
Salvini vive di eccessi, di iperboli, di provocazioni aggressive ma questa volta è diverso. Non si è trattato solo di qualche battuta nei confronti di Macron (“Attaccati al tram: ti metti il caschetto, il giubbetto, il fucile e vai”, aveva commentato così l’ipotesi francese di mandare truppe in Ucraina), ma di un attentato alla credibilità internazionale del governo italiano. Meloni ha lavorato anni per conquistarsi la fiducia degli altri paesi europei, lei che partiva da posizioni filo russe e anti Unione Europea quando vinse le elezioni. Una parabola che si riassume in una fotografia: quella del suo viaggio a Washington da Trump a sostegno di Zelensky e dell’unità e compattezza dei paesi europei sull’Ucraina. Quest’ultimo fattore è il più importante. Non tutti scommettevano sul fatto che l’Italia si sarebbe schierata con i partner europei e in ogni caso dell’Italia non ci si fida al cento per cento. La reazione di Parigi alle sparate contro Macron lo dimostra. L’Italia guidata da un’estrema destra che mantiene margini di ambiguità ideologica non sarà mai del tutto affidabile. Le ultime prese di posizione di Roma non fanno certo piacere ai filo russi alla Salvini e Salvini è un ministro, un vice premier, e la Lega una componente fondamentale della maggioranza. Tutta la comunità internazionale vuole garanzie chiare sulla linea italiana e quella di Salvini non viene considerata solo una battuta. Meloni tace e il silenzio genera una ambiguità che il governo italiano non si può permettere.