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Trump ai vertici militari: l’esercito è uno strumento politico contro i nemici interni

La frase più esplicita Donald Trump l’ha detta a metà di un discorso che fino ad allora aveva spaziato su i suoi rituali temi: i dazi, Joe Biden, la delusione per Putin, il Nobel per la Pace, temi che non giustificavano la riunione di tutti gli alti ufficiali delle Forze Armate USA, 800 militari convocati da tutto il mondo nella base dei Marines di Quantico: “Ho detto a Pete Hegseth, il segretario alla Guerra, che dovremmo usare alcune delle pericolose città americane come campi d’addestramento per i nostri militari”. Le città sono quelle governate dai democratici. Il messaggio non poteva essere più diretto. Trump chiede adesione, fedeltà alla sua politica. L’America è invasa. Dai migranti, ma non solo. I nemici sono dentro i confini. Trump delinea l’utilizzo dell’esercito come una milizia. Il discorso di oggi è un altro importante tassello del suo tentativo di politicizzare le forze armate. Condito da minacce verso chi non ci sta. Prima di entrare nella grande sala, Trump afferma che se un leader militare non gli piace, lo licenzia. Le purghe al Pentagono, iniziate con il suo ritorno alla Casa Bianca, non sono finite, dunque. Parla delle città e dei Narcos. Di fatto annuncia operazioni militari in Venezuela quando dice che colpire le barche dei trafficanti di droga non è sufficiente. Con queste parole Trump ha confermato le indiscrezioni sulla nuova dottrina strategica del Pentagono: la difesa della territorio urbano e dell’Emisfero Occidentale sarebbero le priorità, mentre, se non passa in secondo piano il contenimento della Cina, sicuramente lo fanno le altre aree strategiche: Europa e Medioriente. Una dottrina che ha provocato malumore tra gli alti ufficiali. Pete Hegseth ha fatto un discorso non meno importante. Ha detto ai generali e agli ammiragli che devono prepararsi alla guerra. Per farlo, bisogna eliminare ogni cultura della differenza dentro le forze armate. La loro decadenza è iniziata con l’accettazione della cultura Woke, scandisce. Vie le donne dalle unità combattenti e tutti coloro che non corrispondono agli standard psicofisici per affrontare un conflitto. Una milizia politica di guerrieri d’élite sa usare dentro e fuori ai confini degli Stati Uniti. Ecco le forze armate che Donald Trump vorrebbe.

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    Michele Migone
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    “La felicità è un atto politico”: Giulia Blasi racconta il suo nuovo libro

    Essere felici é una scelta che al giorno d’oggi può apparire quasi radicale ma “è un bene da difendere e un diritto da rivendicare”, anche perché al di là di tutto, è contagiosa. E’ da poco uscito “La felicità è un atto politico", nuovo libro della giornalista e scrittrice Giulia Blasi che oggi ce lo ha presentato a Volume. “Viviamo un periodo di infelicità collettiva, che in parte spiega anche le vittorie di molti partiti di destra costruiti su sentimenti di rabbia e rivalsa”, racconta l’autrice. Ma la felicità non è solo una questione privata, può diventare una vera forma di resistenza collettiva e una delle armi più potenti contro quel capitalismo che ci vuole sempre in difetto. Ascolta l’intervista di Elisa Graci a Giulia Blasi.

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    Poveri ma belli di martedì 30/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Nella puntata di 37e2 del 26 settembre abbiamo affrontato un tema importantissimo e quasi mai discusso: fin dove arriva la possibilità del Governo e delle Regioni di tagliare i servizi sanitari? Ci sono dei limiti che non si possono superare? Per parlare di questo tema, abbiamo avuto ospite Francesco Pallante, Professore ordinario di Diritto costituzionale nell'Università di Torino.

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    Il Festival 'Aperto' di Reggio Emilia, contro la marea montante dell’osceno

    31 spettacoli, 60 repliche, 16 produzioni e coproduzioni, 9 prime assolute, 15 prime italiane. Nel cambiamento vertiginoso sotto i nostri occhi, il mondo offre lo spettacolo tossico, disunito, venale e orrendo, delle brutalità belliche, delle indegnità senza vergogna, dell’arroganza dei forti, del sopruso o addirittura soppressione dei deboli. E di tanta (seguendo Gramsci) odiosa indifferenza. Uno spettacolo osceno. Da ob-skené = che non-pertiene-alla-scena. Il Festival Aperto offre uno spettacolo diverso, fatto di idee che criticano, artisti e persone che dialogano, vigili, consce della complessità. Ira Rubini ne ha parlato con Paolo Cantu, il curatore di questa 17esima edizione del festival.

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    Volume di martedì 30/09/2025

    Oggi a Volume si parla del nuovo album dei Geese, di quello di Robert Plant e di un nuovo biopic in arrivo su Rino Gaetano. Proseguiamo al telefono con Giulia Blasi, giornalista e scrittrice che ci presenta oggi il suo nuovo libro “La felicità è un atto politico”. Nella seconda parte giochiamo con gli ascoltatori commentando una classifica riguardante i più bei pezzi di David Bowie e con il quiz sul cinema oggi dedicato al film Carlito’s Way di Brian del Palma.

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