Erano le 21.15 di 10 anni fa, il 13 novembre 2015, quando il primo dei tre jihadisti del comando dello stade de France si fa esplodere alle porte di Parigi, causando un morto e diversi feriti. È l’inizio di quella che resterà, come la notte del Bataclan e delle terrazze, il più lungo e sanguinoso attacco terrorista della storia di Francia, l’apice della violenza jihadista che per un decennio ha lacerato il paese. Dopo lo stadio un altro comando che spara all’impazzata sulle terrazze dei bistrot, una mezza dozzina su un percorso di qualche centinaio di metri, in pieno centro della capitale, e che uccide 39 persone e ne ferisce più di un centinaio. E, infine, l’orrore del Bataclan, l’ultimo comando che spara sul pubblico assiepato davanti al palco di un concerto rock: 90 morti e più di 300 feriti. È mezzanotte e 18 minuti quando gli agenti delle forze di intervento francesi danno l’assalto e neutralizzano l’ultimo comando. Tre ore di caos e terrore, nel cuore di Parigi, ipotizzabili negli scenari eventuali dei servizi, ma inimmaginabili nella devastante realtà vissuta sulla pelle della città e del Paese. “Una notte che ci perseguita ancora”, titola in questa mattina del decimo anniversario il quotidiano parigino Le Parisien. C’è chi parla di generazione Bataclan per dare la misura del trauma e dell’impatto e, se, come titola Liberation “Si è tornati a vivere dopo aver sopravvissuto” e “il ricordo – come titola Le Figaro – resta indelebile e con lui, greve e ingombrante, la minaccia sempre presente di nuovi attentati”.
“Fluctuat nec mergitur” traducibile dal latino in “scosso dai flutti, non affonda”. È la divisa antica della città di Parigi che risuona oggi nella testa e nel cuore dei suoi abitanti. Parigi scossa dai massacri dei commando dello Stato Islamico che in tre ore uccisero 130 persone e ne ferirono oltre 400 a colpi di kalashnikov e cinture esplosive, ma a Parigi, appunto, non affonda dopo aver sopravvissuto, capace di tornare anche a vivere o piuttosto, come dicono i francesi, a “vivre avec”, cioè a convivere, con il ricordo rinnovato ogni anno e oggi ancor più per le commemorazioni dei 10 anni e purtroppo con le ferite che faticano a cicatrizzarsi ad ogni nuovo attentato che ha scandito gli ultimi 10 anni in Francia. Ancora altri 119 morti per mano del terrorismo jihadista. Dal 13 novembre 2015 solo il 2024 è stato eccezionalmente un anno senza vittime. Le cerimonie sono iniziate questa mattina allo stade de France, alle porte di Parigi, luogo del primo attacco con il ricordo del primo morto, Manuel Diaz, di quella terribile notte, conducente di pullman di 63 anni con due figli, ucciso dal primo terrorista che si è fatto esplodere. Prima cerimonia, primo minuto di silenzio in presenza delle principali autorità dello Stato, dei rappresentanti familiari e delle associazioni delle vittime e a livello nazionale, cerimonie identiche, o quasi, in tutti i luoghi degli attentati durante la giornata. Ultima cerimonia alle 18 con l’inaugurazione del giardino del 13 novembre vicino al palazzo del Comune, ritrasmessa su grande schermo per i parigini sulla Place de la République, designata luogo collettivo del ricordo e del raccoglimento.


