 120 battiti al minuto è ambientato agli inizi degli anni ’90 quando l’AIDS esisteva da circa dieci anni. Il film segue le azioni dei militanti d’Act Up Paris, un movimento per rompere l’indifferenza sulla malattia, e in particolare la storia intima di uno di loro.

Geu-Hu di Hong Sangsoo

Una bella storia d’amore, abbandoni e tradimenti girata in bianco e nero con la grazia del regista sud coreano Hong Sansoo.

 

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    Barbara Sorrentini
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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    Le Guthrie Family Singers portano avanti il messaggio di umanità del nonno Woody

    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Poveri ma belli di martedì 16/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Una Napoli sconosciuta in bianco e nero in “Sotto le nuvole” di Gianfranco Rosi

    Già vincitore di un Leone d’Oro per “Sacro Gra” nel 2013 e di un Orso d’Oro tre anni dopo alla Berlinale, Rosi riceve anche il Premio Speciale della Giuria di Venezia 82. In “Sotto le nuvole” l’esplorazione si sposta nella Napoli della circumvesuviana, in un bianco e nero inedito per la città dei mille colori, tra la terra che ogni tanto trema, sotterranei archeologici in mano alla camorra, la centrale dei Vigili del Fuoco, le fumarole dei Campi Flegrei e il Porto di Torre Annunziata con con una nave siriana che scarica grano ucraino. “È il mio primo film non politico” sostiene Rosi, eppure nel fuoricampo di “Sotto le nuvole” il non detto arriva anche in senso politico. L'intervista di Barbara Sorrentini

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