
A Gaza è formalmente tornato in vigore il cessate il fuoco, lo ha annunciato ieri sera Tel Aviv, lo ha confermato nella notte Donald Trump dalla Casa Bianca. Per tutta la giornata di ieri, la fragile intesa, raggiunta solo una decina di giorni fa, è apparsa sul punto di rompersi, dopo che l’aviazione israeliana ha ripreso i raid aerei sulla Striscia. L’esercito ha dichiarato di aver risposto ad una violazione del cessate il fuoco da parte dei miliziani, che avrebbero attaccato un mezzo militare a Rafah, ma Hamas ha negato l’episodio e ha accusato a sua volta Israele di aver violato per 80 volte la tregua raggiunta a Sharm el-Sheikh. Dalla sua entrata in vigore sono un centinaio i civili rimasti uccisi dal fuoco israeliano, 45 solo ieri. Oggi dovrebbero riprendere anche gli ingressi di aiuti umanitari, che ieri erano stati bloccati; resta chiuso, invece, il valico di Rafah; una chiusura decisa per far pressione su Hamas affinché restituisca tutti i corpi degli ostaggi israeliani. La destra israeliana preme su Netanyahu per riprendere la guerra, ma gli Stati Uniti si oppongono: “Non possiamo permettere di far deragliare l’accordo”, dichiarano da Washington. Oggi in Israele arriveranno gli inviati speciali di Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner.